Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Piero Cocco è stato un patrizio veneziano del XVI sec., in odore di eresia.
Era stato podestà ad Albona dal 1544 al 1547 e mentre occupava tale carica aveva frequentato Gian Battista Vergerio, vescovo di Pola, e il fratello di lui Pier Paolo Vergerio, vescovo di Capodistria, poi esule religionis causa. Nel 1551, mentre era membro della Quarantia civil nova, subì un'indagine inquisitoriale senza però conseguenze rilevanti. Il suo nome fu fatto da Bonifacio Emilione o Milion, venditore di libri, sotto processo inquisitoriale per possesso di libri proibiti e per aver negato il libero arbitrio e l'esistenza del Purgatorio, durante il suo interrogatorio del 18 giugno 1551. Emilione aveva dichiarato che Cocco aveva un deposito di libri proibiti in casa sua; dalle sue dichiarazioni emergeva anche che Piero Cocco albergava in casa sua Lucio Paolo Rosello come precettore dei suoi figli. Convocato dal Sant'Uffizio il 27 luglio 1551, Cocco dichiarò di aver comprati diversi libri proibiti dall'Emilione, ma ignorando che fossero tali e comunque senza averli mai letti. Negli anni successivi, nonostante le sue frequentazioni eterodosse persistessero, non subì ulteriori convocazioni. Nei suoi due testamenti del 1584 e del 1586 non si trovano tracce di eterodossia.
Bibliografia
- Federica Ambrosini, Storie di patrizi e di eresia nella Venezia del ‘500, Franco Angeli, Milano 1999, ad indicem, in part. pp. 81-89.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]