Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Nicolò Franco (Benevento, 13 settembre 1515 – Roma, 11 marzo 1570) è stato un poeta e umanista, condannato a morte dall'Inquisizione romana.
Segretario a Venezia, poi acerrimo nemico di Pietro Aretino (che lo fece pugnalare al volto), legato al giurista napoletano Bartolomeo Camerario, fu da lui ospitato a Roma nel giugno 1558 Paolo IV (di cui Camerario era commissario all'annona). Ma poco dopo, il 15 luglio 1558, fu arrestato (così come il Camerario, accusato di malversazione). Dopo otto mesi di carcerazione fu liberato. Si vendicò di Paolo IV e dei Carafa scrivendo il violento libello Commento sopra la vita et costumi di Giovan Pietro Carafa che fu Paolo IV chiamato, et sopra le qualità de tutti i suoi et di coloro che con lui governaro il pontificato su incarico di Alessandro Pallantieri, che, in qualità di procuratore fiscale, conduceva il processo intentato da Pio IV contro i nipoti di Paolo IV e affiliati. Subì per questo la vendetta di Michele Ghislieri, delfino di Paolo IV, che, divenuto papa nel 1566 col nome di Pio V e disposta la revisione del Processo Carafa, lo fece arrestare (1568) e sottoporre a tortura: Franco confessò la piena paternità del libello anti-carafesco. Il processo inquisitoriale contro di lui si concluse con la condanna a morte, eseguita tramite impiccagione a Ponte Sant'Angelo l'11 marzo 1570.
Bibliografia
- Processo Morone2, vol. 1, ad indicem.
- Franco Pignatti, Franco, Nicolò, in DBI, vol. 50 (1998) (e bibliografia ivi citata).
Link
- Scheda su Nicolò Franco sul sito Symogih.org
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]