Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Serafina di Dio (Napoli, 24 ottobre 1621 - Capri, 16 marzo 1699) è stata una religiosa e mistica, perseguitata dal Sant'Uffizio. Accusata di affettata santità e di eresia, fu incarcerata e condannata all'abiura de levi. Nonostante ciò, la Chiesa cattolica la venera come beata dal 3 agosto 1886.
Biografia
Serafina, al secolo Prudenza Pisa, era nata a Napoli il 24 ottobre 1621 da un mercante al secondo matrimonio che in seguito a un processo per fallimento si era trasferito con la famiglia a Capri, dove la moglie possedeva tanto da vivere con decoro. Rispetto alle sue coetanee Prudenza ricevette una educazione di buon livello che più tardi le consenti un uso costante della scrittura della quale si servì per costruire il suo ruolo di monaca fondatrice. La continua presenza, durante la giovinezza, di due parenti ecclesiastici come il parroco Marcello Strina e il canonico della cattedrale di Napoli Ottavio Pisa fece in modo che la serva di Dio coltivasse, accanto al modello di spiritualita femminile connotato da elementi di macerazione e di obbedienza, l’aspirazione a dare vita a una istituzione monastica che ancora non esisteva nel tessuto caprese. Un progetto che il carattere concreto di Prudenza e la copertura organizzativa di don Ottavio seppero collocare fin dall’inizio sotto il manto della Chiesa istituzionale. La prima fondazione, realizzatasi grazie all’eredità di una casa dello zio parroco e alle donazioni di alcuni oratoriani napoletani, fu quella del convento caprese del Santissimo Salvatore in cui Serafina e le compagne pronunciarono l’oblazione nel 1661. A differenza di quanto avveniva in quegli anni nelle piccole comunita urbane, propense a includere nel proprio comprensorio i conventi come segno di qualificazione del tessuto locale, il monastero di Serafina dovette vincere fortissime resistenze da parte della popolazione che lo sentiva come un corpo estraneo a causa di un processo di affiliazione e di consolidamento devozionale proiettato fuori dalla realtà isolana, verso gli ambienti della capitale. Dopo Capri, Serafina fu chiamata a dare il suggello spirituale e il contributo organizzativo ad altre sei congregazioni nate dall’iniziativa delle istituzioni locali o dalla generosità di privati (Massa Lubrense nel 1673, Vico Equense nel 1675, Nocera de’ Pagani nel 1679, Anacapri nel 1683, Torre del Greco nel 1685, Fisciano nel 1691). Nel pieno della sua attività di promozione istituzionale la religiosa fu investita da una denuncia presentata al Sant’Uffizio di Napoli contro Francesco Cesari. L’indagine, che la vide "successivamente carcerata indiciata di duoi deletti, d’uno cioè d’affettata santità fondato in visioni rivelazioni e predizioni […], et l’altro di proposizioni contenute in alcuni quinternetti scritti di sua mano"1, durò dal 1685 al 1691. Dopo tredici anni di servizio presso l’oratorio di Napoli, Cesari era diventato seguace di Miguel de Molinos e si era ritirato a Capri dove aveva iniziato "ad istruirvi alcune zitelle nell’Oratorio di Quiete" (1682). Serafina era venuta in contatto con il religioso attraverso gli oratoriani che avevano un’antica consuetudine con l’isola; e per questo fu sospettata di avere una inclinazione verso la spiritualità quietista, che tanto spazio aveva trovato tra i seguaci napoletani di Filippo Neri. L’indagine fu seguita da David Scribani, che ricopri il ruolo di ministro del Sant’Uffizio a Napoli dal 1684 al 1686 senza averne ufficialmente il titolo. Fu forse questa una delle ragioni che porto al trasferimento della causa a Roma. L’accusa di quietismo per Serafina cadde quasi subito, in quanto esistevano molti suoi scritti che prendevano senza incertezze le distanze da Molinos. Ciò nonostante, dal 1687 le fu impedito di lasciare il convento e i suoi atteggiamenti continuarono a destare viva preoccupazione negli inquisitori. La vicenda si concluse con la censura e la condanna di Serafina a un’abiura de levi che si accompagnò al divieto di esercitare ruoli direttivi nella comunita dove continuo a vivere, controllata dalle consorelle e da un confessore indicato dall’arcivescovo di Napoli, fino alla sua morte, avvenuta nel 1699.
Bibliografia
- Domenico Ambrasi, Una 'santa viva' sotto il cielo di Capri. Madre Serafina di Dio (1621-1699), in "Campania Sacra", 30, 1999, pp. 211-222.
- Romeo De Maio, Il problema del quietismo napoletano, in "Rivista Storica Italiana", 81, 1969, pp. 721-744.
- Vittoria Fiorelli, Una esperienza religiosa periferica. I monasteri di madre Serafina di Dio da Capri alla terraferma, Guida, Napoli 2003.
Nota bene
Questa voce è la rielaborazione, con lievi modifiche, di un testo originalmente pubblicato in Dizionario storico dell'Inquisizione, diretto da Adriano Prosperi in collaborazione con Vincenzo Lavenia e John Tedeschi, Edizioni della Normale, Pisa 2010, vol. 3, pp. 1412-1413.
Article written by Vittoria Fiorelli | Ereticopedia.org © 2022
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]