Tataranni, Onofrio

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Onofrio Tataranni (Matera, ottobre 1727 – Matera, 27 marzo 1803) è stato un religioso e filosofo.

Nacque in Basilicata, a Matera, da Angelo Bruno Tataranni e Nunzia Pistoia. Non è noto a quale ceto appartenesse la sua famiglia, ma sicuramente essa era fornita dei mezzi economici e delle relazioni sociali necessarie per avviare il figlio verso la carriera ecclesiastica: non a caso, quando fu battezzato (il 19 ottobre del 1727) nella Chiesa cattedrale di Matera, i suoi genitori scelsero come padrini i nobili Giovan Battista Ferraù e Giovanna Cordova. Il 25 marzo 1750 fu ammesso al diaconato. Nel 1751, il Tataranni vestì l’abito sacerdotale; in seguito divenne canonico del Capitolo cattedrale di Matera e rivestì l’importante ruolo di maestro nello stesso seminario in cui anni prima era stato allievo.
Sebbene, avesse maturato nella sua città natale, una posizione di un certo rilievo sia in ambito ecclesiastico, sia in ambito educativo, non mostrò alcun tentennamento nell’accettare l’invito di Michele Imperiali, principe di Francavilla, che lo volle a Napoli per affidargli la direzione della sua Paggeria. Grazie all’incarico conferitogli dal principe di Francavilla, accrebbe maggiormente la stima di cui già godeva, stringendo rapporti amichevoli con le personalità più illustri ed autorevoli del tempo, incardinate nella Reale Accademia delle Scienze Belle Lettere. Tataranni ebbe la possibilità di frequentare proprio gli stimolanti dibattiti accademici, che del resto avrebbero formato l’humus delle sue future riflessioni, in qualità prima di Direttore della Paggeria, poi della Scuola militare del Real Collegio militare, ufficialmente Reale Accademia Militare. Nell’arco di un settennio, pubblicò opere molto significative, in cui era evidente il suo tracciato ideale di società. In più, essendo principalmente un uomo di Chiesa, nelle sue opere non mancarono riferimenti alla religione cristiana. Infatti, più volte egli tenne a sottolineare l’importanza della triade Dio-Ragione-Sentimento. La prima, monumentale, opera fu il Saggio d’un filosofo politico amico dell’uomo, pubblicata a Napoli, in cinque tomi, dal 1784 al 1788: il primo tomo nel 1784, il secondo e il terzo nel 1785, il quarto nel 1786 e il quinto nel 1788. Dunque, Tataranni confidava molto nella figura del sovrano, quale principale esempio per i sudditi, capace di governare un Regno che si sarebbe dovuto fondare su solidi valori, legati all’importanza della famiglia, della civiltà contadina e della piccola proprietà terriera, quest’ultima ottenuta con un giusto ed onesto lavoro. La fiducia che riponeva nei riguardi del monarca veniva ancora espressa nel Ragionamento sul carattere religioso di Carlo III umiliato a Ferdinando IV re delle Due Sicilie, pubblicato a Napoli nel 1789. Sostanzialmente, si trattava di un panegirico riferito al padre del sovrano, Carlo di Borbone, che, spentosi l’anno precedente, veniva proposto come esempio da seguire al suo erede, al quale, passando dall’esempio, concreto, ma pur sempre distante, di re Carlo ai fatti, si rivolgeva nel Ragionamento sulle sovrane leggi della nascente popolazione di S. Leucio umiliata alla maestà di Ferdinando IV re delle Due Sicilie, pubblicato a Napoli il 25 luglio del 1789. L'anno dopo, nella Brieve memoria sull’educazione nazionale della nobile gioventù guerriera, l’autore affrontava il tema, a lui caro come Direttore di istituti di formazione, dell’educazione dei giovani.
Tuttavia, in seguito agli avvenimenti del 1791 e del 1794, quindi dopo il Concordato e dopo la fallita congiura di Lauberg, le sue posizioni rispetto alla politica e allo Stato cambiarono considerevolmente. Con questa disillusione coincide il silenzio dell’intellettuale materano, che in quegli anni si limitò, a quanto noto, a proseguire i suoi studi come Direttore. La delusione, si può ipotizzare, lo spinse a tacere fino alla proclamazione della Repubblica, quando - dichiarava - sicuro dell’importanza dell’istruzione del popolo e del “nuovo cittadino”, elaborò, al fine di realizzare un solido e perfetto governo, il Catechismo Nazionale pe’l Cittadino, nel quale incoraggiava il popolo a difendere i principi della Rivoluzione a vantaggio dell’umanità intera.
Purtroppo, l’esperimento della Repubblica napoletana, seppur significativo, specie per la formazione di una coscienza civica da parte di un popolo che da suddito desiderava affermare i propri diritti e diventare cittadino, si chiuse con un drammatico epilogo, contraddistinto dalla crudeltà della restaurata monarchia borbonica che, nell’intento di eliminare dal Regno il giacobinismo, condannò a morte decine di intellettuali e patrioti di prima fila. Tataranni, invece, riuscì a porsi in salvo, rifugiandosi a Matera, dove morì il 27 marzo del 1803.

Bibliografia

  • Maria Rosaria Capobianco, La pedagogia dei catechismi laici nella repubblica napoletana, Liguori, Napoli, 2007.
  • Antonio D'Andria, Onofrio Tataranni. Un riformatore napoletano in limine, in “Quaderni eretici”, 6, 2018, fasc. 2, pp. 53-85.
  • Antonio Lerra, Onofrio Tataranni e il Catechismo nazionale pe ‘l Cittadino. Progetto di cultura politica e ruolo dell’antico, in Catechismo nazionale pe ‘l Cittadino. Progetto di cultura politica e ruolo dell’antico, Edizione critica a cura di Antonio Lerra, Lacaita, Manduria-Bari-Roma, 2006.
  • Catechismi repubblicani. Napoli 1799, a cura di Pasquale Matarazzo, Vivarium, Napoli, 1999.

Article written by Antonio D'Andria | Ereticopedia.org © 2019

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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