Pietro da Lecco (fabbro, XVI sec.)

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Pietro da Lecco è stato un fabbro che fu condannato all'abiura e penitenze per opinioni eterodosse a Jesi nel 1580.

Originario della zona di Lecco, ma residente nella città marchigiana insieme a molti altri emigrati lombardi artigiani come lui, fu processato del Tribunale Episcopale di Jesi su denuncia di suoi conoscenti per avere rifiutato l'assistenza di un sacerdote e la confessione pur essendo gravemente ammalato.
Inquisito dalla corte vescovile, durante gli interrogatori emerse una sua sostanziale eterodossia espressa soprattutto attraverso il rifiuto della Confessione e della Comunione, senza le quali riteneva comunque che si potesse mantenere lo stato grazia con Dio ed anzi che fosse Egli stesso ad ispirare questa idea. Sosteneva pertanto che bastasse domandare perdono dei propri peccati direttamente alla divinità, senza mediazioni da parte di sacerdoti, confermando la natura sostanzialmente divergente dall'ortodossia della sua posizione. Infine ammise di avere posto alcuni fogli con parole scritte da lui sull'altare della chiesa di San Pietro Apostolo, non ricordando tuttavia cosa avesse scritto sui medesimi.
Fortemente sospettato dalla corte di esprimere idee eretiche provenienti dalla sua zona di origine, confinante con le aree riformate svizzere e circolanti in alcune comunità di “lombardi”, negava di avere appreso le sue idee, insistendo sulla natura personale ed originale delle sue convinzioni spirituali.
Di fronte alle accuse dei giudici si dichiarava pentito e ritrattava tutte le sue affermazioni definendole come errori, ovvero derivanti da una sua mancanza intellettuale e mentale, unita alle difficoltà pratiche incontrate nella sua vita.
Sentenziato nel novembre 1580 davanti al Tribunale Episcopale di Jesi, delegato direttamente dal Grande Inquisitore Cardinale Savelli a seguito della decisione della Congregazione romana che optava per l'abiura e penitenze minime, abiurava nelle mani del Vescovo Gabriele Del Monte, vergando di sua mano la confessione ed accentando le penitenze imposte.

Bibliografia

  • Diego Pedrini, Pietro e la sua eresia. Un processo della corte episcopale di Jesi per eterodossia nel 1580, in “Atti e Memorie della Deputazione di storia patria per le Marche”, 113, 2018.
  • Diego Pedrini, Lucia Dubbini, Giustizia ecclesiastica e società a Jesi in età moderna (1530-1730), in Vincenzo Lavenia, Diego Pedrini (a cura di), Giustizia ecclesiastica e società nelle Marche in età moderna. Atti del convegno, Livi Editore, Fermo 2018, pp. 153-177.
  • Diego Pedrini, Lucia Dubbini, Il prezzo del perdono, Il Tribunale episcopale di Jesi in età moderna (1530-1730), Livi Editore, Fermo 2020.

Article written by Diego Pedrini | Ereticopedia.org © 2020

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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