Zazzara, Simone

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Simone Zazzara, o Zazzera (Figline Valdarno, 1544 – † data incerta), zio paterno di Francesco, Giovanni Battista, Clemente e Andrea, entrati tutti a far parte della Congregazione dell’Oratorio, è stato un frate cappuccino devoto a Filippo Neri; ritenendo di essere stato miracolosamente risanato dal Padre, non esitò a diffonderne la venerazione all’interno del suo Ordine, contribuendo con il più noto fratello Monte alla costruzione dell’immagine agiografica del Neri.

Biografia

Simone Zazzara, figlio di Simone e Margherita, nacque intorno al 1544 a Figline Valdarno, nella campagna fiorentina. Il fratello maggiore Monte si era trasferito nel 1547 nell’Urbe, dove la sua presenza è documentata come residente nel palazzo della Zecca, che nel 1666 fu trasformato nel Banco di S. Spirito. In diverse occasioni Simone Zazzara dimorò presso l’abitazione romana del fratello, che esercitava la professione di profumiere in una bottega nei dintorni di S. Giovanni dei fiorentini. Nel 1552 Monte Zazzara era diventato penitente di Filippo Neri – venerato al processo di canonizzazione come «santissimo homo et vero servo di Christo» – e fu perciò uno dei suoi primissimi (se non il primo) e più stretti frequentatori agli inizi del suo apostolato a S. Girolamo della Carità1. Come testimone diretto della vita del Santo, Monte Zazzara fu considerato al suo processo un teste molto attendibile e non esitò a fornire preziosi particolari sui primordi dell’Oratorio (poi raccolti dal Gallonio e da altri biografi filippini), quando le riunioni si tenevano a S. Girolamo nelle stanze private di padre Filippo, che sovente lasciava attoniti gli astanti con le sue estasi: «In quel principio ch’io ci andai, ogni sera, in camera sua, faceva raggionamenti spirituali, dove eramo da quatro o sei o otto persone, perché la camera era piccola et capiva poche persone, non più di otto; et il raggionamento era di cose spirituale, et il padre stava nel letto; et alle volte veniva in tanto fervore de spirito, che tremava tutto, et se alzava dal letto, che pareva che fosse alzato, et tremava il letto et la camera. Et questo della camera durò più di tre anni incirca»2.
Per il tramite di suo fratello, intorno al 1559 Simone Zazzara si pose sotto la guida spirituale di padre Filippo, diventando un suo fedele discepolo e comunicandogli l’intenzione di farsi frate cappuccino: «È più di trentacinque anni, che io cominciai a cognoscere il p. m.s Filippo, a S. Hieronimo della charità, et lo cominciai a cognoscere, ché m.s Monte, mio fratello, mi condusse dal detto p. m.s Filippo, et mi cominciai a confessar da lui. Et durò circa doi anni, che io havevo voluntà di farme religioso et cappuccino, et ci facevano dificultà de pigliarme, perché io ero troppo giovane, et il padre mi aggiutò ad intrare nella religione de Cappuccini»3. Grazie all’interessamento di padre Filippo, Simone Zazzara entrò nell’Ordine dei frati minori cappuccini, conservando il suo speciale legame con l’Oratorio e con il Neri, che venerava «sempre per un homo santo, che la sua santità l’ho conosciuta, per averlo sentito raggionare, et vistolo dire la messa più volte (et nel dir la Messa tremava) et nel frutto grande, che io l’ho visto fare, nel mettere persone, homini et donne, nella religione»4.
Simone Zazzara entra di diritto nella storia della propaganda agiografica a favore di Filippo Neri grazie a un singolare prodigio accaduto nel 1595, poco dopo la morte del Padre. Il frate cappuccino si trovava a casa di suo fratello Monte, nell’accennata abitazione in Banchi nuovi presso la Zecca Vecchia, e fu informato dai nipoti Francesco e Giovanni Battista della santità di padre Filippo, ragion per cui non esitò a chiedere una sua reliquia per poter ricevere una grazia dal Neri e guarire finalmente dai suoi persistenti dolori alle braccia, che lo affliggevano ormai da un anno:

Et, specialmente, l’ho provata, la sua santità, che, l’hanno passato, io ero pieno di doglie frigide, in modo tale, che non potevo torcerle di dietro braccia//; et l’ho portate circa dieci mesi; et con fatica alzava le braccia per levare l’Hostia; et quando io mi voleva vestire, il laico over clerico, che mi aggiutava alla Messa, mi aggiutava a vestire le braccia, quale non poteva girarle […], et mi dolevano assai, che non mi poteva mettere il braccio sinistro a grattarme il capo. Et, questo giugno, io venni a Roma, per volerme purgare, et andai a casa di Monte, mio fratello, che sta in Banchi alla Zecca vecchia, et li conferii questo mio male, et Francesco e Giovanni Battista, mia nepoti, figlioli del detto Monte, mi dissero, che era morto il p. m.s Filippo et faceva miracoli. Et io li domandai, se havevano alcuna cosa del padre, da darmi, et detto Francesco mi diede alquanti capelli del detto padre, et io li pigliai con grande devotione, et li portai con me al nostro loco, dove io andavo, che fu a Campagnano cappuccino di Roma//. Et, un giorno, fra gli altri, mi risolsi raccommandarmi al padre, con devotione, in domandarli la sanità, se era per meglio: et, per esser io più disposto a ricever la gratia, mi reconciliai et disse la Messa, con questa intentione. Dopo finita la Messa, me ne andai in cella et pigliai una ciotola, con un poco de acqua, di poi pigliai tre di quelli capelli, et li tagliai minuti dentro a quella acqua, et, inginocchiatomi in terra dinanzi a un Crocefisso […], dissi, pregando il padre, che mi volesse ottener gratia da Iddio benedetto, se fosse per il meglio, de liberarmi da queste doglie, che io li promettevo, con voto se me faceva questa gratia, di digiunare il giorno della sua vigilia della sua morte, et così bevetti quella acqua , con quelli capelli dentro. Et, subitamente, ipso facto, stando ancora ingenochioni, sentii il meglioramento, et cominciai a maneggiare il braccio sinistro, bene, ma non libero a tutto; et io seguitai questa devotione tre volte, et restai libero da quelle doglie, salvo che ci restò un poco di doglia, nell’istesso braccio manco. […]5.

Risanato ‘miracolosamente’ da Filippo Neri, Simone Zazzara diffuse all’interno del suo Ordine la venerazione del Santo, contribuendo alla costruzione della sua immagine agiografica. Nel settembre 1595 aveva fatto ritorno a Roma, recandosi subito con i suoi parenti da Antonio Gallonio, padre spirituale di Monte Zazzara e dei suoi figli, per metterlo al corrente del ‘miracolo’ e della «santità del padre»:

Et mi condussero dal p. m.s Antonio, Francesco et Giovanni Battista, mia nepoti, et li disse questa cosa, al detto m.s Antonio Gallonio. Et il detto p. m.s Antonio mi diede una pezza del rottorio del detto p. m.s Filippo, quale era ancora imbrattata, et, con quella, mi sfregai il braccio, dove era restato quel poco di dolore, et, tra pochi giorni, restai libero afatto. Et questo l’ho da Iddio benedetto, et, poi, dalli meriti del detto p. m.s Filippo: et questo è quanto mi occorre di dire della santità del padre6.

Antonio Gallonio non parlò al processo di questo miracoloso risanamento, ma lo descrisse ampiamente a fini agiografici nella sua Vita di San Filippo Neri, che fu fonte di Pietro Giacomo Bacci per la sua fortunata biografia filippina7. Grazie alla devozione filippina di Monte Zazzara, tutta la sua numerosa famiglia aveva coltivato stretti rapporti con Filippo Neri ed ebbe una longeva consuetudine con l’Oratorio. Sua moglie Clarice Zaccarini mise al mondo dodici figli e nei suoi parti, tutti accompagnati da «grandissimi travagli», percepì sempre la presenza miracolosa di padre Filippo attraverso una sua borsa di reliquie8. Quattro dei loro figli entrarono in Congregazione: Francesco Zazzara, il primo e anche il più noto, il 21 luglio 1595 fece il suo ingresso ventunenne nella comunità della Chiesa Nuova; Clemente seguì subito il suo esempio e nello stesso anno fu accolto diciottenne nell’Oratorio di Napoli; Andrea, vissuto come gli altri fratelli nel mito di padre Filippo, entrò in Congregazione il 21 ottobre 1597, anch’egli diciottenne; Giovanni Battista, di formazione giuridica e assai dotto, frequentò assiduamente l’Oratorio, ma in conseguenza della sua intensa milizia curiale, e dello stretto rapporto di collaborazione con Paolo V, entrò in Congregazione soltanto il 13 settembre 1622, dopo la morte di papa Borghese9. Quanto a Simone Zazzara, dopo la testimonianza resa al processo nel dicembre 1595, peraltro enfatizzata ad arte dalle memorie oratoriane, rimase piuttosto in ombra e di lui si persero progressivamente le tracce. L’anno di morte, come pure il luogo, risultano pertanto incerti.

Fonti

  • Paolo Aringhi et alii, Le vite e detti de’ padri e fratelli della Congregatione dell’Oratorio. Da s. Filippo Neri fondata nella chiesa di S. Maria in Vallicella …, 3 v., Roma, Biblioteca Vallicelliana, mss. O 58, O 59, O 60.
  • [Paolo Aringhi], Le vite, e detti de padri, e fratelli della Congregazione dell’Oratorio da s. Filippo Neri fondata nella Chiesa di S. Maria in Vallicella raccolti da Paolo Aringhi Prete della detta Congregatione e da Altri, 2 v., editi e annotati da Maria Teresa Bonadonna Russo, con la collaborazione di Renato De Caprio, Edizioni Oratoriane, Roma 2018-2020 (i due volumi corrispondono alla prima delle tre parti dell’opera).
  • Pietro Giacomo Bacci, Vita di S. Filippo Neri fiorentino fondatore della Congregatione dell’Oratorio. … Hor’accresciuta di molti fatti e detti dell’istesso Santo, cavati da i Processi della sua canonizatione. Con l’aggiunta d’una breve notitia di alcuni suoi compagni. Per opera del m. rev. p. maestro f. Giacomo Ricci dell’ordine di S. Domenico …, in Torino, per Bartolomeo Zappata, 1676 [I ed. Ricci: «in Roma, appresso Francesco Tizzoni, 1672»], I parte (numerazione propria), pp. 446-447.
  • Antonio Gallonio, La Vita di San Filippo Neri. Pubblicata per la prima volta nel 1601. Edizione critica a cura dell’Oratorio Secolare di S. Filippo Neri di Roma, a celebrazione del IV centenario della morte del Santo, con introduzione e note di Maria Teresa Bonadonna Russo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, Roma 1995, pp. 55 e nota 122, 319-320 e nota 638.
  • Il primo processo per san Filippo Neri nel codice vaticano latino 3798 e in altri esemplari dell’Archivio dell’Oratorio di Roma, edito e annotato da Giovanni Incisa della Rocchetta e Nello Vian, con la collaborazione di Carlo Gasbarri, 4 v., Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1957-1963 [I: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1595, 1957; II: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1596-1609, 1958; III: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1610. Testimonianze «extra urbem»: 1595-1599, 1960; IV: Regesti del secondo e terzo processo. Testimonianze varie. Aggiunte e correzioni alle note dei volumi I-III. Indice generale, 1963], vol. IV, p. 429 (Indice generale).

Bibliografia

  • Edoardo Aldo Cerrato, Il volto dell’Oratorio nel «De origine Oratorii» di Cesare Baronio, in Luigi Gulia, Ingo Herklotz, Stefano Zen (a cura di), Società, cultura e vita religiosa in età moderna. Studi in onore di Romeo De Maio, Centro di Studi Sorani «Vincenzo Patriarca», Sora 2009, pp. 61-83.
  • Antonio Cistellini, San Filippo Neri. L’Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, prefazione di Carlo Maria Martini, 3 v., Morcelliana, Brescia 1989, vol. III, p. 1874, nota 218.
  • Giuseppe Finocchiaro, Antonio Gallonio scrittore di santi. Agiografia nella Roma di Clemente VIII, Olschki, Firenze 2019.
  • Carlo Gasbarri, L’Oratorio romano dal Cinquecento al Novecento, Arti Grafiche D’Urso, Roma 1963 1962, pp. 157-160, 169.
  • Jetze Touber, Law, Medicine, and Engineering in the Cult of the Saints in Counter-Reformation Rome. The Hagiographical Works of Antonio Gallonio, 1556-1605, translated from Dutch by Peter Longbottom, Brill, Leiden-Boston 2014.
  • Stefano Zen, Baronio storico. Controriforma e crisi del metodo umanistico, prefazione di Romeo De Maio, Vivarium, Napoli 1994, pp. 17-157 e passim.
  • Stefano Zen, Oratori devoti, combattenti spirituali, soldati di Cristo. Percorsi della perfezione cristiana in Italia nella prima età moderna, Loffredo, Napoli 2012, pp. 15-45 (cap. I, «L’Oratorio di Filippo Neri e la ‘perfezione’ della Chiesa primitiva»).
  • Stefano Zen, Filippo Neri e le «historie ecclesiastiche» di Baronio, in Paola Paesano (a cura di), Filippo Neri. Un santo dell’età moderna nel V centenario della nascita (1515-2015). Atti del Convegno di studi, Roma, Biblioteca Vallicelliana, 16-17 settembre 2015, Pliniana, Roma-Selci (PG) 2018, pp. 221-254.

Voci correlate

Nota bene

Questa voce fa parte della sezione trasversale Oratorio e Congregazione oratoriana: storia, spiritualità, politica culturale, dedicata all’Oratorio sorto per iniziativa di Filippo Neri, che da libero sodalizio conobbe nell’arco di un quarto di secolo una sua graduale evoluzione fino alla sua istituzionalizzazione nel 1575 (quando papa Gregorio XIII decise per decreto di costituire la Congregazione oratoriana), con l’obiettivo di costruire un repertorio di voci inerente non soltanto ai padri e ai fratelli laici che entrarono stabilmente nell’Oratorio filippino, ma allargato significativamente alle opere prodotte e diffuse dall’operoso laboratorio oratoriano, ai luoghi della Congregazione, alle personalità più o meno note che si riconobbero nella sua politica culturale, partecipando attivamente alle varie iniziative promosse e in particolare agli esercizi spirituali, considerati il nucleo pulsante del programma filippino.

Article written by Stefano Zen | Ereticopedia.org © 2023

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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