Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Tommaso Giacomello (o Giacomelli) è stato un frate, predicatore e inquisitore domenicano (Pinerolo, 1509- Tolone, 1569).
Magister sacrae theologiae, fu priore del convento di S. Domenico di Torino (1532-33, 1543-48), vicario provinciale dell'ordine domenicano (1534, 1542, 1549, 1561).
Nel 1542, mentre risiedeva a Genova, dove era lettore di teologia, fu accusato di eresia per aver sostenuto, nelle sue lezioni e anche nelle sue prediche, l'inutilità del culto delle immagini. Replicò con lo scritto Apologia Thomae Iacomelli Pinarolensis in Gratianum Laudensem (Torino 1542). Nuove accuse gli furono formulate contro dal minore osservante Francesco da Meda a Torino nel 1557; riuscì a discolparsi, pubblicando a sua difesa il Propugnaculum contra Francisci Meddensis Franciscani calumnias (Torino 1559). Nel frattempo era stato nominato inquisitore di Torino, carica assunta nel 1547 e mantenuta fino al 1565. La carica gli venne attribuita dal re di Francia Francesco I; dopo la pace di Cateau-Cambrèsis i Savoia riacquisirono il Piemonte e il duca Emanuele Filiberto gli confermò l'incarico di inquisitore. Nonostante i sospetti che gravavano su di lui, e forse anche per sgravarsi da essi (cosa rimproveratagli, tra l'altro, da Scipione Lentolo), fu un inquisitore abbastanza intransigente, soprattutto negli anni successivi alla denuncia di Francesco da Meda, conducendo spietate campagne repressive contro i valdesi.
Nel 1564 fu designato vescovo di Tolone da parte del re di Francia Carlo IX; la conferma papale dell'assegnazione del vescovado arrivò l'anno seguente. Risiedette dal 1565 a Tolone, dove morì nel 1569.
Bibliografia
- Vincenzo Lavenia, Torino, in DSI, vol. 3, pp. 1586-1591.
- Sandra Migliore, Giacomello, Tommaso, in DBI, vol. 54 (2000).
Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2016
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]