Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Pier Antonio Battagia è stato un patrizio veneziano del XVI sec., perseguitato dall'Inquisizione.
Subì un processo inquisitoriale da parte del Sant'Uffizio di Venezia nel 1585. La sua vita era stata tormentata: aveva avuto forti contrasti col padre Michiel, che lo accusò di aver sperperato il patrimonio familiare. Aveva intrecciato una lunga relazione con una popolana, di nome Angela de Grandi, per giunta già sposata e sospettata di eresia, oltre che figlia di un Zuan Battista de Grandi, che aveva coltivato tendenze eterodosse. Dopo la morte di questa nel 1583, aveva cominciato a convinvere con la figlia di un nobile padovano, già sposata anch'essa.
Denunciato nel febbraio 1585 a causa della sua amicizia con il camaldolese Floriano Floriani, abate di San Michele a Murano, sospettato di eterodossia, secondo i suoi accusatori Pier Antonio Battagia mostrava un acceso anticlericalismo, non frequentava regolarmente la messa, non si confessava, negava il Purgatorio e teneva nella casa ereditata da Angela de Grandi immagini ereticali già possedute da lei e da suo padre. Nel monastero di San Michele da Murano aveva partecipato a discussioni filosofiche e teologiche e aveva incontrato Alessandro Maranta, ex frate domenicano, già sottoposto a processo inquisitoriale nel 1579-80 e assolto.
Non è noto come si concluse il processo a carico del Battagia, che morì a Venezia nel 1601.
Bibliografia
- Federica Ambrosini, Il processo per eresia al patrizio veneziano Pier Antonio Battagia, in Continuità e discontinuità nella storia economica, politica e religiosa. Studi in onore di Aldo Stella, Neri Pozza , Vicenza 1993, pp. 179-196.
- Federica Ambrosini, Storie di patrizi e di eresia nella Venezia del ‘500, Franco Angeli, Milano 1999, pp. 199-203.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]