Casoni, Terenzio

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Terenzio Casoni, parroco di Lerici nella diocesi di Sarzana, nel 1583 fu accusato di eresia a causa di pratiche liturgiche ritenute eterodosse. Il suo caso fu trasmesso alla Congregazione del San'Uffizio.

L'accusa principale contro Casoni riguardava il posizionamento di un’ostia non consacrata insieme a quelle consacrate, un atto che suggeriva una violazione della corretta amministrazione del sacramento dell’eucaristia. Inoltre, gli venne attribuita l'adesione alla cosiddetta "dottrina Durantis," un riferimento a Durando di San Porciano (1275-1334), un teologo medievale noto per aver sostenuto che l'acqua mescolata al vino nel calice della messa fosse una pratica obbligatoria per congruità, ma non necessaria per la validità del sacramento. Sebbene questa posizione non fosse strettamente eretica, la sua persistenza nel periodo post-tridentino, caratterizzato da una più rigorosa normazione liturgica, fu percepita come una deviazione sospetta.

A seguito del processo, Casoni fu condannato a pene salutari (pratiche penitenziali come digiuni e preghiere), oltre che a revocare di fronte all'inquisitore - che si riservava di imporgli il divieto di predicare - le sue asserzioni favorevoli alla "dottrina Durantis".

Bibliografia

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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