Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Tommaso Albano è stato un converso domenicano di Procida, processato dal Sant'Uffizio diocesano napoletano nel 1643.
Risiedeva nel convento domenicano di S. Margherita di Procida. Compiva finti miracoli utilizzando un osso immerso in un bicchiere d'acqua e un pezzo di creta che grattava nell'acqua, facendola bere agli ammalati. Fu denunciato da un prete procidano, don Stefano Florentino, che lo accusò di aver avvelenato suo cognato con i suoi metodi. Fu accusato altresì di aver importunato alcune donne. Durante l'indagine emerse che nelle sue visite agli ammalati si faceva accompagnare da confratelli domenicani. Secondo le dichiarazioni dello speziale di Procida, Fulvio Scotto, che aveva chiamato Tommaso Albano per guarire suo figlio, invocò nel rito di guarigione la Madonna della Libera, il cui culto era diffuso a Procida.
La condanna comminata a Tommaso Albano da parte dell'Inquisizione diocesana napoletana nel maggio 1643 fu puramente simbolica: il converso fu diffidato dal praticare di nuovo i suoi riti di guarigione. Nel 1645 fu di nuovo denunciato, ma senza conseguenze. Poco dopo fu trasferito dal convento di S. Margherita.
Bibliografia
- Giovanni Romeo, Magia e stregoneria a Procida. Tre storie del Sei-Settecento, Dante & Descartes, Napoli 2015, pp. 30-37, 106-120.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]