Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Louise Labé (Lione, 1524? – Parcieux, 1566) è stata una poetessa del Rinascimento, soprannominata La Belle Cordière poiché figlia e moglie di un cordaio.
Biografia
Figlia del cordaio Pierre Charly detto Labé, Louise Labé è nata a Lione verso il 1524. L’agiatezza della famiglia le permette una buona educazione letteraria: studia il latino, l’italiano, lo spagnolo ed apprende la musica, la scherma e l’equitazione. Nel 1545 sposa il cordaio Ennemond Perrin e nella casa coniugale tiene un salotto frequentato dagli intellettuali lionesi, divenuto oggetto di pettegolezzi e punto d’incontro per la scuola lionese. Appartenendo alla borghesia urbana (la nuova classe sociale che può avere accesso alla cultura grazie all’invenzione della stampa a caratteri mobili che fa abbassare il costo dei libri) forma negli anni una biblioteca ricca delle più importanti opere greche, latine, italiane, spagnole e francesi. Gravemente malata, muore il 15 febbraio 1556 nella casa di campagna di Parcieux. Gli elementi biografici certi sulla poetessa lionese non sono molti e sembrano provenire dalla fantasia dei critici e dei lettori, ad esempio la sua condotta di vita licenziosa, oppure la sua valorosa partecipazione – nemmeno sedicenne – all’assedio della città di Perpignano nel 1542, occasione in cui fu soprannominata La Capitaine Loys. Per questa ragione la storica della letteratura Mireille Huchon, nella sua opera Louise Labé, une créature de papier, sostiene che Louise Labé sia una creatura fittizia inventata dai poeti lionesi dell’epoca riuniti intorno alla figura di Maurice Scève. Tale ipotesi è tuttavia contestata dagli altri storici.
Laura e Louise: un petrarchismo eretico
Dal punto di vista contenutistico, il Canzoniere di Louise Labé sembrerebbe richiamare i canoni del petrarchismo. In effetti, vanno in questa direzione Amore arciere che ferisce con lo sguardo, la ricerca della vita solitaria, il giovenile errore, la passione e le sofferenze dell’amore, la metafora del fuoco, il topos del pianto, ma anche l’ossimoro, l’utilizzo della lingua italiana nel primo sonetto, la scelta dell’endecasillabo invece dell’alessandrino.
La poetessa lionese ricorre alla convenzione di scrivere poesie con la voce della dama petrarchesca, come prima di lei avevano fatto Vittoria Colonna e Gaspara Stampa, rifiutando gli attributi tradizionali della donna-oggetto e della donna-angelo. Anzi, all’uomo amato viene addirittura sostituito un liuto. Nel sonetto centrale, il XII, l’io lirico si rivolge al liuto per ricordargli come esso l’abbia accompagnata nelle angosce; lo strumento musicale diventa come vivo poiché cerca di opporre resistenza ai lamenti amorosi della donna tendendo le proprie corde. La novità principale della Belle Cordière consiste nell’introduzione del sogno quale elemento erotico all’interno del casto mondo petrarchista. Nel sonetto XIII, ad esempio, l’io lirico attende le braccia dell’amato con assuefazione e lo invita ambiguamente ad accontentarsi l’uno dell’altra.
Louise Labé non si riconosce affatto nella Laura celebrata da Francesco Petrarca: l’amore casto per Laura verrà infatti tramutato in amore per la Madonna, mentre quello della poetessa lionese è certamente un amore materiale o che si vorrebbe tale. In Louise Labé non vi è alcun segno di conversione e della presenza di Dio.
Louise Labé la femminista
Nell’ambito del dibatto sul suffragio femminile della prima metà del XX secolo, Louise Labé, in un articolo a lei dedicato nella rivista Le mouvement féministe: organe officiel des publications de l'Alliance nationale des sociétés féminines suisses, diventa l’antitesi di chi sostiene che le donne non abbiano diritto di voto, in quanto la loro intelligenza non è pari a quella degli uomini. (Antonin Barthélémy, Une féministe au XVIe siècle: Louise Labé, in “Le mouvement féministe: organe officiel des publications de l'Alliance nationale des sociétés féminines suisses”, 20,1932). Effettivamente, la sua Épître dédicatoire all’amica Clémence de Bourges può essere considerata un manifesto femminista, poiché la poetessa lionese sostiene il dovere morale delle donne di dedicarsi allo studio e alla composizione di opere letterarie. Louise Labé concepisce la sua opera in termini comunitari e civici. Per questo motivo incita le proprie contemporanee virtuose a guardare oltre i propri arcolai ed invita l’amica Clémence de Bourges a non sprecare la propria giovinezza ed i propri talenti, poiché il tempo è tiranno. Si augura inoltre una proficua collaborazione tra i sessi: vedendo la reputazione delle donne avanzare, gli uomini raddoppieranno i loro sforzi culturali per paura di vedersi superare da coloro che hanno sempre considerato inferiori. Con Louise Labé le lettere diventano l’arma di difesa e al contempo il campo di battaglia delle donne che non vogliono più sottomettersi all’autorità patriarcale o maritale.
In un contesto di rinascita della cultura e soprattutto della scrittura femminile, La Belle Cordière si propone come figura innovatrice, in quanto appartenente alla nuova classe borghese e agli scrittori in lingua volgare, oltre che per i suoi temi. È anche un’intellettuale audace: le sue Œuvres complètes vengono pubblicate in vita dall’editore Jean de Tournes, il quale godeva di un privilegio del re e si distingueva tra gli altri stampatori dell’epoca per il suo catalogo di opere di autori contemporanei (Antoine Du Moulin, Maurice Scève, Joachim Du Bellay, Olivier De Magny) di cui Louise Labé risulta però essere l’unica donna.
Opere
Verso il 1548 compone il Débat de Folie et d’Amour e verso il 1552 i primi sonetti. Il 12 agosto 1554 appare la prima edizione delle sue Opere, comprendenti il Débat de Folie et d’Amour, tre elegie e 24 sonetti, dedicate all’amica Clémence de Bourges. Nel corso di due anni appaiono altre tre edizioni con alcune revisioni, soprattutto ortografiche, da parte dell’autrice. Il contesto in cui scrive Louise Labé è un’epoca in cui la produzione poetica è molto intensa e si pone delle basi teoriche (cfr. Défense et illustration de la langue française di Joachim Du Bellay del 1549). Nel Débat si riconosce la lettura dell’Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, mentre nelle altre opere è evidente l’influenza di Ovidio, sia delle Metamorfosi che delle opere elegiache. In particolare, le elegie della poetessa lionese sono influenzate dall’Heroides. Catullo fa invece capolino nel primo verso del sonetto XVIII attraverso una volgarizzazione del Carme V.
La prima edizione lionese e successivamente quella del 1762 delle Opere complete contengono anche una raccolta di 24 scritti in omaggio alla Belle Cordière da parte di vari poeti, di cui la maggioranza non è firmata, mentre pochi sono riconoscibili attraverso delle sigle.
Bibliografia
- Paolo Budini, Louise Labé poétesse lyonnaise. Essais, études, épreuves de lecture, Olschki, Firenze [in corso di pubblicazione].
- Enzo Giudici, Louise Labé e l'École lyonnaise, studi e ricerche con documenti inediti, Napoli, Liguori Editore 1964.
- Mireille Huchon, Louise Labé, une créature de papier, Droz, Genève 2006.
- Louise Labé, Euvres de Louïze Labé Lionnoize, Jean de Tournes, Lyon 1555 (__http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k70126c/f2.image__).
- François Rigolot, Louise Labé Lyonnaise ou la Renaissance au féminin, Paris, Champion 1997.
Nota bene
Questa voce fa parte della sezione "Dominae fortunae suae". La forza trasformatrice dell’ingegno femminile, che approfondisce il contributo offerto dalle donne alla nascita e allo sviluppo dei diversi campi del sapere.
Article written by Jessica Poli | Ereticopedia.org © 2017
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]