Valdés, Juan de

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Juan de Valdés (Cuenca, ca. 1500 – Napoli, 1541) è stato un teologo ed umanista spagnolo.

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Biografia

Famiglia

Juan de Valdés nacque poco prima del 1500 da genitori di origine conversa. Il padre Fernando de Valdés fu regidor perpetuo (governatore) di Cuenca dal 1482 al 1520, succeduto nella carica dal primogenito Andrés de Valdés. Fernando e Andrés de Valdes furono entrambi perseguitati dall'Inquisizione spagnola e dovettero fare atto di penitenza. Il fratello della madre, Fernando de Barreda, fu condannato a morte e bruciato sul rogo nel 1491 in quanto giudaizzante.
Il fratello, forse gemello, Alfonso de Valdés fu un importante consigliere di Carlo V.

In Spagna

Nel 1523-24 era ad Escalona al servizio di Diego López Pacheco, marchese di Villena. Frequentò il circolo intellettuale che si era riunito attorno al vecchio marchese, animato dal predicatore laico di origine conversa Pedro Ruiz de Alcaraz, che fu arrestato dall'Inquisizione nel 1524 e condannato nel 1529 al carcere perpetuo. Dopo l'arresto di questi Valdés lasciò Escalona e dal 1526 al 1530 studiò diritto canonico, Sacre Scritture, teologia, latino, greco ed ebraico presso l'Università di Alcalà de Henares (l'università, fondata dal cardinale Francisco Jiménez de Cisneros era divenuta da subito un fervido centro di studi teologici e biblici: il suo collegium trilingue in particolare eccelleva per lo studio e l'insegnamento del latino, del greco e dell'ebraico e vi fu promossa l'edizione della Bibbia Poliglotta Complutense). Suo professore di greco fu Francisco de Vergara, curatore di un'edizione delle lettere di San Paolo. Ad Alcalà Valdés frequentò anche il fratello di quest'ultimo, l'umanista Juan de Vergara, che fu uno dei più importanti curatori della Bibbia Poliglotta Complutense, arrestato nel 1533 per ordine dell'Inquisizione di Toledo. Stimolato da queste frequentazioni, Valdés nel 1528 avviò una corrispondenza con Erasmo da Rotterdam.
Fu ad Alcalà che Valdés, celandosi sotto il velo dell'anonimato, fece stampare nel gennaio 1529 presso Miguel de Eguía la sua prima opera importante, il Diálogo de doctrina cristiana, dedicato al suo antico protettore, il marchese Diego López Pacheco.

In Italia

Il Diálogo de doctrina cristiana, unica opera pubblicata da Valdés in vita (tutto il resto della sua produzione fu pubblicato postumo), catturò ben presto l'attenzione dell'Inquisizione spagnola, ragion per cui egli reputò opportuno lasciare la Spagna e trasferirsi in Italia, alla corte di Clemente VII (nell'agosto 1531 era a Roma, dove fu cameriere segreto del pontefice e segretario di Carlo V presso la Curia romana). Risiedette prevalentemente a Roma fino al 1534, stabilendosi quindi a Napoli, dove fu invitato da Garcilaso de la Vega, celebre poeta membro dell'Accademia Pontaniana. A Napoli raccolse attorno a sé un vivace cenacolo spirituale, le cui riunioni si svolgevano presso la sua residenza a Chiaia, che fu all'origine dell'esperienza degli Spirituali in Italia. Particolarmente fecondo fu il sodalizio con la nobildonna Giulia Gonzaga, che ereditò tutti i manoscritti valdesiani. Tra gli altri frequentatori del circolo vi furono i vescovi Pietro Antonio di Capua, Vittore Soranzo e Gian Francesco Verdura, i nobili napoletani Galeazzo Caracciolo e Mario Galeota, le nobildonne Caterina Cybo, duchessa di Camerino, e Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, il vicario generale dei cappucini Bernardino Ochino, il predicatore e teologo agostiniano Pietro Martire Vermigli, il patrizio fiorentino e prelato Pietro Carnesecchi, il celebre poeta ed umanista Marcantonio Flaminio.
A Napoli, tra il 1535 e il 1536 Valdés scrisse il Dialogo de la lengua, opera che codificava la lingua castigliana e gli conferiva dignità letteraria. Nel 1536 redasse l'Alfabeto christiano; nel 1537 tradusse in castigliano il Salterio, quindi scrisse il catechismo per i fanciulli, commenti ai Salmi, alle lettere degli apostoli e ai Vangeli e una serie di testi su specifiche questioni teologiche/religiose, confluiti nelle Cento e dieci divine considerazioni.
La vita del circolo napoletano di Valdés si esaurì con la sua morte, avvenuta a Napoli nel 1541. Diversi membri del gruppo si riunirono quindi alla corte del cardinal Reginald Pole a Viterbo, i più radicali trovarono un successore di Valdés come guida spirituale a Napoli in Juan de Villafranca. Pier Martire Vermigli e Bernardino Ochino fuggirono dall'Italia nel 1542. I discepoli di Valdés rimasti in Italia favorirono la diffusione dell'insegnamento del maestro, che ebbe un impatto straordinario nella Penisola, prestando, secondo l'intepretazione di Massimo Firpo, i caratteri originali alla cosiddetta "Riforma italiana", e ne curarono l'edizione di diverse opere postume in italiano, ben presto finite nel mirino dell'Inquisizione, la più nota delle quali, l'Alfabeto cristiano, scritta in castigliano a Napoli nel 1536 sotto la forma di dialogo tra Valdés e Giulia Gonzaga, fu stampata nella versione italiana a cura di Marcantonio Magno a Venezia nel 1545.

La maggior parte dei discepoli del Valdés fu duramente perseguitata dal Sant'Uffizio romano a partire dagli anni cinquanta (particolarmente sotto i papati di Paolo IV e Pio V). La resa dei conti definitiva tra il Sant'Uffizio e la "scola maledetta" (secondo una celebre definizione di Paolo IV) dei valdesiani fu costituita dal processo di Pietro Carnesecchi sotto Pio V.

Pensiero teologico

Secondo Valdés solo la fede giustifica e le opere non hanno nessuna influenza nella salvezza dell'uomo (su questo punto egli concorda con Lutero). Peraltro, e in questo il pensiero valdesiano è profondamente influenzato e ispirato dall'alumbradismo, non si accede alla verità tanto con lo studio delle Sacre Scritture (è ampia quindi la divergenza con le varie correnti protestanti) quanto attraverso una illuminazione interiore dello spirito per grazia divina. Per Valdés le Sacre Scritture non sono che una "fioca candela" nell'illuminare l'uomo verso l'autentica esperienza cristiana, in confronto al "sole" dell'illuminazione divina. Lo spiritualismo valdesiano sminuiva profondamente il ruolo della gerarchia ecclesiastica, nonché i riti esteriori e le devozioni. Il nicodemismo era comunque raccomandato, in nome di una distinzione tra sfera interiore ed esteriore. Il cammino verso la perfezione cristiana avveniva in modo graduale e secondo le capacità e le volontà di ognuno, benché la potenza e la benevolenza di Dio facessero sì che ogni uomo provvisto di un barlume di fede fosse parte integrante della autentica Chiesa cristiana. Pregnante in questo senso è la metafora che accosta "questo regno di Dio, questa Chiesa cristiana dove si vive cristianamente" a "un bellissimo e ricchissimo palazzo posto in una piazza pubblica". Taluni uomini si soddisfano di ammirare il palazzo dall'esterno, tali altri si avvicinano all'entrata del palazzo ma non vi ardiscono di entrare per "non perdere la vista della piazza" (cioè per non distaccarsi dagli affari mondani), altri ancora vogliono penetrare nel palazzo, chi più chi meno a seconda del loro attaccamento agli affari del mondo. I più coraggiosi "procurano d'andare fino dove si puole, non guardando alla loro imperfezione ma alla grandezza di Dio e alla perfezione di Cristo , nel quale si conoscono perfetti benché in sé si conoscono imperfetti". Nessuno di costoro, neppure quelli che si limitano ad ammirarlo dall'esterno senza spingersi ad entrarci, è da considerarsi "straniero" nel "divino palazzo", cioè nel "regno di Dio" e nella "Chiesa cristiana".

Opere

[entro parentesi la data della prima edizione a stampa]

  • Diálogo de doctrina christiana (Alcalà, 1529).
  • Diálogo de la Lengua (redatto a Napoli nel 1535, stampato per la prima volta a Madrid nel 1737).
  • Qual maniera si devrebbe tenere a informare insino della fanciullezza i figliuoli de Christiani delle cose della religione (Roma, 1545).
  • Modo che si de tenere nell'insegnare et predicare il principio della religione christiana (Roma, 1545).
  • Cinque trattatelli evangelici (Roma, 1545).
  • Alphabeto christiano (Venezia, 1545, a cura di Marcantonio Magno).
  • Latte spirituale, col quale si debbono nutrire et allevare i figliuoli di Dio (Basilea, 1549, a cura di Pier Paolo Vergerio).
  • Cento et dieci divine considerazioni (Basilea, 1550, a cura di Celio Secondo Curione).
  • Comentario Breve […] sobre la Epistola de San Pablo a los Romanes (Venezia, 1556).
  • Comentario Breve […] sobre la Primera Epístola de san Pablo a los Corintios (Venezia, 1557).
  • El evangelio según San Mateo declarado por Juan de Valdés (opera circolata manoscritta, pubblicata a Madrid nel 1880).

Bibliografia

  • Luca Addante, Eretici e libertini nel Cinquecento italiano, Laterza, Roma-Bari 2010.
  • Edmondo Cione, Juan de Valdés. La sua vita e il suo pensiero religioso, Laterza, Bari 1938.
  • Massimo Firpo, Tra alumbrados e "spirituali". Studi su Juan de Valdes e il valdesianesimo nella crisi religiosa del ‘500 italiano, Olschki, Firenze, 1990.
  • Massimo Firpo, Dal Sacco di Roma all'inquisizione. Studi su Juan de Valdés e la Riforma italiana, Edizioni dell'Orso, Alessandria 1998.
  • Massimo Firpo, Juan de Valdés and the Italian Reformation, Ashgate, Aldershot 2015 [vers. ital. Juan de Valdés e la Riforma nell'Italia del Cinquecento, Laterza, Roma-Bari 2016].
  • Marco Iacovella, [Dall’ 'Alfabeto cristiano' al 'Beneficio di Cristo'. Ricerche su Juan de Valdés e il valdesianesimo (1536-1544)], in "Rivista storica italiana", 128, 2016, fasc. 1, pp. 177-215.
  • Jose C. Nieto, Juan de Valdés y los orígenes de la Reforma en España e Italia, Fondo de Cultura Económica, 2a ed., México - Madrid - Buenos Aires 1979.
  • Juan de Valdés, Alfabeto cristiano, Domande e risposte, Della predestinazione, Catechismo per i fanciulli, a cura e con introduzione di Massimo Firpo, Einaudi, Torino 1994.

Voci correlate

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013-2016

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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