Scupoli, Lorenzo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Lorenzo Scupoli, al secolo Francesco (Otranto, 1530 circa – Napoli, 28 novembre 1610), appartenente all’Ordine dei chierici regolari teatini e poi ridotto allo stato di fratello laico, è stato l’autore del Combattimento spirituale, un classico della letteratura ascetica.

Biografia

Nacque intorno al 1530 a Otranto, l’antica Hydruntum, che cinquant’anni prima era stata teatro del tragico martirio di ottocento suoi concittadini, decapitati dai turchi sul colle della Minerva. È in questo clima di eroica testimonianza di fede dei suoi antenati che si colloca la formazione giovanile di Scupoli, caratterizzata dall’ampio spazio dedicato allo studio delle lettere, ma del suo primo quarantennio di vita si conosce in verità assai poco1.
Giunto alla soglia dei quarant’anni, Scupoli chiese con insistenza di essere ammesso tra i teatini di Napoli, affascinato probabilmente dal carisma di personalità come san Gaetano Thiene, fondatore dell’Ordine insieme a Gian Pietro Carafa, e il beato Giovanni Marinoni, che nella comunità napoletana ebbe come allievi Andrea Avellino e Paolo Burali d’Arezzo. Nonostante l’età considerata già matura, il 4 giugno del 1569 entrò nella casa di S. Paolo Maggiore, non come semplice fratello laico ma come aspirante al sacerdozio, il che lascia pensare che la sua notevole cultura teologica e letteraria fosse già nota ai severi esaminatori teatini, poco propensi ad ammettere con troppa facilità agli ordini sacri. Nel 1569 il suo nome, «Franciscus de Hydrunto», compare difatti per la prima volta negli atti del Capitolo Generale dell’Ordine. Il 1°gennaio 1570 intraprese il noviziato napoletano sotto la guida spirituale di Andrea Avellino, che fu poi costretto a lasciare l’incarico per trasferirsi a Milano da Carlo Borromeo e nel mese di maggio gli subentrò Girolamo Ferro. Nel gennaio del 1571, concluso l’anno di tirocinio, Scupoli assunse il nome di «Laurentius Hydruntinus».
Dopo aver ottenuto il suddiaconato in occasione della Pentecoste del 1572 e il diaconato nel settembre dell’anno successivo, Lorenzo Scupoli fu assegnato nel 1574 alla casa di Piacenza, ove ritrovò il suo maestro di noviziato Andrea Avellino. In questa città fu ordinato sacerdote il giorno di Natale del 1577. A partire dal 1578 soggiornò per tre anni nella casa milanese di S. Antonio al seguito di Avellino, chiamato a rivestire il ruolo di preposito. Nell’aprile del 1581 passò nella comunità di S. Siro di Genova, città in cui erano ancora assai evidenti i segni della tragica epidemia di peste dilagata nel biennio 1579-80. Lo stesso padre teatino volle soccorrere e confortare gli infermi più gravi, disponendoli cristianamente a una buona morte.
Scupoli si fermò a Genova per sette anni, ma il Capitolo Generale dell’Ordine, convocatosi a Venezia nel maggio del 1585, fu chiamato a esaminare il suo coinvolgimento in un oscuro e non precisato ‘delitto’, che ancora oggi risulta per nulla chiaro poiché non si conoscono le carte processuali e nemmeno è nota una loro citazione. Non è dunque possibile risalire alle motivazioni che indussero il Capitolo a condannare il padre teatino alla pena di un anno di carcere, resa ancora più severa dalla sospensione a divinis e dalla sua riduzione alla condizione laicale2. Sentenza che fu poi confermata dal Capitolo del 1588, che in questa circostanza prese atto del riesame non positivo del processo affidato l’anno prima ai padri Marcello Tolosa, Paolo Del Tudo e Matteo Benci3.
Occorre tuttavia rilevare che gli storici dei teatini sono stati concordi nel reputare che la grave accusa rivolta a Scupoli non fosse altro che una miserabile calunnia. Giuseppe Silos, basandosi essenzialmente sulle testimonianze di quei religiosi che lo avevano direttamente conosciuto e frequentato, si divise tra l’ammirazione delle sue virtù, specialmente l’umiltà e la cristiana rassegnazione, e il doveroso rispetto per il regime di severità imposto dall’Ordine4. Analogamente il Vezzosi, col sottolineare che «da scaltro indegno calunniatore fu lo Scupoli accusato di grave fallo» (ragion per cui «se ne formò il processo» e «fu il supposto reo soggettato a lunga e ben pesante penitenza» fin quasi alla morte, che lo colse «omai ottogenario»), ridusse lo scrittore salentino a quadro didascalico che trasuda virtù cattoliche, proponendolo come modello di penitenza per chi sostenne la sua colpevolezza e come esempio di ascetico distacco dalla fama e dall’onore per chi invece proclamò la sua innocenza5.
Certo è che Scupoli vivrà dal 1585, per venticinque lunghi anni, sotto il peso infamante della dura condanna. Nel maggio del 1588 lasciò Genova per Venezia, trasferendosi nella casa di S. Nicola da Tolentino con Silvestro Del Tufo, che doveva ricoprirvi l’ufficio di preposito. L’anno seguente proprio a Venezia, dai torchi dei fratelli Giolito, usciva in forma anonima il Combattimento spirituale, opera a cui è legata la sua grande fama di autore ascetico. La pubblicazione del fortunato libretto, costituito inizialmente da 24 brevi capitoli, fu favorita da un sacerdote locale legato da sincera e solida amicizia ai padri teatini, il quale nella dedicatoria alla monache di S. Andrea si firma «Girolamo conte di Porcia il Vecchio»6. Esaurita velocemente la prima edizione del trattatello, nello stesso anno 1589 usciva una seconda impressione, ancora ad opera degli eredi di Gabriele Giolito, in cui si portava a 33 il numero complessivo dei capitoli7.
Tra il 1589 e il 1591 Scupoli soggiornò in diverse occasioni a Padova e con ogni probabilità fu durante uno di questi brevi viaggi che fece la conoscenza di Francesco di Sales, a quei tempi allievo dell’università patavina e tra i primi autorevoli lettori del Combattimento spirituale, che gli fu donato nel 1589 da un padre teatino – forse lo stesso scrittore salentino – ed ebbe su di lui un influsso determinante. Nel 1598, dopo dieci anni di permanenza a Venezia, fece ritorno a Napoli, prendendo stabile dimora in S. Paolo Maggiore. Nella comunità napoletana trascorrerà l’ultimo periodo della sua vita accanto ad Andrea Avellino e il 10 novembre 1608 fu tra i testimoni della morte del Maestro. Nel novembre del 1610 si ammalò gravemente e quando sentì approssimarsi la fine volle accanto a sé padre Andrea Castaldo Pescara, che sarà poi preposito generale dei teatini dal 1615 al 1621. Lorenzo Scupoli morì nella sua camera di S. Paolo Maggiore, poco dopo lo scoccare del 28 novembre, e fu sepolto nella tomba comune dei padri teatini8.
Sette mesi prima, in data 29 aprile 1610, si era radunato a Roma, in S. Silvestro al Quirinale, il Capitolo Generale dell’Ordine, che aveva preso la decisione di riabilitarlo prima della scadenza della pena: «Sia habilitato al poter dire la Messa D. Lorenzo Scupoli, nonostante il tempo che gli resta per la sentenza della sua condennatione»9. Il 19 dicembre, quando erano trascorsi soltanto ventuno giorni dalla sua morte, usciva a Bologna una nuova edizione in 49 capitoli del Combattimento spirituale, sul cui frontespizio appariva per la prima volta il nome del suo autore10.

Il Combattimento spirituale e le opere minori

Attribuito, tra gli altri, al benedettino spagnolo Juan de Castañiza (in assenza di una paternità dichiarata), il Combattimento spirituale di Lorenzo Scupoli può essere considerato il testo simbolo della spiritualità teatina e summa dei motivi più tipici della Controriforma ascetica. Rispetto ai 24 capitoli della prima stampa veneziana, l’ultima edizione del Combattimento apparsa vivente l’autore ne comprendeva più del doppio e fu pubblicata a Napoli nel marzo del 1610, preceduta da almeno quarantacinque versioni in italiano, sette traduzioni latine e diciotto nelle principali lingue europee. All’opera maggiore seguiva una Nuova gionta al Combattimento, con cui Scupoli «insegna come in breve s’ha da vincer se stesso, il Mondo et il Demonio, et acquistar la perfettione Christiana», e il «divoto» breve Modo di dire la Corona della Madonna11.
La visione di fondo del Combattimento spirituale si trova tutta riassunta nel primo capitolo, in cui Scupoli si rivolge a una sconosciuta «figliuola in Cristo amatissima», che ha come massima aspirazione di seguire Dio e il suo disegno con assoluta dedizione al fine di raggiungere la perfezione cristiana. Convinto che sia necessario prima di tutto «conoscere in che cosa consista la vera e perfetta vita spirituale», lo scrittore teatino intende dimostrare che essa non consiste in altro che nel riconoscimento dell’immensa bontà e grandezza di Dio e, di contro, della pochezza nostra e dell’umana inclinazione al male; nell’amore suo e nell’odio di noi stessi; nella sottomissione, per amore di Dio, non solo a lui, ma ad ogni creatura; nell’annientamento di ogni nostra volontà e nella totale rassegnazione al volere divino. Per aspirare all’altezza di tale perfezione, secondo Scupoli diventa necessario dichiarare guerra ai desideri materiali vacui e non essenziali, perseguendo lo sradicamento definitivo dell’amor proprio e maturando la piena consapevolezza della fragilità individuale. E poiché «tale battaglia è più di ogni altra difficile», l’autore afferma che «la vittoria ottenuta sarà più gloriosa di ogni altra e più cara a Dio»12.
Nel porre l’accento su taluni aspetti caratteristici della letteratura del disprezzo del mondo, che è produzione essenzialmente pessimistica e apocalittica, Scupoli ribadisce verso la fine del primo capitolo che la conquista della perfezione cristiana si realizza accostandosi progressivamente a Dio e passando attraverso una guerra continua contro se stessi e la forte attrattiva che il mondo terreno e i suoi innumerevoli beni hanno sugli individui, ragion per cui diventa fondamentale servirsi di quattro «armi sicurissime e necessarissime» al fine di uscire vittoriosi in questa «spirituale battaglia»: la diffidenza di noi stessi, la confidenza in Dio, l’esercizio della volontà e l’orazione, che da ultima costituisce la principale arma del Combattimento13. I modelli di preghiera del ‘combattente’ spirituale sono Maria, gli angeli e i santi, alleati del soldato di Cristo e suoi intercessori in tutte le fasi del combattimento14. Di estrema rilevanza è l’immagine del Crocifisso, la cui simbologia rende ancora più efficace la meditazione sulla passione di Gesù e i benefici che si possono ricavare dall’imitazione delle sue virtù15. L’eucarestia costituisce il punto più alto dell’orazione, dal momento che con essa si combatte la battaglia spirituale in compagnia di Cristo: «quest’arma è il sangue stesso e la carne con l’anima e la divinità di Cristo»; e mentre con le precedenti quattro «armi» si combatte con la virtù di Cristo contro i suoi nemici, «con questa combattiamo contro quelli insieme con Cristo e Cristo li combatte insieme con noi, perché chi mangia la carne di Cristo e beve il suo sangue rimane con Cristo e Cristo rimane con lui»16.
Essenzialmente alieno dalle dispute sulla concordia tra grazia e libero arbitrio, Lorenzo Scupoli è per un rapporto equilibrato tra Dio e uomo, grazia e natura, senza tuttavia sminuire l’efficacia salvifica delle opere. Per questo motivo di fondo, anche nei suoi accorati appelli alla battaglia spirituale, lo scrittore salentino non confonde i distinti ambiti della volontà umana e della grazia divina17. Nel contesto di un accentuato cristocentrismo di fondo, la perfezione cristiana viene concessa come premio a coloro che danno vita a una vera e propria battaglia spirituale. Tuttavia, sono assai pochi coloro che meritano la corona della perfezione, dal momento che in molti, «dopo aver con fatica superato i vizi maggiori, non vogliono poi farsi violenza continuando a soffrire le punture e il travaglio»18.
Nel Combattimento spirituale la meta più ambita del credente è la contemplazione di Dio e l’adeguamento totale della volontà umana a quella divina, nel solco di un’ascetica esemplata sull’imitazione di Cristo crocifisso. Accanto alla centralità della Sacra Scrittura, fonti peculiari di Scupoli sono Battista da Crema, Serafino da Fermo, Luis de Granada e, nell’ambito della spiritualità di più stretta osservanza francescana, Juan de Bonilla e Camilla Battista da Varano. Pur senza citare espressamente i testi utilizzati, l’autore teatino trae inoltre ispirazione dalle vite dei santi, dai testi liturgici, dalla tradizione patristica – identificata peculiarmente in Agostino – e da Tommaso d’Aquino. L’influsso di Ignazio di Loyola si rileva particolarmente nei luoghi in cui Scupoli sottolinea l’importanza della preghiera e della confessione, il distacco dalle ricchezze, specialmente da quelle superflue o eccessive, la rinuncia di sé, la lotta interiore, la risposta incondizionata all’appello di Dio, con la precisazione che gli Esercizi spirituali sono da lui recepiti anche per il tramite di sant’Andrea Avellino, la cui robusta ascetica evidenzia una profonda matrice ignaziana. E non va poi dimenticata l’influenza esercitata sul Combattimento dalla spiritualità teatina nel suo complesso, rappresentata soprattutto dall’esperienza della confraternita del Divino Amore, dal magistero di Gaetano da Thiene e dall’opera feconda del menzionato Avellino.
La prima edizione napoletana del Combattimento spirituale, stampata nel 1599 dal tipografo Tarquinio Longo ma irreperibile ai giorni nostri, includeva nella seconda parte un breve opuscolo intitolato Modo di apparecchiarsi agli assalti del nemico nel tempo della morte, articolato in sei capitoli, in cui Scupoli affronta il tema della lotta interiore nell’ora della morte, trattandolo separatamente dal Combattimento19. Questi sei capitoli del Modo di apparecchiarsi agli assalti del nemico furono poi aggiunti in coda all’opera principale nella versione romana, considerata ‘definitiva’, preparata da Carlo De Palma e uscita nel 1657 dai torchi di Vitale Mascardi: il Combattimento comprende 66 capitoli e il breve Modo di apparecchiarsi agli assalti del nemico corrisponde ai cinque capitoli finali del testo, dal LXII al LXVI. La seconda parte dell’edizione, intitolata Dell’Opere spirituali del P. D. Lorenzo Scupoli Chierico Regolare, raccoglie «quattro divotissimi Trattati» associati per consuetudine al Combattimento: Aggiunta al Combattimento spirituale; Della pace interiore intitolato Sentiero del Paradiso; De’ dolori mentali di Christo nella sua Passione; Del modo di consolare et aiutare l’infermi a ben morire20. Il Combattimento basato sull’edizione ‘definitiva’ del Mascardi si conclude dunque con un forte richiamo alla fine della vita terrena, quando il moribondo può essere preda dell’«ostinato nostro nemico, che non si stanca mai di tormentarci». È per questo motivo – sentenzia Scupoli – che «dobbiamo armarci bene e combattere strenuamente contro le nostre passioni più violente e che più ci signoreggiano, per facilitare la vittoria nel tempo che ci toglie ogni altro tempo di poterlo fare»21.
Il tema della preparazione alla morte doveva costituire per lo scrittore teatino una questione di grande rilievo se nel 1609 usciva a Venezia un’edizione del Combattimento spirituale comprendente una Aggiunta al Combattimento nel tempo della morte22. L’ampia integrazione di Scupoli fu in seguito più volte ripubblicata col titolo Modo di consolare ed aiutare gli infermi a ben morire: mai in modo autonomo, ma sempre con l’opera principale, il cui costante successo editoriale favorì nel tempo anche la sua larga circolazione. L’autore vi colloca in primo piano l’importanza della pratica della confessione e il motivo, a lui particolarmente caro, del contemptus mundi, che risulta legato a doppio filo alla concezione della morte intesa come liberazione. Il destinatario del Modo di consolare ed aiutare gli infermi a ben morire – a differenza del successivo De arte bene moriendi di Roberto Bellarmino, altro testo-cardine della Controriforma ascetica – non è l’infermo o il moribondo, bensì il sacerdote, che in attesa della morte corporale si sente legittimato ad assumere il ruolo di guida spirituale del malato nel suo itinerarium verso il trascendente23.
Nel concepire il ben morire come un corollario del ben vivere, Bellarmino prenderà le distanze dalla precedente trattatistica dell’ars moriendi e dalla visione monastica del disprezzo dei beni terreni. A differenza di Scupoli, il cardinale gesuita non fa uso del tradizionale campionario di motivi della vanitas, della decomposizione fisica e della presenza della morte, riservando un ambito assai ridotto al senso drammatico della rappresentazione macabra. Nel suo De arte bene moriendi, pubblicato nella primavera del 1620, non si nega al credente l’accesso ai tesori di questo mondo, ma si condanna piuttosto il loro amore eccessivo, che nel trasformarsi in cupidigia finisce col compromettere irrimediabilmente l’amore di Dio e la salvezza dell’anima24.

Fortuna e lascito

Per la sua valutazione, il Combattimento spirituale di Lorenzo Scupoli va collocato all’interno di una ricca e articolata produzione centrata sulla nozione di ‘milizia cristiana’, che poteva esibire un precedente di assoluto rilievo come Le armi necessarie alla battaglia spirituale di Caterina da Bologna e visse la sua stagione più feconda nei convulsi anni del Concilio di Trento e nei decenni successivi. Culturalmente radicata nel concetto medioevale di Ecclesia militans, elaborato in particolare da Giovanni di Salisbury, questa manualistica giunse in seguito come frutto maturo a Erasmo, per poi riapparire rigenerata grazie alla sostanziosa produzione ascetica della Compagnia di Gesù. Negli anni del Tridentino essa trovò infatti la definitiva sistemazione pedagogica grazie a scritti ritenuti basilari come gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio – promossi subito a modello di genere – e l’Esercitio della vita christiana del suo discepolo Gaspar de Loarte, che ebbe numerose edizioni. In particolare, l’Instruttione et avisi, per meditare la Passione di Christo di Loarte, pubblicata a Roma nel 1570, ma già riedita l’anno seguente con correzioni e aggiornamenti, è servita a far luce sui contesti devozionali e spirituali in cui maturò la pietà religiosa della cerchia più ristretta di Carlo Borromeo25. A queste opere si aggiunsero il trattato La Tromba della militia christiana del frate minore Antonio Pagani, uscito a Venezia nel 1585, e quattro anni più tardi il Combattimento dello Scupoli.
Sintesi magistrale di quell’agonismo religioso che fu un tratto caratteristico della spiritualità teatina, il Combattimento spirituale sarà apprezzato nel tempo come una teoria compiuta della perfezione cristiana e costituirà una fonte essenziale della predicazione fino all’Illuminismo e oltre, fornendo materia e ispirazione a gran parte della produzione posteriore. La sua fortuna editoriale, che a buon diritto si può considerare straordinaria, si spiega anche con le nuove prospettive offerte alla letteratura d’impianto ascetico e devoto da un mercato del libro religioso in progressiva crescita e in via di rapida evoluzione, sempre sensibile alle superiori esigenze del disciplinamento spirituale e di quella riforma dell’uomo interiore che era stata sostenuta soprattutto da Diego Laínez, compagno di sant’Ignazio. Non deve perciò meravigliare se nella seconda metà del Cinquecento i breviari di vita spirituale e gli scritti dei cosiddetti maestri di perfezione fanno registrare un largo e diffuso successo di mercato. I maestri di perfezione, al pari dei predicatori, si rivolgevano sia ai comuni credenti sia ai peccatori desiderosi di cambiare definitivamente rotta, prospettando loro una condotta religiosa caratterizzata dalla pace dell’anima, dall’assenza del peccato e dalla riconciliazione con Dio. E fu proprio il problema centrale del rinnovamento interiore ad attrarre gli autori di una cospicua e fortunata produzione di carattere ascetico, il cui fine primario era di condurre il credente alla sospirata vittoria in quello che Scupoli definì con rara efficacia espressiva il ‘combattimento spirituale’26.
Francesco di Sales considerava un bene prezioso il Combattimento spirituale, che portava sempre con sé da ben diciotto anni, come ricorda in una lettera del 160727. Discutendone con l’amico e corrispondente epistolare Jean-Pierre Camus, il Sales espresse l’opinione che il Combattimento dello Scupoli costituiva per i teatini, mutatis mutandis, ciò che gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio avevano rappresentato per i gesuiti28.
Al Combattimento teatino, e al suo accorato appello alla salvezza individuale e alla milizia quotidiana, si collega una pletora di trattati spirituali del secolo barocco, che nel comune incitamento alla militanza cattolica e all’imitazione di Cristo attinge a piene mani alla sostanziosa ascetica di Scupoli. A Napoli, città in cui l’influsso dello scrittore salentino si avverte particolarmente, gli autori di opere ascetiche frequentavano soprattutto la tematica della perfezione cristiana, come si evidenzia nel Tesoro di varii essercitii spirituali per caminare alla perfettione della vita cristiana (Napoli 1637), elaborato dal barnabita Pio Cassetta seguendo il ductus rassicurante del Combattimento spirituale. In un ideale attraversamento diacronico della letteratura spirituale del Seicento napoletano, sulla scia di Lorenzo Scupoli si collocano scrittori devoti come il pio-operaio Vincenzo Negri, che influenzò anche sant’Alfonso, autore di opere quali il Luminoso sole (Venezia 1629) – «per mezzo del quale l’anima christiana può entrare nel sacro regno della mistica et occulta theologia» – e l’ambiziosa Sonora tromba (L’Aquila 1664), composta con l’intento di «svegliare i religiosi dal sonno della tepidezza e negligenza spirituale» per condurli «all’acquisto della christiana perfettione»; il caracciolino Domenico Fiumara, impegnato col Direttorio dell’opere cristiane (Napoli 1638) a fornire precisi dettagli spaziali e temporali ai fini dell’itinerario verso il trascendente; il carmelitano Eliseo Vassallo, degno di essere ricordato per Il christiano inviato al Paradiso (Napoli 1643); il benedettino Lorenzo Cutillo, che nei Ricordi politici e spirituali (Napoli 1645) forniva dettagliate regole per attraversare indenni «il fluttuante mare del Mondo senza naufragio e giungere al felice porto della Celeste Patria del Paradiso»; il teatino Francesco Maria Rossi, che al magister Scupoli chiedeva emozioni e ispirazione per i testi delle sue Prediche (Napoli 1649 e 1680); il francescano conventuale Antonio di Pescopagano con il suo Modo et breve Instruttione di giungere alla perfettione della vita spirituale (Napoli 1674); il sacerdote Giuseppe Crispino, poi vescovo di Bisceglie e di Amelia, che con La scuola del gran maestro di spirito S. Filippo Neri, pubblicata a Napoli nel 1675, divenne un significativo veicolo di diffusione della spiritualità filippina29.
Il Combattimento spirituale fu una delle letture preferite di Maria Gaetana Agnesi, newtoniana e matematica di respiro europeo, il cui Cielo mistico – rimasto a lungo inedito – attinge soprattutto alla spiritualità teatina dei primordi, a sant’Andrea Avellino e a Lorenzo Scupoli, che con l’ascetica dell’imitatio Christi e la devozione della Croce offrivano immagini e suggestioni di straordinaria efficacia psicologica e visiva. Agnesi possedeva il Combattimento in un’edizione padovana del 1724 e di certo doveva ritrovarvi molte idee proprie, che sul piano spirituale riflettono una fede di matrice teatina, attenta alle deliberazioni del Tridentino ma sensibile alle istanze riformatrici di stampo muratoriano, in dialogo continuo con le esigenze della ragione e la sensibilità tipica dei Lumières30. In tale contesto iniziò a diffondersi a metà Settecento il mito che Agnesi, da precoce adolescente qual era, aveva tradotto in greco il Combattimento spirituale di Scupoli31.

Opere digitalizzate

Fonti

  • Dissertatio historica apologetico-critica de aureo libro, cui titulus Combattimento spirituale, Veronae, typis Jacobi Vallarsii, 1747 [attribuibile al teatino Tommaso Contini, che utilizzò i materiali raccolti da Innocenzo Raffaele Savonarola].
  • Lorenzo Scupoli, Combattimento spirituale, a cura di Angelo Pizzarelli, presentazione del card. Michele Giordano, introduzione di Bartolomeo Mas, 4ª ed., San Paolo, Cinisello Balsamo 2005 [I ed.: ivi, 1992].
  • Lorenzo Scupoli, Esercizio per infermi, edizione a cura di Paola Barni, premessa di Giuseppe Frasso, Vita e Pensiero, Milano 2007.
  • Giuseppe Silos, Historiarum Clericorum Regularium a Congregatione condita, 3 v., Romae 1650-1666 [le note tipografiche variano: vol. I, Romae, typis Vitalis Mascardi, 1650; vol. II, Romae, typis Haeredum Corbelletti, 1655; vol. III, Panormi, ex Typographia Petri de Insula, 1666]: vol. II, pp. 277-279; vol. III, p. 606.
  • Antonio Francesco Vezzosi, I Scrittori de’ Cherici Regolari detti Teatini, 2 v., in Roma, nella Stamperia della Sacra Congregazione di Propaganda Fide, 1780: vol. II, pp. 276-301 (alla voce Scupoli, Lorenzo).

Bibliografia

  • Paola Barni, Il Combattimento spirituale di Lorenzo Scupoli: appunti sul problema editoriale, in “Annali di storia moderna e contemporanea”, 5, 1999, pp. 561-580.
  • Paola Barni, Un secolo di fortuna editoriale: il Combattimento spirituale di Lorenzo Scupoli, 1589-1700, in La lettera e il torchio. Studi sulla produzione libraria tra XVI e XVIII secolo, a cura di Ugo Rozzo, Forum, Udine 2001, pp. 249-336.
  • Laurentius Hydruntinus, Chierico Regolare. Lorenzo Scupoli e il suo tempo. Atti del Convegno internazionale di studi interdisciplinari nel IV Centenario della morte di Lorenzo Scupoli, Otranto, 25-26 settembre/Napoli, 28 novembre 2010, a cura di Flavio Colusso, Luisa Cosi e Mario Spedicato, Grifo, Lecce 2014.
  • Bartolomeo Mas, Fondamenti teologici del Combattimento spirituale, in “Regnum Dei”, 8, 1952, pp. 21-40.
  • Bartolomeo Mas, Le edizioni del «Combattimento spirituale» dal 1589 al 1610, vivente il suo autore, in Studi di bibliografia e di storia in onore di Tammaro De Marinis, a cura di Romeo De Maio, 4 v., Stamperia Valdonega, Verona 1964, vol. III, pp. 149-175 [riedito in “Regnum Dei”, 52, 1996, pp. 159-194].
  • Bartolomeo Mas, Lorenzo Scupoli e “Il Combattimento spirituale”, in “Regnum Dei”, 46, 1990, pp. 3-30.
  • Sant’Andrea Avellino e i Teatini nella Napoli del Viceregno spagnolo. Arte religione società, a cura di Domenico Antonio D’Alessandro, 2 v., D’Auria, Napoli 2011-2012 [contiene anche le relazioni della Giornata di studi su “Sant’Andrea Avellino e il suo tempo”, Napoli, San Paolo Maggiore, 9 novembre 2007].
  • Andrea Vanni, «Una continua battaglia acciò siano coronati li virili combattenti». Le radici della spiritualità teatina da Battista da Crema a Lorenzo Scupoli, in Teologia e teologi nella Roma dei papi (XVI-XVII secolo), “Roma moderna e contemporanea”, 18, 1-2, 2010, pp. 79-102.
  • Andrea Vanni, Gaetano Thiene. Spiritualità, politica, santità, Viella, Roma 2016.
  • Stefano Zen, Il Combattimento spirituale del teatino Lorenzo Scupoli: una teoria della «perfezione cristiana», in Id., Oratori devoti, combattenti spirituali, soldati di Cristo. Percorsi della perfezione cristiana in Italia nella prima età moderna, Loffredo, Napoli 2012, pp. 47-76.
  • Stefano Zen, Maria Gaetana Agnesi tra Newton e Leibniz. Scienza, religiosità e autonomia femminile nell’Italia del Settecento, Aracne, Roma 2017, pp. 175-198 (cap. V, «Maria Gaetana Agnesi e la spiritualità teatina»).

Voci correlate

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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