Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
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Il Libellus ad Leonem X (1513) è un documento elaborato da due patrizi ed ecclesiastici veneziani, Paolo Giustiniani e Vincenzo Quirini, nel quale vengono presentati i mali della Chiesa del tempo e presentate proposte di riforma per risolverli. Il testo fu inviato a papa Leone X mentre fervevano i lavori del Concilio Lateranense V (1512-1517).
L’opera, concepita come un appello globale alla rigenerazione della Chiesa, costituisce una delle testimonianze più significative della tensione riformatrice che attraversò l’Italia immediatamente prima della Riforma protestante.
Il testo, scritto in poche settimane, nasce dall’insofferenza dei due autori per la corruzione e la decadenza ecclesiastica del loro tempo e dalla speranza di un rinnovamento spirituale sotto il giovane pontefice mediceo. Giustiniani e Querini, entrambi veneziani di formazione umanistica (si erano formati presso lo Studio di Padova), erano da poco entrati nell’Ordine camaldolese a conclusione di un periodo di profonda conversione spirituale. La loro adesione all’eremitismo si accompagnava a un intenso interesse per la riforma della vita religiosa e per la restaurazione della disciplina ecclesiae in senso evangelico e patristico.
Struttura e contenuti
Il Libellus è articolato in sei sezioni che delineano un vasto progetto di rinnovamento della Chiesa fondato sui doveri del papa quale vicario di Cristo e pastore universale.
1. Il potere e l’ufficio del papa.
Il pontefice è presentato come guida spirituale, non come sovrano temporale. A lui spetta la reparatio e la reductio in pristinum della Chiesa, la cura universale delle anime e la promozione della pace tra i cristiani.
2. La conversione degli idolatri e degli ebrei.
Si invoca un nuovo slancio missionario verso i popoli non cristiani, da attuarsi tramite l’invio di religiosi nelle grandi isole transoceaniche e un’adeguata istruzione catechetica, fino al ricorso alle armi contro chi resiste con violenza alla fede.
3. La conversione o sconfitta dei maomettani.
Giustiniani e Querini invitano il papa a guidare una crociata contro i Turchi, ostacolo all’unità cristiana, e al tempo stesso a cercare la conversione pacifica dei Persiani e di altri popoli d’Oriente.
4. L’unione con le Chiese separate d’Oriente.
Querini e Giustiniani sollecitano un dialogo con Abissini, Armeni, Maroniti, Siriaci e Greci. Quest’ultima comunità è descritta con severità per la sua ostinazione, ma si riconosce in tutti i cristiani d’Oriente una fede profonda e autentica, che può essere riavvicinata a Roma mediante l’opera di uomini dotti e devoti.
5. La riforma dei cristiani all’interno della Chiesa.
Parte centrale del Libellus, denuncia l’ignoranza del clero, la decadenza degli ordini religiosi e la diffusione della superstizione, ritenuta la radice di tutti i mali. Vi si auspica il ritorno alle Scritture e ai Padri, la predicazione evangelica, la lettura della Bibbia in volgare e la lotta alle pratiche magiche, ai riti abusivi e alle devozioni eccessive.
6. La riforma della Curia romana e dei vertici ecclesiastici.
La parte conclusiva esorta a rinnovare la gerarchia ecclesiastica: scegliere vescovi e cardinali per virtù e dottrina, limitare il cumulo dei benefici, correggere il nepotismo, restaurare la disciplina monastica e ripristinare la regolare convocazione di sinodi e concili, “senza i quali la Chiesa non può stare”. La Chiesa deve essere, affermano gli autori, “virgo casta exhibenda Christo”, non un potere mondano.
Significato e ricezione
Il Libellus rappresenta un vero e proprio manifesto teologico e pastorale fondato su una visione universale della missione papale e su un ideale di rinnovamento spirituale della Chiesa. Pur non avendo avuto effetti diretti sul Laterano V, anticipò molti temi poi sviluppati in età tridentina — dalla riforma del clero al controllo delle devozioni e della liturgia — e circolò ampiamente in forma manoscritta, influenzando i successivi programmi di riforma, dal Consilium de emendanda Ecclesia del 1537 alla trattatistica morale post-tridentina.
Testo on line
- B. Pauli Iustiniani Et Petri Quirini Eremitarum Camaldulensium Libellus ad Leonem X Pontificem Maximum, in Annales Camaldulenses ordinis Sancti Benedicti, t. IX (Venetiis : aere Monasterii Sancti Michaelis de Muriano, 1773), pp. 612-719.
Bibliografia essenziale
- Giuseppe Alberigo, Sul Libellus ad Leonem X degli eremiti camaldolesi Vincenzo Querini e Tommaso Giustiniani, in Humanisme et Église en Italie et en France méridionale (XVᵉ–milieu XVIᵉ siècle), sous la direction de Patrick Gilli, École Française de Rome, Rome 2004, pp. 349-359.
- Geminiano Bianchini (a cura di), Lettera al Papa. Libellus ad Leonem X (1513), Artioli, Modena 1995.
- Stephen D. Bowd, Reform before the Reformation. Vincenzo Querini and the Religious Renaissance in Italy, Brill, Leiden 2002.
- Vincenzo Lavenia, La lotta alle superstizioni: dal Libellus ad Leonem X al Concilio di Trento, in "Franciscan Studies", 71, 2013, pp. 163-181.
- Eugenio Massa, Una cristianità nell’alba del Rinascimento: Paolo Giustiniani e il “Libellus ad Leonem X” (1513), Marietti, Genova 2005.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]