Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Lucrezia Montereale Mantica è stata una nobildonna di Pasiano, accusata di stregoneria agli inizi del Seicento.
Lucrezia Montereale era la moglie di Giovanni Daniele Mantica, i cui figli - e discendenti - porteranno il doppio cognome.
Nel 1605 dovette rispondere al Santo Ufficio riguardo il coinvolgimento sulle questioni del mago Aquino Turra da Pordenone, suo famiglio. Il 20 marzo di quell’anno, la Montereale fu ascoltata da Tiberio Asteo, fratello e aiutante dell’inquisitore per Aquileia e Concordia Girolamo Asteo, il quale capì le implicazioni che la donna aveva col Turra. La deposizione aveva un tono distaccato, ma la donna lasciò intendere come fosse assai più coinvolta di quanto voleva far credere.
Lucrezia descrisse il Turra come un servitore del padre, che aveva capacità soprannaturali, come il poter plagiare la volontà delle donne fino a soggiogarle completamente, o come fosse abile nell’aprire qualsiasi porta, benché questa fosse «diligentemente serrata et inchiavata».
La deposizione continuò sempre con tono pacato, a tal punto da quasi disconoscere il mago pordenonese, lasciando però spazio ad alcune confessioni private. La Montereale, infatti, si era presentata spontaneamente davanti ai giudici, consapevole che così avrebbe accorciato l’iter processuale e non vedersi addossare accuse o verdetti. Peraltro non si escluse sia stato il parroco a consigliarle la strategia. Ad ogni modo Lucrezia confessò che una volta ebbe modo di andare in cerca di «herba detta trifoglio», da mettere sotto la tavola per un non meglio specificato incantesimo. Forse resasi conto che si stava sconfessando, la donna decise di liquidare il tutto dicendo che appunto lei aveva solo cercato «detta herba ma nò feci altro».
La deposizione non fece emergere particolari coinvolgimenti col Turra, come non emerse la figura di una strega, ovvero di una donna dedita alle pratiche esoteriche. Dai documenti rimasti non si evince alcun procedimento a carico della Montereale-Mantica, che per chiudere ancor più velocemente la pratica decise di fare i nomi di altre streghe a lei vicine, così da distogliere le attenzioni su di essa, assicurarsi che non fosse sospettata di reticenza, o complicità e allo stesso tempo fornire materiale utile al Santo Ufficio, che dalle deposizioni spontanee si aspettava sempre nomi di complici. Così vennero tirate in ballo le vicine medunesi, tra le quali spiccava Aurora de Rubeis.
Bibliografia
- Pier Carlo Begotti, Storia di Pasiano di Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, Pordenone 2015.
- Mauro Fasan, A caccia di streghe nei domini della Serenissima. Processi per stregoneria tra Veneto e Friuli nel ‘500 e ‘600, Itinera Progetti Editore, Bassano del Grappa (VI) 2016.
- Mauro Fasan, Streghe a Meduna tra Cinquecento e Seicento, in Cultura in Friuli, IV, 2018, pp. 489-506.
- Mauro Fasan, Camillo Panciera e Aquino Turra. Una storia di magie, libri proibiti e donne, in Sopula, Società Filologica Friulana, Udine 2015, pp. 213-228.
Article written by Mauro Fasan | Ereticopedia.org © 2019
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]