Tizzano, Lorenzo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Lorenzo Tizzano (Napoli, 1513? - ?) alias Benedetto Florio è stato un eretico anabattista.

Biografia

Napoletano, fu monaco benedettino olivetano. Fu quindi prete. Partecipò al circolo di Juan de Valdés e Giulia Gonzaga, e fu molto influenzato da Juan de Villafranca, che estremizzava il pensiero valdesiano e dalla frequentazione dei fratelli Busale. Trasferitosi a Padova per fuggire le predicazioni e per studiare medicina, mutando il proprio nome in Benedetto Florio. Travolto il movimento anabattista dalla delazione Manelfi, nel 1553 si presentò spontaneamente all'Inquisitore di Padova Girolamo Girello (lo stesso che processò nel 1555 Pomponio Algieri). Fu interrogato, arrestato e trasferito a Venezia. Il 13 marzo 1554 il Consiglio dei Dieci deliberò la sua estradizione a Roma, ma pare che Tizzano riuscisse a fuggire1.

Forse tornò a Napoli, ma da questo momento in poi si perdono le sue tracce.

Lorenzo Tizzano non è da confondere col capo anabattista Tiziano: furono due soggetti distinti, anche se la quasi omonimia ha ingannato diversi studiosi.

Bibliografia

  • Luca Addante, Eretici e libertini nel Cinquecento italiano, Laterza, Roma-Bari 2010 (in part. pp. 16-25).
  • Andrea Del Col, L’Inquisizione romana e il potere politico nella repubblica di Venezia (1540-1560) in “Critica storica”, XXVIII, 1991, pp. 189-250.
  • Cesare Santus, Tizzano, Lorenzo in DSI, vol. 3, pp. 1576-1577.
  • Aldo Stella, Dall’anabattismo al socinianesimo nel Cinquecento veneto, Liviana, Padova 1967. 
  • Aldo Stella, Anabattismo e antitrinitarismo in Italia nel XVI secolo, Liviana, Padova 1969.
  • Aldo Stella, Dall’anabattismo veneto al “Sozialevangelismus” dei fratelli hutteriti e all’illuminismo religioso sociniano, Herder, Roma 1996.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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