Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
I Tre Savi sopra l'eresia furono una magistratura veneziana creata con la ducale del doge Francesco Donà del 22 aprile 1547 e che cessò di esistere con la fine della Repubblica nel 1797.
Essi avevano il compito di inquisire e punire gli eretici e si vennero ad affiancare alle figure ecclesiastiche dotate delle stesse prerogative: il patriarca di Venezia, il nunzio apostolico e l'inquisitore (francescano fino al 1560, quindi domenicano). Di fatto l'istituzione dei Tre Savi fu una risposta alla riorganizzazione dell'Inquisizione papale con la creazione della Congregazione del Sant'Uffizio e i Tre Savi svolsero un ruolo di controllo e di contenimento dell'azione dell'Inquisizione papale. La competenza sugli eretici era infatti terreno delicato e di conflitto giurisdizionale.
L'elezione dei Savi sopra l'eresia, che, come per la maggior parte delle magistrature veneziane, restavano in carica per un anno (e non potevano essere rieletti nell'anno successivo ma in anni diversi), fu competenza del doge e della Signoria fino al 1595, allorché la competenza passò al Senato. Gli eletti erano in genere personaggi esperti e conoscitori delle questioni romane ed ecllesiastiche, spesso ex ambasciatori a Roma. Gli esponenti di famiglie marcatamente "papaliste" erano tendenzialmente esclusi dall'elezione.
Bibliografia
- Paul F. Grendler, The Tre savi sopra eresia 1547-1605: a prosopographical study, in «Studi veneziani», n.s., III, 1979, pp. 283-340.
- Andrea Del Col, Organizzazione, composizione e giurisdizione dei tribunali dell'Inquisizione romana nella repubblica di Venezia (1500-1550), in «Critica storica», XXV, 1988, pp. 244-294.
Link
- Scheda sui Savi all'eresia sul sito dell'Archivio di Stato di Venezia
Voci correlate
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]