Benincasa, Orsola

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Orsola Benincasa (Napoli, 1547/1550 - Napoli, 20 ottobre 1618) è stata una religiosa e mistica. Nonostante i sospetti inquisitoriali che gravarono su di lei in vita, la Chiesa cattolica l'ha dichiarata venerabile nel 1793.

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Nata a Napoli tra il 1547 e il 1550, Orsola Benincasa, ultima figlia di una modesta famiglia di Cetara, che non poté permetterle di prendere il velo, visse da ‘bizzoca’ in casa con i fratelli. Quando iniziarono a manifestarsi i fenomeni estatici che avrebbero caratterizzato la sua spiritualità, l’arcivescovo Annibale di Capua, per sottrarla alla devozione popolare, ne autorizzò il trasferimento sulla collina di Sant’Elmo, dove la mistica visse fino alla fine dei suoi giorni attorniata da un crescente numero di devoti. L’evoluzione di questo libero ritiro in una Congregazione laicale fu reso possibile dal sostegno dell’oratoriano Alessandro Borla e dell’abate Gregorio Navarro, un ricco prelato spagnolo che acquistò la casa e il fondo rurale nel quale viveva la famiglia Benincasa e iniziò la costruzione della chiesa intitolata all’Immacolata Concezione. Nel 1582 Orsola Benincasa si recò a Roma per esortare Gregorio XIII alla moralizzazione della Chiesa, secondo una tradizione di chiara ascendenza cateriniana. La mutata temperie spirituale rese inevitabile una verifica dell’ispirazione della donna da parte di una commissione di alti prelati della quale fecero parte Giulio Antonio Santoro, cardinale di Santa Severina, e Filippo Neri. Nonostante la presenza del Santa Severina, non si trattò di una vera e propria indagine inquisitoriale: non se ne trova traccia nei Decreta di quel periodo, anche se il nome della Benincasa ricorre negli appunti del cardinale relativi alle udienze concistoriali. L’indefinitezza è probabilmente da attribuire al fatto che il Sant’Uffizio non aveva ancora chiaramente intrapreso la strada del disciplinamento religioso e sociale. Rientrata a Napoli, la donna tornò al proprio ritiro affidata alla direzione spirituale degli oratoriani che Navarro aveva nominato eredi della proprietà di Sant’Elmo, poi riscattata da Orsola Benincasa grazie a una donazione. I teatini assunsero la direzione della comunità. Furono i veri artefici del progetto, realizzatosi dopo la morte della mistica (avvenuta il 18 ottobre 1618), di affiancare alla Congregazione un monastero di clausura. Con le oblate e gli eletti, che avevano nominato Orsola Benincasa protettrice della città, i teatini costituirono il gruppo di pressione dei processi di canonizzazione culminati nella proclamazione delle sue virtù eroiche (1793). Proprio l’impegno dei chierici regolari nell’alimentare il culto per colei che intendevano assumere come madre spirituale del ramo femminile dell’Ordine portò il Sant’Uffizio ad occuparsi della Benincasa. Nel fondo Venerazione di persone non canonizzate o beatificate si trovano due fascicoli che la riguardano. Quello del 1648 è di provenienza diocesana. Fa riferimento al tentativo dei teatini di stampare a Palermo, a nome dell’inquisitore Diego García de Trasmiera, una biografia della Benincasa colpita da censura. L’eco della vicenda non era ancora spento nel 1666, quando l’inquisitore di Venezia, Agapito Ugoni, temendo una nuova manovra, si rivolse ai cardinali inquisitori in occasione della richiesta di stampa di una Vita della Benincasa, scritta da Lorenzo Crasso. Nel 1678, infine, il Sant’Uffizio fu sollecitato dall’inquisitore Domenico Cennini, vescovo di Gravina, e dette mandato all’arcivescovo di Napoli, Innico Caracciolo, di vietare con un editto la circolazione dell’immaginetta che ritraeva Orsola e san Gaetano ai piedi della Vergine, entrambi con una aureola sulla testa. La scarsa aderenza del modello agiografico della Benincasa al nuovo indirizzo segnato dai decreti di Urbano VIII è testimoniata anche dall’inclusione nell’Indice di alcune biografie scritte dal teatino Francesco Maria Maggio e da Giovanni Bagatta.

Fonti

  • Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede (=ACDF), Index, Protocolli Q2, cc. 391-409v.
  • ACDF, S. O., CL, 1665-1667, fasc. 15.
  • ACDF, S. O., St. St., B 4-f, fasc. 8.
  • ACDF, S. O., St. St., B 4-g, fasc. 23.

Bibliografia

  • Vittoria Fiorelli, Una santa della città. Suor Orsola Benincasa e la devozione napoletana tra Cinquecento e Seicento, Editoriale Scientifica, Napoli 2001.
  • Silvana Seidel Menchi, Benincasa, Orsola, in DBI, vol. 8 (1966).

Nota bene

Questa voce è la rielaborazione, con lievi modifiche, di un testo originalmente pubblicato in Dizionario storico dell'Inquisizione, diretto da Adriano Prosperi in collaborazione con Vincenzo Lavenia e John Tedeschi, Edizioni della Normale, Pisa 2010, vol. 1, p. 181.

Article written by Vittoria Fiorelli | Ereticopedia.org © 2022

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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