Sede inquisitoriale di Ferrara

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


L'Inquisizione operò a Ferrara fin dal XIII secolo e la prima notizia di un Inquisitore attivo nella città risale al 1265.
L'Inquisizione di Ferrara aveva competenza su tutti i territori dello Stato estense (Modena e Reggio Emilia) sino al XV secolo: a seguito del passaggio di mano giurisdizionale del tribunale locale di Reggio Emilia a quello di Parma, Ferrara ebbe competenze giuridiche solo nella capitale estense e sul contando periferico, oltre che sulla stessa Modena.
Durante il regno ducale di Ercole II (la cui moglie, Renata di Francia, fu favorevole alla Riforma Protestante e proprio per questo motivo non vista di buon occhio dalla Santa Sede che aveva già mire di conquista su Ferrara), l’ufficio inquisitoriale fu retto da un uomo di fiducia del duca, Girolamo Papino, il quale venne nominato giudice della fede e «Inquisitore generale degli Stati estensi» da papa Giulio III nel 1552 su istanza dello stesso Ercole II. Tale nomina, fu fortemente osteggiata dalla Congregazione romana del Sant’Uffizio, sentitasi scavalcata dalla decisione papale di aumentare l’autorità inquisitoriale del Papino anche su Reggio Emilia (riconoscendo di fatto i confini ducali del dominio estense) e confermando una sorta di dipendenza dell’Inquisitore locale al governo di Ercole II. Inoltre i sospetti di eresia che Roma aveva nei confronti del Papino erano assai forti. Il processo, diretto dallo stesso Inquisitore di concerto con il Consiglio di giustizia ducale, ai danni di Fanino Fanini (1549) e le figure di Giorgio Siculo (giustiziato nel 1551) e del cardinal Giovanni Morone (di cui Papino era amico), gli attirarono gli sguardi torvi del Sant’Uffizio romano, desideroso di scovare prove che confermassero la sua eterodossia. Queste ultime vennero trovate solo nel 1559 (quindi post mortem al Papino, spirato due anni prima) con l’Epistola alli cittadini di Riva di Trento, scritta da Giorgio Siculo, che confermò la sua appartenenza alla frangia dissidente e costrinse il duca a prendere le distanze dalla sua figura.
Nel 1564 la giurisdizione del tribunale di Ferrara su Reggio Emilia venne riacquisita, per mezzo dell’accordo stipulato tra il papa Pio IV e il duca Alfonso II d’Este. Da questo periodo, e fino al 1570, i successori di Girolamo Papino (Camillo Campeggi prima e Paolo Costabili in seguito), si impegnarono a scovare e processare gli altri seguaci di Giorgio Siculo. Inoltre, nonostante la protezione estense nei confronti della comunità ebraica cittadina, il Sant’Uffizio riuscì a processare un certo quantitativo di ebrei. Un esempio plateale fu l’arresto nel 1581 di marrani portoghesi rei di essersi fatti circoncidere a Ferrara. In quel frangente vennero consegnati cinque di essi al tribunale della fede che giustiziò con la pena del rogo Yosef Saralvo due anni dopo.
Nel 1598, con la devoluzione di Ferrara allo Stato della Chiesa, l'Inquisitore della città perse la competenza su Modena e Reggio, che divennero sedi inquisitoriali autonome e per le quali lo stesso Segretario del Sant’Uffizio romano, il cardinale Giulio Antonio Santori, diede mandato di trasferire tutta la documentazione processuale relativa alle due nuove sedi ai relativi Inquisitori locali.
L'Inquisizione fu soppressa a Ferrara in età napoleonica: prima nel 1796, poi, dopo che nel 1799 i francesi avevano abbandonato la città e i nuovi occupanti austriaci avevano abolito i provvedimenti napoleonici, di nuovo nel 1801 con il ritorno dei francesi nella città.
Con la Restaurazione (1815) Ferrara tornò ancora nelle mani del papa e le sedi periferiche dell'Inquisizione tornarono formalmente operative nei territori dello Stato Pontificio al di fuori del Lazio fino al 1860, allorché le Legazioni della Romagna (di cui Ferrara faceva parte), delle Marche e dell'Umbria furono annesse al costituendo Regno d'Italia. A Ferrara non vi è peraltro traccia di nuovi inquisitori titolari in quest'ultimo periodo e ogni attività inquisitoriale residua cessò nel 1860.

Vedi anche: Lista degli Inquisitori di Ferrara

Bibliografia

  • Luca Al Sabbagh, Il reato e il peccato. Il tribunale dell’Inquisizione di Reggio Emilia in età moderna (XVI-XVIII secolo), Aracne Editrice, Roma 2021.
  • Guido Dall'Olio, Ferrara, in DSI, vol. II, pp. 588-589 (e bibliografia annessa).
  • Adriano Prosperi, Girolamo Papino e Bernardino Ochino: documenti per la biografia di un Inquisitore, in Id., L’Inquisizione romana. Letture e ricerche, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2003, pp. 99-123.
  • Adriano Prosperi, Il “budget” di un inquisitore: Ferrara 1567-1572, in Id., L’Inquisizione romana. Letture e ricerche, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2003, pp. 125-140.
  • Adriano Prosperi, L’eresia del Libro Grande. Storia di Giorgio Siculo e della sua setta, Feltrinelli, Milano 2000.
  • Renato Raffaelli, L’Inquisitore inquisito, appendice a Id., Notizie intorno a Francesco Severi, ‘il medico di Argenta’, in Studi urbinati. Linguistica, letteratura, arte, LVI (1983), pp. 127-136.
  • Michael Tavuzzi, Renaissance Inquisitors. Dominican Inquisitors and Inquisitorial Districts in northern Italy (1474-1527), Brill, Boston 2007.
  • Laura Turchi, Papino, Girolamo, in DBI, vol. 81, 2014.

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Article written by Luca Al Sabbagh | Ereticopedia.org © 2022

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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