Scotti, Bernardino

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


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Giovanni Bernardino Scotti (Magliano Sabina, 1478 - Roma, 11 dicembre 1568) è stato un chierico teatino e cardinale.

Originario di Rieti, partecipò all'esperienza romana dell'Oratorio del Divino Amore e fu tra i fondatori dei Teatini. Nel 1536 Gian Pietro Carafa lo lasciò come preposto dei Teatini a Venezia. Nel 1543 si stabilì a Napoli. Nel 1549-50 partecipò alla legazione di Alvise Lippomano in Germania.

Il 20 dicembre 1555 Paolo IV lo nominò cardinale e arcivescovo di Trani. Quest'ultima nomina creò delle tensioni con Filippo II, essendo Trani la prima diocesi che vacava sotto il suo regno e pretendendo perciò il sovrano un uomo di sua fiducia. Paolo IV incluse Scotti anche tra i membri del Sant'Uffizio. Fece anche parte del Sacro Consiglio.

Pio IV lo incluse nelle commissioni cardinalizie per la riforma del messale romano e del breviario. 

Riorganizzando il Sant'Uffizio, Pio V lo incluse tra i quattro membri della Congregazione, insieme a Scipione Rebiba, Gian Francesco Gambara e Francisco Pacheco.

Bibliografia

  • Giampiero Brunelli, Il Sacro Consiglio di Paolo IV, Viella, Roma 2011, p. 52 e ad indicem.
  • Processo Morone2, pp. 721-22, nota 79.
  • Ludwig von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medio Evo, vol. VI, Storia dei Papi nel periodo della Riforma e Restaurazione cattolica. Giulio III, Marcello II e Paolo IV (1550-1559), Roma, Desclée 1922, pp. 482 e 484 con nota 2 ivi.
  • Daniele Santarelli, Il papato di Paolo IV nella crisi politico-religiosa del Cinquecento. Le relazioni con la Repubblica di Venezia e l’atteggiamento nei confronti di Carlo V e Filippo II, Aracne editrice, Roma 2008, pp. 193-94.
  • Andrea Vanni, Da chierico teatino a cardinale inquisitore. Breve profilo di Bernardino Scotti in "Rivista di Storia della Chiesa in Italia", LXV, 2011, fasc. 1, pp. 101-119.

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Voci correlate

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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