Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Marco Filippi (Bagnara Calabra, 1521 ca. – Palermo, 1563) è stato un poeta calabrese giustiziato dall’Inquisizione spagnola.
Biografia
Marco Filippi era nato a Bagnara intorno al 1521, come si ricava da alcuni versi composti nel 1562; giunto in Sicilia prima del 1554, si distinse nell’isola come versificatore e fu accolto, con l’appellativo di Funesto, nell’Accademia dei Solitari, una delle più antiche in Italia. Già il 4 ottobre del 1561 egli fu rinchiuso nelle carceri dall’Inquisizione spagnola insieme ad altri quattro calabresi; lì rimasero fino all’aprile del 1562 quindi, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, furono trasferiti in un’altra prigione. I loro nomi figurano negli elenchi dei carcerati che erano stati arrestati senza confisca dei beni e dai quali si dovevano recuperare i denari usati per provvedere alle loro spese ordinarie o straordinarie. L’8 settembre del 1562 Filippi si trovava nel carcere del Castello a mare di Palermo, allora sede dell’Inquisizione, come attesta la lettera dedicatoria a Giacomo Fardella, con cui gli offriva la sua opera Vita di santa Caterina vergine e martire (Venezia, 1592).
Il 10 dicembre dello stesso anno, dallo stesso luogo, indirizza invece un’epistola al giovane Giangaspare Fardella, figlio di Giacomo, per dedicargli le sue Rime spirituali (Venezia, 1621).
Nell’epistola del dicembre 1562 Filippi anticipa anche l’argomento di altre opere che aveva in proposito di comporre: le Epistole eroiche su l’Orlando furioso dell’Ariosto, che giungeranno effettivamente alle stampe con il titolo Lettere sopra il Furioso dell’Ariosto in ottava rima, e con una revisione linguistica ad opera di Giacomo Bosio, ma postume, nel 1584 a Venezia, a cura del figlio Ottavio Filippi; il Dialogo di Androgeno Padrone, et Ocrame Cavallo, la Vita di David con un raccoglimento, e un ambizioso Discorso del Testamento Vecchio, e Nuovo dal principio del Mondo infino ad hoggi, per un totale di cinquanta o più canti.
Le prime ipotesi sull’accusa che condusse il poeta nelle carceri inquisitoriali furono formulate da Francesco Mirabella nel 1913, corrette poi nel 1924.
Inizialmente egli ipotizzò che Filippi fosse entrato in contrasto con qualche potente personalità dell’isola, la quale per operare la propria vendetta avesse utilizzato il Sant’Uffizio. La lettera dell’8 settembre 1562 indica però chiaramente che l’origine delle sue tribolazioni era da rintracciarsi in Calabria, prima quindi del suo trasferimento in Sicilia. Nel 1924, Mirabella ritorna sull’argomento a seguito della pubblicazione degli articoli di Carlo Alberto Garufi sul Tribunale dell’Inquisizione spagnola in Sicilia, usciti tra il 1914 e il 1917. Garufi, infatti, scandagliando l’Archivio dell’Inquisizione spagnola di Simancas, aveva rintracciato l’autodafè nel quale si trovava registrato il nome di Marco Filippi. Si tratta del “Memoriale dello spettacolo di fede” celebrato a Palermo dall’inquisitore Juan Bezerra de la Quadra, il 13 aprile del 1563. Nel documento il nome di Marco Filippi si trova in coda all’elenco dei reconciliados: «Marco Phelipo de la Bañara en Calabria, por sedutor y inducidor de los quatro testigos falsos y testificò con ellos de casos de heresia contra el dicho religioso prior de un convento de San Bernardo», i quattro testimoni ai quali si fa riferimento comparivano nello stesso memoriale tra i penitençiados: «Paulo Angoto. Petro Paulo Catania. Juan Vincentio Campaña. Marco Antonio Vela de Sinopoli de Calabria. A todos quatro açotes y galera en vida […]». In una causa per eresia i cinque calabresi avrebbero partecipato ad un caso di falsa testimonianza contro un priore di un convento di San Bernardo. I quattro testimoni furono fustigati e condannati alla galera a vita mentre il Filippi, che avrebbe anche istigato i complici a produrre la falsa testimonianza, presentando dunque un carico di responsabilità superiore, sarebbe stato riconciliato, ossia riammesso in seno alla Chiesa. L’apparente incongruenza giudiziaria è risolta dai documenti conservati negli archivi del Tribunale del Sant’Uffizio di Palermo. Nei libri dei pagamenti, tra le pagine relative alle spese effettuate per lo spettacolo di fede del 13 aprile 1563, è possibile leggere la seguente nota: «[pagate] onze 3 tarì 12 per salme otto de ligna per abrusciare a preste Minico Santoro di Mandanichi et a Marco Philippo de la Bagnara Relaxati».
Anche nelle pagine successive il nome di Marco Filippi è sempre seguito dalla dicitura «relaxato», mentre dei compagni calabresi si scrive «condannato in galera». Marco Filippi morì, dunque, giustiziato durante l’autodafè e le sue opere, scritte in carcere, furono pubblicate postume.
Bibliografia
- Archivio di Stato di Palermo. Ricevitoria del S. Uffizio. Mandati. 146. Ricevitore Percolla. 1563 cc. 14-18.
- Archivio di Stato di Palermo. Ricevitoria del Sant’Uffizio. Inventario. Conti. 29. Libro giornale. 1562-1564 cc. 86-87 (note del 24 marzo 1562) e c. 131.
- M. Filippi, Vita di Santa Caterina vergine, e martire composta in ottava rima da Marco Filippi, detto il Funesto. Aggiontovi di nuovo gli argomenti, et le figure, appropriate ad ogni Canto. Con una raccolta di Sonetti, e di Canzoni spirituali, et di alcune Stanze della Maddalena a Christo, del medesimo autore, In Venetia, Appresso i Guerra, 1592; Id. Rime spirituali et alcune stanze della Maddalena a Christo, Introduzione di P. Crupi, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003.
- F. Mirabella, Di un poeta cinquecentista sconosciuto (Marco Filippi), in “Archivio storico siciliano”, 38, 1913, pp. 53-87; Id., Ancora su Marco Filippi, poeta cinquecentista sconosciuto, in “Archivio storico siciliano”, 45, 1924, pp. 195-205.
- V. La Mantia, Origine e vicende dell’Inquisizione in Sicilia, Sellerio, Palermo, 1977.
- C. A. Garufi, Fatti e personaggi dell’Inquisizione in Sicilia, Sellerio, Palermo, 1978.
- F. Giunta, Dossier Inquisizione in Sicilia, Sellerio, Palermo, 1991, p. 49.
- A. Amaduri, Letterati siciliani tra Riforma e Inquisizione nel XVI secolo, in Minoranze religiose in Sicilia e nel Mezzogiorno. Ebrei, ortodossi, protestanti. Atti del Convegno dell’Associazione P. Guicciardini di Firenze (Catania 10-11/12/2012), a cura di G. Costanzo e S. Gagliano, Biblion, Milano, 2014, pp. 53-71.
Voci correlate
Article written by Agnese Amaduri | Ereticopedia.org © 2017
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]