Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Pietro Peracchione (Chivasso [TO], 1538 – Roma, 17 maggio 1608), presbitero dell’Oratorio di Filippo Neri, pur senza mai sovraesporsi all’interno della Congregazione, è stato un soggetto di pace e di grande equilibrio nella comunità romana, contribuendo al suo governo, per più trienni, come padre deputato; si è distinto soprattutto come direttore spirituale e responsabile delle iniziative editoriali della tipografia dell’Oratorio.
Biografia
Il piemontese Pietro Peracchione era nato a Chivasso nel 1538. La grafia del suo cognome presenta diverse varianti: Perrachione, Perracchione, Perraccione o anche Peracchioni. Coetaneo di Cesare Baronio, padre della storiografia ecclesiastica cattolica, fu ordinato sacerdote il 21 settembre 1570 ed entrò definitivamente nella Congregazione filippina il 23 marzo 1577, quando già da un mese gli esercizi dell’Oratorio erano stati trasferiti da S. Giovanni dei Fiorentini a S. Maria in Vallicella, sede definitiva dei padri oratoriani1. Occorre tuttavia ricordare che già prima, nel 1575, era stato unito da Filippo Neri ai tre padri oratoriani inviati a Milano su esplicita richiesta di Carlo Borromeo. Fu così che Peracchione, in compagnia del più anziano Nicolò Gigli, raggiunse nella diocesi ambrosiana Alessandro Fedeli, Fabrizio Mezzabarba e Pompeo Pateri, ma padre Filippo li richiamò poi tutti a Roma, in rapida successione, tra marzo e luglio dell’anno seguente. L’ultimo a rientrare fu il pavese Pateri, che fece ritorno nell’Urbe il 1° marzo del 1577, dopo vari contrattempi e qualche peripezia2. L’improvvisa risoluzione del Neri parve a Francesco Maria Tarugi un segnale evidente del suo donum profetiae, considerato che di lì a poco «si scoprì la peste in Milano» e la città si rivelò subito malsana e insicura3.
Quando nel 1591 il cardinale Agostino Valier compose quasi di getto il Philippus, sive de christiana laetitia dialogus, viva testimonianza della compattezza ideologica e della centralità dell’Oratorio romano, facevano allora parte della Chiesa Nuova una quindicina di soggetti di elevato spessore sia culturale sia umano, alcuni dei quali già famosi o particolarmente apprezzati per la loro dottrina: oltre al padre Peracchione, si ricordano Cesare Baronio, Giovan Francesco Bordini, Alessandro e Germanico Fedeli, Angelo Velli, Francesco Soto de Langa, Tommaso Bozio, Pompeo Pateri, Giulio Savioli, Antonio Gallonio, Flaminio Ricci, Giovanni Matteo Ancina, Agostino Manni e Gian Francesco Bernardi4. Assai stimato in comunità per il suo equilibrio e la nota generosità, come pure per le spiccate doti organizzative, Peracchione fu un confessore molto richiesto, apprezzato sia all’interno dell’Oratorio sia fuori, di cui si diceva un gran bene anche negli ambienti curiali. Tra i suoi penitenti ebbe Antonio Pasquini, Antonia Pasquini Caracci, Camillo Pamphili – discepolo di padre Filippo, che dal 1553 godeva della rendita dell’ufficio di abbreviatore della Camera apostolica – e qualche cardinale5.
Non risulta che Pietro Peracchione fosse impegnato nei ragionamenti dell’Oratorio e in ogni caso non mostrò mai particolare interesse per i discorsi pubblici e la predicazione. Semmai la sua azione nell’Oratorio va ricercata dietro le quinte, come abile amministratore e tessitore di relazioni. Il padre piemontese diede un prezioso contributo alla causa filippina come coordinatore della tipografia dell’Oratorio e fu egli stesso tra i finanziatori dell’officina, la cui attività contribuiva a dare maggiore visibilità alle iniziative culturali dei padri della Vallicella, che con Baronio, Tommaso e Francesco Bozio, Gallonio e altri avevano messo in piedi un vero e proprio laboratorio di ricerca storica e di erudizione ecclesiastica6. Peracchione aveva seguito da vicino anche i lavori per la facciata di S. Maria in Vallicella. In particolare, fu un interlocutore assiduo e disponibile di Antono Talpa, successore di Tarugi alla guida dell’Oratorio di Napoli, e dell’architetto Giovanni Antonio Dosio, i quali proposero di loro pugno un disegno per la facciata della Chiesa Nuova, che fu inviato a Roma per essere esaminato ma alla fine venne poi scartato dai padri romani7.
La dedizione alla vita dell’Oratorio è documentata anche dalla sua presenza, per più trienni, ai vertici della Congregazione. Nel 1593 Peracchione fu eletto padre deputato (poi sostituito da Tommaso Bozio) con Baronio, Pateri e Manni. In questa circostanza padre Filippo, eletto preposito per i primi cinque mandati a partire dall’8 maggio 1577, fu sostituito dal sorano Baronio nel mese di luglio del 1593 in quanto dimissionario. La nomina a padre deputato gli fu riproposta per tre altri trienni: nel 1596, insieme a Francesco Soto, Giovanni Matteo Ancina e Pietro Pozzi, con Baronio nel ruolo di preposito; nel 1599, con Germanico Fedeli, Tommaso Bozio e Giovenale Ancina, preposito Angelo Velli; infine nel 1608, anno della sua morte, insieme a Tommaso Bozio, Giovanni Giustiniani e Prometeo Pellegrini, con la conferma della prepositura di Velli8. Pur legatissimo al Neri, il padre piemontese non risulta tra i testi al processo di canonizzazione. L’ultima parte della sua esistenza lo vide in verità ritirato e piuttosto in ombra. Morì il 17 maggio 1608 all’età di settant’anni. Pier Luigi Galletti trascrisse un secolo dopo il suo necrologio dai libri di S. Maria in Vallicella9.
Pietro Peracchione lasciò alla Biblioteca Vallicelliana la sua libreria a stampa composta da circa 140 libri, di cui 27 sono ancora riconoscibili nel Catalogo possessori10. Al filippino piemontese appartenevano anche i manoscritti B 119, B 130 e G 102, conservati attualmente in Vallicelliana11. Una breve biografia di padre Peracchione fu raccolta da Paolo Aringhi, fonte assai preziosa per la storia della Congregazione oratoriana dei secoli XVI e XVII, a cui in seguito attinsero largamente Giacomo Ricci e Giovanni Marciano12.
Fonti e bibliografia
- Paolo Aringhi (et alii), Le vite e detti de’ padri e fratelli della Congregatione dell’Oratorio. Da s. Filippo Neri fondata nella chiesa di S. Maria in Vallicella …, 3 v., Roma, Biblioteca Vallicelliana, mss. O 58, O 59, O 60: ms. O 58, ff. 221-222.
- [Paolo Aringhi], Le vite, e detti de padri, e fratelli della Congregatione dell’Oratorio da s. Filippo Neri fondata nella Chiesa di S. Maria in Vallicella raccolti da Paolo Aringhi Prete della detta Congregatione e da Altri, vol. I, edito e annotato da Maria Teresa Bonadonna Russo, con la collaborazione di Renato De Caprio, Edizioni Oratoriane, Roma 2018.
- Mario Borrelli, Memorie baroniane dell’Oratorio di Napoli, in A Cesare Baronio. Scritti vari, a cura di Filippo Caraffa, Tipografia Editrice M. Pisani, Sora 1963, pp. 97-222.
- Mario Borrelli, Le testimonianze baroniane dell’Oratorio di Napoli, Lithorapid, Napoli 1965, p. 490 (Indice dei nomi e delle materie).
- Antonio Cistellini, San Filippo Neri. L’Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, prefazione di Carlo Maria Martini, 3 v., Morcelliana, Brescia 1989, vol. III, pp. 2390-2391 (Indice dei nomi di persona).
- Giuseppe Finocchiaro, Cesare Baronio e la Tipografia dell’Oratorio. Impresa e ideologia, Olschki, Firenze 2005, ad indicem, p. 176.
- Antonio Gallonio, Vita di San Filippo Neri, pubblicata per la prima volta nel 1601. Edizione critica a cura dell’Oratorio Secolare di S. Filippo Neri di Roma, a celebrazione del IV centenario della morte del Santo, con introduzione e note di Maria Teresa Bonadonna Russo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, Roma 1995, pp. 186-187, 189 e note.
- Carlo Gasbarri, L’Oratorio romano dal Cinquecento al Novecento, Arti Grafiche D’Urso, Roma 1963, p. 149.
- Il primo processo per san Filippo Neri nel codice vaticano latino 3798 e in altri esemplari dell’Archivio dell’Oratorio di Roma, edito e annotato da Giovanni Incisa della Rocchetta e Nello Vian, con la collaborazione di Carlo Gasbarri, 4 v., Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1957-1963 [I: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1595, 1957; II: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1596-1609, 1958; III: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1610. Testimonianze «extra urbem»: 1595-1599, 1960; IV: Regesti del secondo e terzo processo. Testimonianze varie. Aggiunte e correzioni alle note dei volumi I-III. Indice generale, 1963], vol. IV, p. 378 (Indice generale).
- Pompeo Pateri, Memorie … per negozi e cose spettanti alla Congregatione dell’Oratorio, a cura di Maria Teresa Bonadonna Russo, in “Archivio della Società romana di storia patria”, 98, 1-4, 1975, pp. 39-146.
Voci correlate
- Giovanni Giovenale Ancina
- Giovanni Matteo Ancina
- Paolo Aringhi
- Cesare Baronio
- Giovanni Francesco Bordini
- Carlo Borromeo
- Francesco Bozio
- Tommaso Bozio
- Congregazione dell’Oratorio
- Alessandro Fedeli
- Germanico Fedeli
- Filippo Neri
- Antonio Gallonio
- Nicolò Gigli
- Agostino Manni
- Fabrizio Mezzabarba
- Pompeo Pateri
- Flaminio Ricci
- Giulio Savioli
- Francesco Soto de Langa
- Antonio Talpa
- Francesco Maria Tarugi
- Angelo Velli
Nota bene
Questa voce fa parte della sezione trasversale Oratorio e Congregazione oratoriana: storia, spiritualità, politica culturale, dedicata all’Oratorio sorto per iniziativa di Filippo Neri, che da libero sodalizio conobbe nell’arco di un quarto di secolo una sua graduale evoluzione fino alla sua istituzionalizzazione nel 1575 (quando papa Gregorio XIII decise per decreto di costituire la Congregazione oratoriana), con l’obiettivo di costruire un repertorio di voci inerente non soltanto ai padri e ai fratelli laici che entrarono stabilmente nell’Oratorio filippino, ma allargato significativamente alle opere prodotte e diffuse dall’operoso laboratorio oratoriano, ai luoghi della Congregazione, alle personalità più o meno note che si riconobbero nella sua politica culturale, partecipando attivamente alle varie iniziative promosse e in particolare agli esercizi spirituali, considerati il nucleo pulsante del programma filippino.
Article written by Stefano Zen | Ereticopedia.org © 2019
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]