San Giovanni dei Fiorentini, chiesa di

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


L’importante chiesa romana di San Giovanni Battista dei Fiorentini, attualmente ubicata all’estremità di via Giulia, tra piazza dell’Oro e Lungotevere dei Fiorentini, sorgeva accanto all’imponente palazzo cinquecentesco del Consolato fiorentino e fu costruita a beneficio della cospicua comunità fiorentina che viveva in questa zona, con il sostegno politicamente rilevante di due papi Medici, Leone X e Clemente VII. La chiesa dei Fiorentini entra di diritto nelle vicende dell’Oratorio e nella biografia filippina perché tra il 1564 e il 1575 ebbe Filippo Neri come rettore, fortemente voluto «dalla natione fiorentina» che rimase conquistata dal carisma della sua parola e dalla santità di vita. Durante questi undici anni di rettorato, padre Filippo non lasciò mai la sua antica dimora a San Girolamo della Carità.

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San Giovanni dei Fiorentini e l’inizio della vita comunitaria dell’Oratorio

Cesare Baronio fu tra i primi del circolo filippino a farsi sacerdote e il 27 maggio del 1564 prese gli ordini sacri. Filippo Neri aveva assunto proprio quell’anno la cura di San Giovanni dei Fiorentini, a seguito di un’accorata richiesta pervenuta direttamente «dalla natione fiorentina» e accogliendo l’invito soltanto «dopo molte preghiere»1. Di lì a poco, con Giovanni Francesco Bordini e Alessandro Fedeli, entrambi ordinati il 1° settembre del 1564, Baronio entrò a far parte del ristretto gruppo di sacerdoti a cui padre Filippo aveva affidato il ministero pastorale della chiesa dei Fiorentini, dando così ufficialmente inizio alla vita comunitaria secondo lo spirito filippino: «Qui vivemo sei preti insieme in vita tranquilla et attendemo alla salute dell’anime, e per gratia di Dio siamo quasi adorati per la gran riverenza et osservanza, qual tutti c’hanno»2. Alessandro Fedeli, il più anziano di essi, «quivi habitò per lo spatio di dieci anni continui, e di lì andava ogni mattina a S. Girolamo della Carità per confessarsi da S. Filippo, et ogni giorno il doppo desinare vi ritornava per intervenire a soliti Esercitii, di parola di Dio, e d’oratione»3. A questo primo nucleo, si aggiunsero in seguito Francesco Maria Tarugi, Camillo Severini e Angelo Velli, buon sermoneggiatore e con apprezzate attitudini di governo:

Et là, a S. Giovanni de Fiorentini, vi mandò ad habitare alcuni delli suoi figliuoli spirituali, fra li quali vi fu il il Baronio, il Tarugi, il Bordino, il p. Angelo Velli, il p. Alessandro Fidele, il p. Camillo [Severini] et alcuni altri, quali so, che convivevano insieme, et la Nation Fiorentina gli dava alcuni scudi il mese per ciascuno prete, per il lor vitto, et tutti vivevano sotto l’obedienza et regole dategli dal beato Filippo4.

Pur continuando a prendere parte assiduamente alle attività in San Girolamo della Carità, i discepoli di padre Filippo vivevano nella chiesa dei Fiorentini come una libera famiglia di sacerdoti secolari, ma già con qualche regola generale di convivenza, legati da vincolo spirituale al Padre. Severini faceva parte del trio di marchigiani che intorno al 1570 furono accettati a San Giovanni dei Fiorentini. Gli altri due, Ferrante Saladini (o Saldavini) e Antonio Talpa, provenivano da San Severino. Solo in un secondo momento giunse a maturazione la decisione di aggregarsi ai filippini di San Giovanni, che a dire di Saladini fu una sua personale iniziativa, presa in un momento in cui il sodalizio oratoriano dei Fiorentini sembrava letteralmente scoppiare, come fa bene intendere questa sua testimonianza raccolta dalla viva voce del Baronio: «Se volesse il papa entrare oggi in S. Giovanni, per modo di parlare, non ce potrebbe entrare»5.

Trasferimento degli esercizi dell’Oratorio nella chiesa dei Fiorentini

A partire dal 1571, dopo aver accettato i marchigiani Camillo Severini e Antonio Talpa, la famiglia filippina dei Fiorentini si preparava ad accogliere personalità di indubbio valore come il viterbese Giovanni Antonio Lucci, uno dei più amati e antichi figli spirituali di padre Filippo; il francese Nicolò Gigli, suo confidente personale e primo ordinatore dell’archivio della Congregazione; lo spagnolo Francisco Soto de Langa, raffinato compositore di laudi e valente musicista; l’eugubino Tommaso Bozio, di formazione giuridica, poi specializzatosi nella trattatistica antimachiavellica ai tempi della polemica sulla riconciliazione di Enrico IV con la Chiesa6. Gli esercizi spirituali proseguirono in San Girolamo fino al 1574, per poi essere spostati nella chiesa dei Fiorentini, in grado di offrire spazi meno angusti e più adeguati. Anche Baronio allude nel De origine Oratorii al trasferimento di queste pratiche presso San Giovanni dei Fiorentini, dove si svolsero per tre anni7. La nuova sede fu individuata nell’oratorio di Sant’Orsola della Pietà, oggi non più esistente, e la sua inaugurazione avvenne il 15 aprile 1574 con un sermone di Bordini8. Fu invece Baronio a tenervi l’ultimo ragionamento il 22 febbraio 1577. La partecipazione agli esercizi non esigeva una regolare frequenza e nemmeno richiedeva una presenza obbligatoria. L’estensore di un abbozzo di regolamento interno risalente al periodo del trasferimento nella chiesa dei Fiorentini, riferendosi per l’appunto alle pratiche dell’Oratorio, precisa nella parte finale che «tutte queste cose si fanno volontariamente, senza obbligo alcuno, perché questa non è compagnia ma ognuno può andare et venire liberamente»9.

Fonti

  • Paolo Aringhi (et alii), Le vite e detti de’ padri e fratelli della Congregatione dell’Oratorio. Da s. Filippo Neri fondata nella chiesa di S. Maria in Vallicella, 3 v., Biblioteca Vallicelliana, Roma, mss. O 58, O 59, O 60.
  • [Paolo Aringhi], Le vite, e detti de padri, e fratelli della Congregazione dell’Oratorio da s. Filippo Neri fondata nella Chiesa di S. Maria in Vallicella raccolti da Paolo Aringhi Prete della detta Congregatione e da Altri, vol. I e II, editi e annotati da Maria Teresa Bonadonna Russo, con la collaborazione di Renato De Caprio, Edizioni Oratoriane, Roma 2018-2020 [i due volumi corrispondono alla prima delle tre parti dell’opera].
  • Cesare Baronio, De origine Oratorii, in Edoardo Aldo Cerrato, Il volto dell’Oratorio nel «De origine Oratorii» di Cesare Baronio, in Luigi Gulia, Ingo Herklotz, Stefano Zen (a cura di), Società, cultura e vita religiosa in età moderna. Studi in onore di Romeo De Maio, Centro di Studi Sorani «Vincenzo Patriarca», Sora 2009, pp. 61-83: 78-83 [il breve testo fu scoperto nel 1922 e poi pubblicato da Antonio Bellucci, Il “De origine Oratorii”. Opuscolo inedito del cardinale Cesare Baronio, in “Aevum”, 1, 1927, pp. 625-633. Antonio Cistellini lo ha riproposto più di recente «dall’originale, con criteri leggermente diversi da quelli seguiti dal primo editore» (Alle origini dell’Oratorio filippino, in “Memorie oratoriane”, 17, 1995, pp. 110-115: 110; l’opuscolo si trova alle pagine 111-115). la versione di E.A. Cerrato riprende il testo edito da A. Cistellini «con la correzione di qualche evidente refuso e una nostra numerazione dei paragrafi» (De origine Oratorii, p. 78, nota 94)].
  • Giovanni Francesco Bordini, Philippi Nerii religiosissimi presbyteri vitae compendium, a cura di Giovanni Incisa della Rocchetta, in “Oratorium”, 8, n. 1, 1977, pp. 3-23.
  • Il primo processo per san Filippo Neri nel codice vaticano latino 3798 e in altri esemplari dell’Archivio dell’Oratorio di Roma, edito e annotato da Giovanni Incisa della Rocchetta e Nello Vian, con la collaborazione di Carlo Gasbarri, 4 v., Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1957-1963 [I: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1595, Città del Vaticano 1957; II: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1596-1609, Città del Vaticano 1958; III: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1610. Testimonianze «extra urbem»: 1595-1599, Città del Vaticano 1960; IV: Regesti del secondo e terzo processo. Testimonianze varie. Aggiunte e correzioni alle note dei volumi I-III. Indice generale, Città del Vaticano 1963].
  • Giacomo Ricci, Vita di S. Filippo Neri fiorentino fondatore della Congregatione dell’Oratorio. Scritta già dal p. Pietro Giacomo Bacci prete dell’istessa Congregatione. Hor’accresciuta di molti fatti e detti dell’istesso Santo, cavati da i Processi della sua canonizatione. Con l’aggiunta d’una breve notitia di alcuni suoi compagni. Per opera del m. rev. p. maestro f. Giacomo Ricci dell’ordine di S. Domenico …, per Bartolomeo Zappata, in Torino 1676 [I ed. Ricci: appresso Francesco Tizzoni, in Roma 1672].
  • Giacomo Ricci, Breve notizia di alcuni compagni di S. Filippo, in Vita di S. Filippo Neri fiorentino fondatore della Congregatione dell’Oratorio. Scritta già dal p. Pietro Giacomo Bacci prete dell’istessa Congregatione. Hor’accresciuta di molti fatti e detti dell’istesso Santo …, per Bartolomeo Zappata, in Torino 1676, II parte (numerazione propria), pp. 1-272.
  • Antonio Talpa, Instituto de la Congregatione de l’Oratorio, in Giovanni Incisa della Rocchetta, Il trattato del p. Antonio Talpa sulle origini e sul significato dell’Istituto della Congregazione dell’Oratorio, in “Oratorium”, 4, n. 1, 1973, pp. 3-41 (il testo di padre Talpa si trova alle pp. 5-37).

Bibliografia

  • Carla Abbamondi, I biografi del «gran cronista di Dio» Cesare Baronio, in Giuseppe Finocchiaro (a cura di), I libri di Cesare Baronio in Vallicelliana, Biblioteca Vallicelliana, Roma 2008, pp. 201-220.
  • Generoso Calenzio, La vita e gli scritti del cardinale Cesare Baronio della Congregazione dell’Oratorio, bibliotecario di Santa Romana Chiesa, Tipografia Vaticana, Roma 1907.
  • Tommaso Caliò, L’immagine agiografica di Cesare Baronio, in Giuseppe Antonio Guazzelli, Raimondo Michetti, Francesco Scorza Barcellona (a cura di), Cesare Baronio tra santità e scrittura storica. Atti del Colloquio internazionale di studi, Roma, 25-27 giugno 2007, Viella, Roma 2012, pp. 123-135.
  • Antonio Cistellini, San Filippo Neri. L’Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, prefazione di Carlo Maria Martini, 3 v., Morcelliana, Brescia 1989.
  • Giovanni Incisa della Rocchetta, I discepoli di San Filippo a San Giovanni dei Fiorentini, in “Oratorium”, 6, n. 1-2, 1975, pp. 43-50.
  • Markus Kersting, San Giovanni dei Fiorentini in Rom und die Zentralbauideen des Cinquecento, Vernersche Verlagsgesellschaft, Worms am Rhein 1994.
  • Louis Ponnelle, Louis Bordet, Saint Philippe Néri et la société romaine de son temps (1515-1595), III éd., Librairie Bloud & Gay, Paris 1929 (I ed.: ivi, 1928) [ed. it.: Luigi Ponnelle, Luigi Bordet, San Filippo Neri e la società romana del suo tempo (1515-1595), trad. it. di Tito Casini, prefazione di Giovanni Papini, Libreria editrice fiorentina, Firenze 1986 (ripr. anastatica con appendice dell’ed. 1931)].
  • Stefano Zen, Baronio storico. Controriforma e crisi del metodo umanistico, prefazione di Romeo De Maio, Vivarium, Napoli 1994.
  • Stefano Zen, Oratori devoti, combattenti spirituali, soldati di Cristo. Percorsi della perfezione cristiana in Italia nella prima età moderna, Loffredo, Napoli 2012, pp. 15-45 (cap. I, “L’Oratorio di Filippo Neri e la ‘perfezione’ della Chiesa primitiva”).
  • Stefano Zen, “Padre Camillo andò a mettersi nel S. Officio”. Filippo Neri, i padri dell’Oratorio e Camillo Severini, in “Quaderni eretici /Cahiers hérétiques”, 10, n. 1, 2022, pp. 119-159.

Voci correlate

Nota bene

Questa voce fa parte della sezione trasversale Oratorio e Congregazione oratoriana: storia, spiritualità, politica culturale, dedicata all’Oratorio sorto per iniziativa di Filippo Neri, che da libero sodalizio conobbe nell’arco di un quarto di secolo una sua graduale evoluzione fino alla sua istituzionalizzazione nel 1575 (quando papa Gregorio XIII decise per decreto di costituire la Congregazione oratoriana), con l’obiettivo di costruire un repertorio di voci inerente non soltanto ai padri e ai fratelli laici che entrarono stabilmente nell’Oratorio filippino, ma allargato significativamente alle opere prodotte e diffuse dall’operoso laboratorio oratoriano, ai luoghi della Congregazione, alle personalità più o meno note che si riconobbero nella sua politica culturale, partecipando attivamente alle varie iniziative promosse e in particolare agli esercizi spirituali, considerati il nucleo pulsante del programma filippino.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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