Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Pietro Galina è stato un benandante friulano denunciato al Santo Ufficio nella fine del Seicento.
Pietro, del quale si ignora l'origine a causa della mancanza di documentazione, deve aver vissuto sempre nel portogruarese. Le prime ed uniche informazioni che lo riguardano sono raccolte un due denunce, pervenute al Santo Ufficio di Aquileia e Concordia tra la fine del 1692 e l'inizio del 1693.
La prima, datata 29 dicembre 1692, fu mossa da Sonia Zogia di Concordia, recatasi dal vicario del tribunale locale, per raccontare che il Galina le si era presentato come benandante, capace di liberarla dal maleficio nel quale era incorsa, segnalandole, peraltro, chi era la strega responsabile. Il fatto era accaduto il giorno di S. Tommaso, in casa sua mentre erano «sentati intorno al fuoco» e dal documento non emergono altre informazioni utili.
Il 21 gennaio 1693, spontaneamente nelle sale del Santo Ufficio si presentò un'altra fanciulla, la diciottenne Pasqua Baldissera da Concordia, desiderosa di informare le autorità competenti che «Pietro Galina andava benedicendo per le case», avvisando i proprietari se fossero stati stregati e approfittando così di racimolare qualcosa da mangiare.
In realtà, il motivo principale che spinse la Baldissera a recarsi al Santo Ufficio fu la volontà di difendere la propria reputazione, infamata dal Galina che, nella continua attività di benandante, passava di casa in casa, riconoscendo le streghe e sciogliendone le fatture, facendo apertamente nomi e cognomi di chi riteneva come tali. Nella denuncia di Pasqua si legge, infatti, il suo sfogo, dettato dal fatto che molti in paese la ritenevano strega, come tale Caterina Volpina da Portogruaro, venuta a conoscenza di questo in casa della signora Caterina Rossetto, dove appunto Pietro non aveva esitato a farne il nome. Inoltre – aggiunse Pasqua - «anco un prete mi conosce per tale» e per questo non aveva neppure più il coraggio di recarsi in chiesa per confessarsi. Si può immaginare con quale animo la giovane vivesse all'interno della propria comunità e con che spirito girasse per la sua Concordia.
Quanto accaduto alle due donne fa cadere l'attenzione sul fatto che si dava ancor molto credito ai rimedi popolari, naturali ed empirici, ancorché simbolico-rituali. Inoltre fa emergere com'era ancora viva la credenza dei poteri taumaturgici e antistregoneschi dei benandanti nelle comunità friulane. Tuttavia le denunce caddero nel disinteresse e non ebbero alcun seguito, aspetto in linea con l'atteggiamento dei giudici di fede verso il fenomeno in quel periodo storico.
Bibliografia
- Mauro Fasan, Pietro Galina, il benandante che «ha benedito quasi tutta Concordia», in Cuncuardia, Società Filologica Friulana, Udine 2024, pp. 247-252.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]