Sabba

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Il sabba, convegno notturno di streghe e stregoni con il diavolo, affonda le sue radici nella commistione di credenze arcaiche di disparata provenienza che, con il passare del tempo, si erano radicate tra le popolazioni, si erano modificate e, infine, erano state codificate in determinati schemi dagli inquisitori, non senza forzatura.
Secondo gli studi condotti da Carlo Ginzburg, alle origini del sabba vi sarebbero alcune credenze sciamaniche a carattere estatico di origine indoeuropea legate ad alcune divinità femminili ritenute solite volare di notte con le proprie seguaci per portare benessere e felicità in determinate abitazioni.
Sebbene il Canon Episcopi, cioè un capitolare franco redatto nel 906 dall'abate benedettino Reginone di Prüm, avesse definito la credenza nel volo notturno al seguito delle dee un'illusione del demonio nei confronti di donne empie e deboli di mente, negandone quindi l'esistenza, alcuni teologi ed inquisitori, nei secoli successivi, iniziarono a intravedere nei vividi racconti in merito, resi dagli imputati coinvolti nei processi per stregoneria, la presenza di un reale culto a carattere satanico.
Spesso note con i nomi di Diana, Herodiana, Horiente oppure con attributi come “la regina delle fate” - Inghilterra, Scozia e Sicilia - o “la signora del gioco” (Domina ludi) - Emilia-Romagna e Lombardia - tali figure femminili venivano descritte, già nel corso del '300, come donne avvenenti, spesso vestite di bianco e di nero, solite vivere in radure lontane dove, periodicamente, ricevevano i propri adepti per offrire loro del cibo e delle bevande e per insegnare loro le proprietà benefiche di piante ed erbe; in alcuni casi a presenziare le riunioni vi erano anche gli elfi, in altri il “re delle fate”, in altri ancora individui definiti “fantastici” e “demoniaci”.
La radicata presenza, tra le popolazioni di prima età moderna, di tali credenze si scontrò con la successiva affermazione del concetto cumulativo di stregoneria (il volo notturno, il satanismo e l'incontro con il demonio) elaborato dagli inquisitori, che dettero un'interpretazione personale ai molti racconti in merito, dando vita a veri e propri fenomeni persecutori nei confronti delle presunte streghe, seguaci del demonio. I giudici impegnati nei processi attribuirono tratti demoniaci a tali figure femminili per convogliare le varie credenze nei loro schemi interpretativi e culturali non solo creando lo stereotipo del sabba, ma anche travisando e stravolgendo gli elementi culturali prima messi in luce: nelle dee benevole fu intravista la figura del diavolo, mentre i raduni notturni diventarono convegni durante i quali si adorava il demonio, spesso presente nella forma di un caprone, si mangiava e si beveva smodatamente danzando fino all'alba. A detti raduni streghe e stregoni sarebbero giunti in volo, cavalcando animali, bastoni, talvolta manici di scopa. Capaci di percorrere spazi sterminati in breve tempo, i seguaci di Satana si sarebbero incontrati, per poi recarsi insieme al sabba, ogni giovedì o venerdì sera dandosi appuntamento nei pressi di un albero, spesso un noce. I teologi, nel descriverlo come una sorta di "antisocietà", ricorsero al termine "sabba" in riferimento al sabato, giorno sacro degli ebrei.

Bibliografia

  • Carlo Ginzburg, Storia notturna. Una decifrazione del sabba, Einaudi, Torino 1989.
  • Martine Ostorero, « Folâtrer avec les démons ». Sabbat et chasse aux sorciers à Vevey (1448), Cahiers Lausannois d'histoire médiévale, Lausanne 1995.
  • Martine Ostorero, Le diable au sabbat : littérature démonologique et sorcellerie (1440-1460), SISMEL - Edizioni del Galluzzo, Firenze 2011.
  • Giovanni Romeo, Inquisitori, esorcisti e streghe nell’Italia della Controriforma, RCS, Milano [Sansoni, Firenze], 20044  [1990].
  • Robert Rowland, 'Fantasticall and Devilishe Persons': European Witch-beliefs in Comparative Perspective, in Bengt Ankarloo, Gustav Henningsen (a cura di), Early Modern European Witchcraft, Oxford University Press, Oxford 1990, pp. 161-190.

Article written by Domizia Weber | Ereticopedia.org © 2017

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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