Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Maria Gattino (detta la longa) è stata una donna processata per stregoneria dal Santo Ufficio di Aquileia e Concordia nel 1614.
Maria era figlia di Marco Gattino. All’epoca del processo era vedova, anche se non si conosce il nome del defunto marito. Probabilmente originaria di Pasiano (di Pordenone), dove già fu denunciata da Lucrezia Montereale Mantica ed Elisabetta Grimaldi nel 1605, si potrebbe ipotizzare discendente dai Gat o Gatti, famiglia di banchieri pasianesi attivi tra Prata e Pordenone nel XIV secolo. Il soprannome la longa le fu attribuito per l’elevata statura, «era una donna grande» dicevano i compaesani.
Il processo si tenne a Polcenigo, nel convento dei Minori conventuali di S. Giacomo e fu presieduto dall’inquisitore Domenico Vico da Osimo, assistito da frate Francesco dei conti di Polcenigo e dalle autorità locali.
A dare inizio al procedimento furono le denunce di Bortola Carnielli e Caterina Bressanini, rispettivamente madre e figlia, che conoscevano bene la Gattino, avendone ricercato in più occasioni l’aiuto.
Tanto dalle denunce, quanto dagli interrogatori che seguirono per volontà del giudice di fede, emerse la condizione di indigenza di Maria, che sicuramente si era trasferita da Pasiano a Polcenigo in cerca di migliori condizioni di vita. In realtà non fu così e la longa si ritrovò nuovamente a vivere ai margini della società, potendo contare solo su piccoli lavori occasionali e cercando di sopravvivere con espedienti. La fama di strega la seguì e lei non esitò a sfruttarla, per quanto possibile, proprio per racimolare quel poco che le bastava per vivere. Era dedita maggiormente a pratiche terapeutiche, che lei stessa ammise d’aver imparato con l’esperienza e anche grazie al medico Pelizza che praticava a Polcenigo. Purtroppo le furono attribuite le responsabilità per alcuni malori sopraggiunti agli abitanti del posto, che così decisero di dare vita al processo.
Alla fine a Maria fu imposto l’ordine «di guardare di no dar mai più per l’avenire ad altre persone qui in Polcenigo, et suo distretto, o in qualsi voglia altro luogo alcuna sorte di medicina, ò untione, ò qualsi voglia altro medicamento per qual si voglia sorte d’infirmità».
Nel caso la donna avesse reiterato i reati, sarebbe andata incontro alla scomunica «dalla quali no possi esser assoluta si no da noi, et una pubblica frustatura». La sentenza del Vico, datata 24 settembre 1614, fu consegnata al conte Polcenigo e al parroco, affinché avesse attuazione e gli stessi potessero verificare la condotta morale di Maria Gattino la longa.
Bibliografia
- Pier Carlo Begotti, Storia di Pasiano di Pordenone, Biblioteca dell’Immagine, Pordenone, 2015.
- Mauro Fasan, A caccia di streghe nei domini della Serenissima. Processi per stregoneria tra Veneto e Friuli nel ‘500 e ‘600, Itinera Progetti Editore, Bassano del Grappa (VI), 20212.
Article written by Mauro Fasan | Ereticopedia.org © 2021
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]