Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Olimpia Malipiero (Venezia, 1545 ? - Venezia, 23 giugno 1569) è stata una poetessa petrarchista, nella cui produzione selezionata a stampa predominano i temi dell'esilio, della fortuna e una prospettiva cristocentrica
Cenni biografici
Verseggiatrice prolifica e scrittrice nota al tempo, le notizie biografiche sono poche e incerte. In base all’età del decesso riportata nei necrologi sanitari l’autrice sarebbe nata attorno al 1545 e deceduta il 23 giugno del 1569. Malipiero era figlia di un patrizio veneziano e legata alla famiglia Pisani per parte materna: la madre si sarebbe infatti sposata con Leonardo Malipiero attorno al 1535, data alla quale lo storico ottocentesco Emmanuele Antonio Cicogna associa arbitrariamente la nascita dell’autrice, anticipandola rispetto alle notizie che si ricavano dai necrologi.
Seppure pesi la disposizione romanzata ad hoc dal suo curatore, le notizie principali della sua vita si ricavano dalle poesie biografico-esistenziali del mini-canzoniere di Olimpia Malipiero nelle Rime diverse d’alcune nobilissime et virtuosissime donne (1559), a cura di Lodovico Domenichi. L’autrice infatti trascorse parte della sua vita a Firenze seguendo il padre in esilio, per poi ritornare a Venezia solo negli ultimi anni, morendo comunque in giovane età nella villa di famiglia. Nella vicenda dell’autrice il punto nodale è rappresentato dal periodo fiorentino, cui dà risalto anche Domenichi nella disposizione e scelta delle sue rime. La silloge dipinge i contorni di un affare di famiglia che, all’altezza della stampa delle Rime di donne nel 1559, continuava ad essere irrisolto. Proprio per questo motivo il canzoniere di Malipiero si compone di una consistente quantità di poesie celebrative rivolte per lo più a Cosimo I e ad esponenti della famiglia de’ Medici, nella speranza che questi potessero agire da intermediari per un possibile rientro in patria della famiglia.
Sebbene i motivi dell’esilio non siano chiari, esiste parte degli scambi del Duca con il padre Lorenzo Malipiero. Egli nel maggio 1557, denunciando lo stato di miseria in cui versava, chiedeva a Cosimo la cortesia di un sussidio di mantenimento. In un’altra lettera scritta nel maggio 1562 da Roma, Malipiero-padre supplicava il Duca di un breve da presentare all’attenzione del papa in merito al proprio caso, e la stessa richiesta si ribadisce nel giugno di quell’anno. A riscontro di ciò, e a conferma della macchina diplomatica che si mobilita, altre due lettere sono scritte dal cardinale Giovanni de’ Medici, figlio di Cosimo I, al cardinale S. Giorgio Giovanni Antonio Serbelloni, e al papa Pio IV, quest’ultima datata 1561. Nonostante questi interventi però, l’autrice doveva trovarsi ancora a Firenze nel 1565 come testimoniano i sonetti che scambia, da Firenze, con Giulia Premarini, raccolti nelle Rime di diversi nobili poeti toscani a cura di Dionigi Atanagi (1565). Seppur la vicenda manchi di alcune informazioni fondamentali per la ricostruzione di un quadro completo, l’esilio, la lontananza da Venezia e le speranze nutrite nella famiglia Medici sono i punti fondamentali che caratterizzano la vicenda biografica e lirica dell’autrice, riflettendosi tematicamente e stilisticamente nella sua produzione poetica.
Produzione poetica e temi spirituali
Malipiero riceve una buona educazione e partecipa al milieu culturale che le sta attorno, sia a Venezia che a Firenze e la sua produzione di corrispondenza conferma che l’autrice padroneggia i codici d’espressione del Petrarchismo. Secondo Cicogna, inoltre, ma senza fornire prove a sostegno e ulteriori specificazioni, i suoi sonetti erano letti nelle sale accademiche e questa portava come “geroglifico” il simbolo dell’Albero della vita del Paradiso terrestre, “sotto al quale stava piangendo, col motto di S. Paolo: ‘Noli altum sapere’ (non voler saper il sublime)” (Cicogna 1847, p. 58). Tra il 1559 e il 1568, si stampa una cospicua produzione poetica: 33 poesie, di cui 1 sestina e 1 madrigale, nella raccolta del 1559 Rime di alcune nobilissime e virtuosissime donne a cura di Domenichi; 4 sonetti nelle Rime di diversi in morte d’Irene da Spilimbergo e 2 sonetti (uno in corrispondenza con Giulia Premarini) nel secondo libro delle Rime di nobili toscani, due opere entrambe a cura di Dionigi Atanagi (1561; 1565); 2 sonetti nel Tempio della divina signora Geronima d’Aragona (1568) di cui uno dedicato al curatore della raccolta, Ottavio Sammarco, poi ristampato nelle Rime di Orsato Giustiniano (1600) senza la dedica originale a Sammarco. Come Isabella di Morra e altre, non tutte le autrici cantano d’amore: il mini-canzoniere di Malipiero narra la vicenda esistenziale dell’autrice esiliata da Venezia, con ricchezza di immagini marine e marinaresche. Alle tradizionali pene amorose fanno quindi eco i lamenti di un’anima che, se da una parte cerca sostegno in Cosimo I e nella famiglia Medici, dall’altra si rifugia nella speranza di una patria celeste, asilo topico di ogni spirito in cerca di pace. Le 33 poesie di Olimpia Malipiero così come sistemate da Lodovico Domenichi si dividono tra testi autobiografici, celebrativi, funebri e religiosi. La formazione dell’autrice trova riscontro in una certa predilezione per i temi classicheggianti, come la celebrazione dell’amicizia e quello della fugacità della vita. I testi dimostrano una attenta conoscenza del mito classico, dei RVF e delle esperienze liriche coeve, come la produzione spirituale di Colonna e le riflessioni sulla brevità del vivere di Veronica Gambara.
Lo spazio dedicato da Lodovico Domenichi a Olimpia Malipiero rappresenta un vero e proprio lancio per la poetessa, il cui nome compare, successivamente, in altre famose raccolte, curiosamente intrecciate con curatori coinvolti nel dissenso politico-religioso del tempo, a partire in primis da Lodovico Domenichi. La scrittura di Malipiero, in particolare le rime esistenziali (in cui domina il lamento, il tema della fortuna e degli astri sfavorevoli al ritorno), e spirituali (di forte impostazione cristocentrica e incentrate sulla funzione salvifica del legno della Croce) forniscono una serie di indizi circa l’elaborazione del pensiero religioso dell’autrice e il dialogo con il petrarchismo spirituale colonniano. Nel sonetto Mentre la luce ne la luce l’alma, ad esempio, lo splendore e il sole di Cristo sono il conforto di un io che brama ardere nel «dolce foco» (v. 11) della grazia divina e nel «soave odore» che la circonda (vv. 11-12). Una forte influenza scritturale informa anche l’immagine di chiusura della seconda terzina: il profumo «soave» del v. 12 rimanda infatti alle lettere di Paolo e al sacrificio di Cristo in croce. Tali elementi caratterizzano la scrittura dei versi religiosi di Malipiero e, come lei, di molte altre autrici della silloge delle Rime di donne; una produzione selezionata da un curatore da sempre interessato e incline a dare evidenza a voci dissonanti del panorama lirico del tempo.
Bibliografia essenziale
- Simonetta Adorni Braccesi, Telifilo Filogenio [Girolamo Borro] sopra la perfectione delle donne: un libro, un editore e il controllo della stampa nella Lucca del Cinquecento, in La fede degli italiani: per Adriano Prosperi, a cura di Guido dall’Olio, Adelisa Malena, Pierroberto Scaramella, 2 voll., Edizioni della Normale, Pisa, vol. 1, pp. 223-235.
- Emmanuele Antonio Cicogna, Delle iscrizioni veneziane, 6 voll., Giuseppe Molinari, Venezia, 1824-1855, vol. 5 [1847], pp. 57-58.
- Virginia Cox, Lyric Poetry by Women of the Italian Renaissance, Baltimore, Johns Hopkins University Press, pp. 212, 341.
- Massimo Firpo, Gli affreschi di Pontormo a San Lorenzo. Eresia, politica e cultura nella Firenze di Cosimo I, Einaudi, Torino 1997.
- Enrico Garavelli, Introduzione, in Vite di santa Brigida e santa Caterina di Svezia, a cura di Enrico Garavelli, Vecchiarelli, Manziana, pp. 9-32, 2016.
- Orsatto Giustiniani, Rime, a cura di Ranieri Mercatanti, Olschki, Firenze, 1998, pp. 65, 66, 201, 202, 218.
- Dorit Raines, La dogaressa erudita. Loredana Marcello Mocenigo tra sapere e potere, in Donne di potere nel Rinascimento, a cura di Letizia Arcangeli e Susanna Peyronel Rambaldi, Viella, Roma, pp. 375-404.
- Clara Stella, Tra «Vinegia» e Arno. La biografia in versi di Olimpia Malipiero, in «Il Campiello», 2 [2017], pp. 7-31.
- Clara Stella, Lodovico Domenichi e le Rime diverse d’alcune nobilissime et virtuosissime donne (1559), Classiques Garnier, Parigi 2022, pp 195-203.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]