San Girolamo della Carità, chiesa di

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


La chiesa romana di San Girolamo della Carità si trova attualmente ubicata nel rione Regola, in via di Monserrato, non molto distante da Palazzo Farnese. Secondo la tradizione fu fondata nel IV secolo sull’area della casa della matrona Paola, che aveva ospitato Girolamo quando fu chiamato a Roma da papa Damaso. A partire dal Cinquecento la storia di San Girolamo della Carità è strettamente legata alle vicende di una benemerita istituzione come l’arciconfraternita della Carità. Il complesso edilizio di San Girolamo entra, inoltre, di diritto nella biografia filippina perché ha ospitato per trentatrè lunghi anni Filippo Neri, che dal 1551 al 1583 stabilì la sua dimora nell’attiguo convento e a San Girolamo della Carità diede inizio alle riunioni dell’Oratorio.

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San Girolamo della Carità e la nascita dell’Oratorio

Quando Antonio Gallonio fu invitato a testimoniare al processo di canonizzazione di Filippo Neri, non esitò a collocare la nascita del sodalizio filippino al tempo di Giulio III del Monte, tra il 1551 e il 1552, «come ho inteso da alcuni suoi figlioli spirituali più antiqui, cioè m.s Monte Zazzera, m.s Ottavio Ricci et altri»1. Sembra tuttavia più probabile che la costituzione del nucleo originario di discepoli filippini risalga al 1552, come si deduce dalla testimonianza diretta di Monte Zazzara, menzionato da Gallonio nella deposizione del 1595. Zazzara era concittadino del Neri e nel 1547 si trasferì a Roma, ancora adolescente, dove la sua presenza è documentata in veste di residente nel palazzo della Zecca, opera di Antonio da Sangallo il Giovane. A partire dal 1552 diventò penitente di padre Filippo – considerato «santissimo homo et vero servo di Christo» – e fu uno dei suoi primi e più intimi frequentatori all’inizio dell’apostolato in San Girolamo della Carità:

Sonno quarantotto anni ch’io sonno in Roma et dell’anno 1552 io cominciai a confessarmi dal r.do p. Filippo Nero fiorentino, quale stava a S. Gieronimo della charità et, dal detto tempo in qua, sempre, fino che ’l detto padre è morto, ogni festa et molte volte ancora la settimana, mi sonno confessato et communicato dal detto padre; et l’ultimo che communicasse, la mattina del Corpus Domini passato, sono stato io, et doppo la sua morte il padre mi disse che mi confessasse et communicasse dal p. Antonio Gallonio, allevo del detto padre, come ho fatto et fo ogni dì di festa2.

Come testimone oculare della vita del Santo fin dai primi anni Cinquanta, Monte Zazzara fu in grado di fornire al processo di canonizzazione notizie assai precise sulle origini dell’Oratorio, quando le riunioni avevano una forma strettamente privata e si tenevano nelle stanze di padre Filippo a San Girolamo, dove egli si era trasferito quasi subito «da che fu fatto sacerdote», nel maggio del 1551, non ancora trentaseienne, obbedendo al “comando” di Persiano Rosa, suo amico e padre spirituale3:

In quel principio ch’io ci andai, ogni sera, in camera sua, faceva raggionamenti spirituali, dove eramo da quatro o sei o otto persone, perché la camera era piccola et capiva poche persone, non più di otto; et il raggionamento era di cose spirituale, et il padre stava nel letto; et alle volte veniva in tanto fervore de spirito, che tremava tutto, et se alzava dal letto, che pareva che fosse alzato, et tremava il letto et la camera. Et questo della camera durò più di tre anni incirca; et eramo parechi giovani, tra quali ci era Simone Grazini, uno de Massaini, che non mi ricordo del nome, che l’ho visto per Roma, doi giovani orefici: uno Sebastiano, l’altro non mi ricordo; et un Michele da Prato calzettaro[[/width]]4.

I primissimi discepoli di Filippo Neri erano per lo più giovani artigiani e bottegai, in gran parte toscani, con la precisazione che i Massaini a cui si riferisce Monte Zazzara non dovevano essere di condizione modesta5. Anche il pavese Pompeo Pateri allude a questi incontri privati con padre Filippo, laddove ricorda, non senza enfasi, che i «suoi devoti, tirati dalla devotione et amore, che portavano al beato padre, andavano, il giorno, doppo il desinare, a S. Girolamo, nelle piccole et anguste stantiole sue, dove il beato padre gli tratteneva, quando con farli qualche sermoncino delle cose di Dio, et quando faceva leggere qualche libro spirituale, sopra il quale faceva discorrere a ciascuno secondo la capacità; poi, sulla sera, usciva, con loro, alle stationi et perdonanze»6. Fu in questo periodo che il Padre prese l’abitudine di mandare sette dei suoi discepoli, inizialmente ogni domenica, a visitare le Sette Chiese di Roma, estraendoli a sorte. Secondo Monte Zazzara ciò avvenne fin dal Carnevale del 1552 e poi negli anni seguenti, col proposito di contrastarne i bagordi e gli eccessi mondani: «il padre ci menava alle sette Chiese in numero di vinti cinque et trenta persone, et sempre multiplicò, in sino che ci trovammo del numero dei doi milla persone» e «per la strada si cantavano salmi et letanie et nelle chiese si facevano li sermoni»7. Il suo resoconto viene confermato sia da Domenico Migliacci – secondo cui «il numero della gente passava forse il migliaro, et vi andavano molti religiosi di diverse religioni» – sia dal napoletanto Pietro Focile, che a proposito della visita del 1565, particolarmente affollata e rumorosa, parla di un seguito di tremila fedeli8. Nel 1560 si aggregarono al pellegrinaggio anche i domenicani della Minerva, per i quali la pratica filippina diventerà la più attesa ricreazione dell’anno. D’altra parte, il giro delle Sette Chiese si conciliava bene con la refezione all’aperto, a cui provvedeva abitualmente Costanzo Tassoni. In questo singolare carnevale cristiano i partecipanti «non pensavano ad altro che mettersi in terra a mangiare», ascoltando «musica di voce, cornetti et flauti», ragion per cui non deve stupire se «nel tornare a casa, le gente li pareva di esser stati in Paradiso»9. Carlo Borromeo prese parte alla visita delle Sette Chiese nel 1563, facendosi carico delle spese per la refezione10.
Tra il 1554 e il 1555, gli incontri ristretti organizzati da padre Filippo persero il loro carattere privato e furono trasferiti nell’antico granaio collocato sopra la chiesa di San Girolamo, anche per effetto del progressivo aumento del numero dei partecipanti11. A partire dal 1556 Filippo Neri si vide circondato da un numero via via crescente di giovani colti e desiderosi di dare una svolta alla propria esistenza. Alcuni di essi giungevano di proposito a Roma e si recavano con grandi aspettative dal Padre, di cui si diceva un gran bene. La cerchia dei discepoli di Filippo Neri comprendeva in questi anni il ricordato Costanzo Tassoni, legato al cardinale Giulio Antonio Santori; il poeta Giacomo Marmitta, segretario di Giovanni Ricci, altro cardinale, che per le sue doti di raffinato verseggiatore fu lodato anche dal Tasso; Giovan Battista Modio, medico di professione e letterato erudito anche nella lingua greca; Francesco Maria Tarugi, la cui famiglia vantava nobili origini e poteva esibire legami di parentela con alti prelati e con i futuri pontefici Giulio III e Marcello II; Gian Battista Salviati, fratello del cardinale Antonio Maria, a cui va il merito di aver introdotto nel circolo filippino l’allora ventiquattrenne Alessandro de’ Medici. Di lì a poco, al gruppetto di fedelissimi del Neri, si aggiunsero altri vetustiores come Giovanni Francesco Bordini e Cesare Baronio, più giovane di un paio d’anni, che insieme a Tarugi ebbero un ruolo determinante nello sviluppo della futura Congregazione oratoriana. Intorno al 1557 le riunioni filippine, pur conservando la collaudata fisionomia delle origini, assunsero una forma più definita e presero il nome di Oratorio. Fu così che a San Girolamo della Carità, «per obedienza del beato Filippo», cominciarono a sermoneggiare il calabrese Modio, assai apprezzato per i suoi sermoni di contenuto agiografico, con Tarugi, Baronio e poi Bordini; in seguito si aggiunsero altri suoi figli spirituali, tra cui Antonio Talpa, Camillo Severini, Angelo Velli e Flaminio Ricci12.

Baronio e gli esercizi dell’Oratorio a San Girolamo

Secondo la concezione di Filippo Neri, per aspirare all’ideale di perfezione cristiana, occorreva riportare in vita lo spirito autentico della Chiesa, attingendo alla purezza evangelica del cristianesimo delle origini. Francesco Maria Tarugi non esitò a dichiarare che con il sodalizio creato dal Neri rinasceva «quella vita che si faceva ne la Chiesa primitiva»13. E ciò risultava particolarmente evidente durante gli esercizi spirituali promossi da padre Filippo, quando il sentimento di solidarietà apostolica che animava i padri dell’Oratorio sembrava far rinascere il cristianesimo primitivo nella sua forma più autentica e pura, immagine archetipica di perfezione cristiana14.
Nel primo volume degli Annales Ecclesiastici di Cesare Baronio si descrive un incontro pomeridiano risalente ai tempi di San Girolamo della Carità, inserito dall’autore con l’evidente intento di rievocare, in una forma più succinta, il racconto sui primordi della comunità filippina precedentemente elaborato nel De origine Oratorii, composto con ogni probabilità intorno al 1580 (in ogni caso, prima del 1585), e denso di quell’autorevolezza derivante dalla condizione privilegiata di essere stato un protagonista assoluto di quella fase “eroica” del sodalizio filippino15. Soffermandosi negli Annales sulle disposizioni impartite da s. Paolo per il culto divino a Corinto, lo storico sorano racconta che gli esercizi filippini avevano inizio con un momento di raccoglimento, seguito da una preghiera comunitaria. Si passava poi a una lettura di argomento devoto, tratta per lo più da Luis de Granada o dall’Imitazione di Cristo. Successivamente un oratore sviluppava un tema relativo alle vite dei santi – desunto in genere dalla raccolta agiografica di Luigi Lippomano – oppure commentava un episodio della Sacra Scrittura o un testo dei Padri della Chiesa. Seguivano un ragionamento su un argomento diverso e un sermone di storia ecclesiastica. Gli oratori sermoneggiavano all’incirca una mezz’ora e la riunione si concludeva con un inno e una preghiera16. Alla fine dei sermoni, in particolari circostanze, Francisco Soto de Langa cantava laudi spirituali, generalmente composte da Giovenale Ancina, anima musicale dell’Oratorio17.
Gli esercizi spirituali proseguirono in San Girolamo fino al 1574, per poi essere spostati nella chiesa dei Fiorentini, in grado di offrire spazi adeguati e meno angusti. Anche Baronio allude nel De origine Oratorii al trasferimento di queste pratiche presso San Giovanni dei Fiorentini, dove si svolsero per tre anni18. Carlo Borromeo, amico e coetaneo del Baronio (erano entrambi nati nell’ottobre del 1538), ripensando nel 1571 alla peculiare atmosfera che caratterizzava gli esercizi dell’Oratorio, fece osservare a Niccolò Ormaneto che in San Girolamo della Carità «si attende più a muovere et accendere la volontà et affetto delle cose spirituali, che a pascere l’intelletto con le scientie et dottrine»19.

Fonti

  • Paolo Aringhi (et alii), Le vite e detti de’ padri e fratelli della Congregatione dell’Oratorio. Da s. Filippo Neri fondata nella chiesa di S. Maria in Vallicella, 3 v., Biblioteca Vallicelliana, Roma, mss. O 58, O 59, O 60.
  • [Paolo Aringhi], Le vite, e detti de padri, e fratelli della Congregazione dell’Oratorio da s. Filippo Neri fondata nella Chiesa di S. Maria in Vallicella raccolti da Paolo Aringhi Prete della detta Congregatione e da Altri, vol. I e II, editi e annotati da Maria Teresa Bonadonna Russo, con la collaborazione di Renato De Caprio, Edizioni Oratoriane, Roma 2018-2020 [i due volumi corrispondono alla prima delle tre parti dell’opera].
  • Cesare Baronio, Annales Ecclesiastici … Novissima Editio, postremum ab Auctore aucta et recognita, Antverpiae, ex Officina Plantiniana, apud Viduam et Filios Io. Moreti, 1598-16017, 12 v. [la successione dei volumi non segue l’ordine cronologico di stampa; i singoli in folio sono così datati: I, 1610; II, 1617; III, 1598; IV, 1601; V, 1601 e 1602; VI, 1603; VII, 1603; VIII, 1611; IX, 1612; X, 1603; XI, 1608; XII, 1609].
  • Cesare Baronio, De origine Oratorii, in Edoardo Aldo Cerrato, Il volto dell’Oratorio nel «De origine Oratorii» di Cesare Baronio, in Luigi Gulia, Ingo Herklotz, Stefano Zen (a cura di), Società, cultura e vita religiosa in età moderna. Studi in onore di Romeo De Maio, Centro di Studi Sorani «Vincenzo Patriarca», Sora 2009, pp. 61-83: 78-83 [il breve testo fu scoperto nel 1922 e poi pubblicato da Antonio Bellucci, Il “De origine Oratorii”. Opuscolo inedito del cardinale Cesare Baronio, in “Aevum”, 1, 1927, pp. 625-633. Antonio Cistellini lo ha riproposto più di recente «dall’originale, con criteri leggermente diversi da quelli seguiti dal primo editore» (Alle origini dell’Oratorio filippino, in “Memorie oratoriane”, 17, 1995, pp. 110-115: 110; l’opuscolo si trova alle pagine 111-115). la versione di E.A. Cerrato riprende il testo edito da A. Cistellini «con la correzione di qualche evidente refuso e una nostra numerazione dei paragrafi» (De origine Oratorii, p. 78, nota 94)].
  • Giovanni Francesco Bordini, Philippi Nerii religiosissimi presbyteri vitae compendium, a cura di Giovanni Incisa della Rocchetta, in “Oratorium”, 8, n. 1, 1977, pp. 3-23.
  • Antonio Gallonio, Vita di San Filippo Neri, pubblicata per la prima volta nel 1601. Edizione critica a cura dell’Oratorio Secolare di S. Filippo Neri di Roma, a celebrazione del IV centenario della morte del Santo, con introduzione e note di Maria Teresa Bonadonna Russo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, Roma 1995.
  • Il primo processo per san Filippo Neri nel codice vaticano latino 3798 e in altri esemplari dell’Archivio dell’Oratorio di Roma, edito e annotato da Giovanni Incisa della Rocchetta e Nello Vian, con la collaborazione di Carlo Gasbarri, 4 v., Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1957-1963 [I: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1595, Città del Vaticano 1957; II: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1596-1609, Città del Vaticano 1958; III: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1610. Testimonianze «extra urbem»: 1595-1599, Città del Vaticano 1960; IV: Regesti del secondo e terzo processo. Testimonianze varie. Aggiunte e correzioni alle note dei volumi I-III. Indice generale, Città del Vaticano 1963].
  • Giovanni Marciano, Memorie historiche della Congregatione dell’Oratorio, nelle quali si dà ragguaglio della fondatione di ciascheduna delle congregationi sin’hora erette, e de’ soggetti più cospicui che in esse hanno fiorito …, 5 v., per il De Bonis stampatore arcivescovale, in Napoli 1693-1702 [i singoli volumi sono così datati: I, 1693; II, 1693; III, 1698; IV, 1699; V, 1702].
  • Antonio Talpa, Instituto de la Congregatione de l’Oratorio, in Giovanni Incisa della Rocchetta, Il trattato del p. Antonio Talpa sulle origini e sul significato dell’Istituto della Congregazione dell’Oratorio, in “Oratorium”, 4, n. 1, 1973, pp. 3-41 (il testo di padre Talpa si trova alle pp. 5-37).

Bibliografia

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  • Anne Piéjus, Musique, censure et création. G.G. Ancina et le Tempio Armonico (1599), Olschki, Firenze 2017.
  • Jetze Touber, Law, Medicine, and Engineering in the Cult of the Saints in Counter-Reformation Rome. The Hagiographical Works of Antonio Gallonio, 1556-1605, translated from Dutch by Peter Longbottom, Brill, Leiden-Boston 2014.
  • Alberto Venturoli, Visita alle Sette Chiese. La liturgia di San Filippo Neri, Città Nuova, Roma 2006.
  • Stefano Zen, Baronio storico. Controriforma e crisi del metodo umanistico, prefazione di Romeo De Maio, Vivarium, Napoli 1994.
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  • Stefano Zen, Filippo Neri e le «historie ecclesiastiche» di Baronio, in Paola Paesano (a cura di), Filippo Neri un santo dell’età moderna nel V centenario della nascita (1515-2015). Atti del Convegno di studi, Roma, Biblioteca Vallicelliana, 16-17 settembre 2015, Biblioteca Vallicelliana, Roma 2018, pp. 221-254.
  • Stefano Zen, “Padre Camillo andò a mettersi nel S. Officio”. Filippo Neri, i padri dell’Oratorio e Camillo Severini, in “Quaderni eretici /Cahiers hérétiques”, 10, n. 1, 2022, pp. 119-159.

Voci correlate

Nota bene

Questa voce fa parte della sezione trasversale Oratorio e Congregazione oratoriana: storia, spiritualità, politica culturale, dedicata all’Oratorio sorto per iniziativa di Filippo Neri, che da libero sodalizio conobbe nell’arco di un quarto di secolo una sua graduale evoluzione fino alla sua istituzionalizzazione nel 1575 (quando papa Gregorio XIII decise per decreto di costituire la Congregazione oratoriana), con l’obiettivo di costruire un repertorio di voci inerente non soltanto ai padri e ai fratelli laici che entrarono stabilmente nell’Oratorio filippino, ma allargato significativamente alle opere prodotte e diffuse dall’operoso laboratorio oratoriano, ai luoghi della Congregazione, alle personalità più o meno note che si riconobbero nella sua politica culturale, partecipando attivamente alle varie iniziative promosse e in particolare agli esercizi spirituali, considerati il nucleo pulsante del programma filippino.

Article written by Stefano Zen | Ereticopedia.org © 2024

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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