Este, Laura d'

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Maria Laura d’Este Pico (Ferrara 15901 - Mirandola 1630) fu duchessa di Mirandola e marchesa di Concordia, nota per essere stata più volte esorcizzata. Era figlia di Cesare d’Este, duca di Modena dal 1598 al 1628, e di Virginia de’ Medici.

Poco tempo dopo il matrimonio contratto con il principe della Mirandola, Alessandro Pico, il 25 luglio 1604 la piccola principessa (divenne duchessa nel 1617), a digiuno da tre giorni e in preda a crisi d’amnesia, inizia a sentirsi male. Questa prima crisi, secondo i cronisti e le fonti coeve, sembra essere dovuta al fatto che al tempo delle nozze Laura non aveva ancora avuto le prime mestruazioni. Nonostante le prime gioie espresse in primis dal marito a seguito del primo ciclo manifestatosi, la ragazza aveva ancora malesseri. Comprendendo che la malattia era dovuta al non completo svuotamento del corpo dal sangue mestruale (che sarebbe rifluito alla testa, secondo le credenze della medicina del tempo) il medico del duca Cesare, Giovan Battista Acquistapace, utilizzò metodi anche coercitivi per curare la principessa per mezzo di salassi, bagni, purghe e utilizzo di sanguisughe. I giovamenti di tali pratiche furono intermittenti (persino l’intercessione miracolosa della Madonna della Compagnia della cintura, che l’8 agosto 1605 la “liberò dagli spiriti” fu solo un effimero beneficio) e Laura manifestò segni di squilibrio mentale, che la portarono ancora a digiunare, ad agitarsi violentemente e a minacciare di strapparsi i capelli. Tutto ciò si protrasse sino al 1612, quando il medico ducale si arrese manifestando l’incapacità della medicina contro un male che non aveva origini naturali. A questo punto, don Agostino Boncugino (il quale la aveva esorcizzata già due anni prima), affermò che la ragazza era spiritata.
Con la diagnosi del religioso le reliquie sacre e le preghiere passarono a sostituire la medicina: da quel momento Laura fu in balìa di esorcisti provenienti da tutta Italia coordinati dall’eremitano di Sant’Agostino e confessore della famiglia ducale don Aurelio Arrigoni, che le resterà accanto sino al 1624. Nel 1618 accanto all’Arrigoni fecero la loro comparsa alla corte mirandolana l’esorcista don Giulio Cesare Tirelli e il carmelitano scalzo spagnolo Domenico Gesù Maria, ritenuto quest’ultimo un dispensatore di miracoli. Con la presenza di quest’ultimo la ragazza ritornò a vivere serenamente e ad uscire di casa, specialmente grazie alla dispensazione che il religioso operava di sacri talismani e immagini di santi. Il merito, però, va attribuito anche alla vicinanza che il popolo e le figlie le dimostrarono in un momento di profonda crisi, dovuto anche al fatto che ella non riusciva a partorire un erede per il ducato e ciò scontentò molto lo stesso Alessandro Pico, vessato continuamente da pericolosi pretendenti e trattative per la successione che coinvolsero anche l’imperatore.
Tuttavia i segni dell’ossessione malefica continuarono a manifestarsi nel tempo e Tirelli e Arrigoni iniziarono a supporre che l’origine di tale malattia fosse dovuta ad un affatturamento. Il 21 dicembre 1618 si misero, quindi, a benedire tutti i luoghi dove la duchessa aveva dormito, utilizzando anche la pratica di bruciare col fuoco benedetto determinati oggetti che erano stati trovati sotto la soglia della sua camera. Tali esorcismi, da quanto affermato dai religiosi nella corrispondenza col duca Cesare, infastidirono il demone insediatosi nel corpo della ragazza (la quale, inoltre, aggredì la sua dama di compagnia al volto), costringendola nelle sue stanze. A queste notizie, Cesare d’Este reagì il 30 aprile 1619 impedendo categoricamente alla figlia di uscire dal palazzo della Mirandola per recarsi alla traslazione della Madonna della Ghiara a Reggio Emilia, per evitare pubblico scandalo.
Il 16 agosto 1619 Laura fece il suo ritorno a Modena: a causa di un complotto ordito ai danni degli esorcisti che l’avevano “in cura” e sfruttando l’ascendente che aveva su di lei il frate Domenico Gesù Maria, il duca Alessandro e il mastro di casa Lelio Magnani, convinsero il Maria della falsa possessione diabolica della donna e del fatto che ella portava in realtà solamente del rancore e odio verso il marito. Con questo stratagemma indussero Laura, durante un rito d’esorcismo che sarebbe dovuto continuare per tutta la notte, attraverso le parole d’ausilio del religioso spagnolo, a rifiutarsi di continuare tale rituale palesando insofferenza per questi rimedi ed anche nei confronti di Tirelli. Ella, quindi, scappò dalla Mirandola alla volta della capitale del ducato estense.
Una svolta avvenne nel settembre 1619: Arrigoni chiese al duca di Modena la riconsegna al vicario del Sant’Ufficio di Reggio Emilia nella Mirandola di una presunta strega chiamata Lucia Poltronieri, fuggita dalle carceri della torre di San Felice. Questa donna venne considerata come l’ammaliatrice della duchessa e si ritenne che, eliminandola, la duchessa sarebbe guarita dal male che la perseguitava. Peraltro la prova del maleficio eliminava i sospetti sulla pazzia di Laura. La presunta strega però risultava irreperibile e le sue ricerche furono vane.
A seguito del parto nel 1621 di un’altra figlia, Laura si chiuse nuovamente nel suo male diventando muta ed aggressiva, cadendo quasi in uno stato di regressione infantile. Il cruccio non meno importante che afflisse la duchessa fu la legittimazione alla successione che per mezzo dell’imperatore il figlio bastardo di Alessandro Pico, Galeazzo, stava conquistando; in più, nemici interni alla corte (come le sue stesse dame di compagnia) fecero sì che gli unici alleati che ella poté vantare fossero gli esorcisti stessi.
Dal settembre 1624 un nuovo esorcista aiutò Laura nella sua tormentata battaglia interiore: l’eremitano camaldolese don Paolo. Egli affermò che la possessione diabolica non era la sola causa del suo malessere, ma erano principalmente gli influssi maligni dei nemici della duchessa a perseguitarla. Il religioso decise allora di allontanare la donna dalla Mirandola e questa ne trovò giovamento. Don Paolo, vedendo tale miglioramento (ottenuto anche nascondendole notizie che avrebbero potuto turbarla), cercò di convincere il duca Cesare a intercedere presso il generale dell’ordine camaldolese per prolungare la permanenza al fianco della duchessa. La scoperta di nuove fatture ai danni di Laura, infatti, giustificò tale richiesta da parte del frate. I sospetti che il camaldolese nutrì furono rivolti contro Alessandro Pico e Lelio Magnani. Quest’ultimo, a detta del frate, progettava di liberare dalle prigioni inquisitoriali di Cremona un certo Ippolito Scaglietta di Cavezzo per utilizzare i suoi sortilegi amorosi al fine di rinnovare l’intesa tra gli sposi, ormai scemata da tempo. Magnani si giustificò affermando che il duca della Mirandola aveva avuto un calo della libido a causa degli esorcismi operati dal frate.
Ciò nonostante nel 1625 ella iniziò a migliorare, compiendo anche atti di misericordia verso Lelio Magnani, e tornò ad essere padrona dei suoi domini, riappacificandosi col marito.
La duchessa morì nel 1630.

Fonti e bibliografia

  • Archivio di Stato di Modena (ASMo), Cancelleria ducale, Ambasciatori, Italia, Mirandola, bb. 1 e 12.
  • Archivio di Stato di Modena (ASMo), Cancelleria ducale, Archivio per materie, Medici e medicine, b. 2.
  • Archivio di Stato di Modena (ASMo), Cancelleria ducale, Carteggio principi esteri, Mirandola, bb. 5 e 20.
  • Archivio di Stato di Modena (ASMo), Inquisizione, b. 284 e b. 294.
  • Grazia Biondi, “Madama mi dispiace a dirvelo, vostra altezza è inspiritata”. Demoni ed esorcisti alla corte di Cesare d'Este, in "Quaderni Estensi", VI, 2014, pp. 136-152 [http://www.quaderniestensi.beniculturali.it/QE6/QE6_contributi_biondi.pdf].
  • Grazia Biondi, Nostra Madre di Consolazione e le altre, in La fede degli italiani. Per Adriano Prosperi, vol. 1, a cura di Guido Dall'Olio, Adelisa Malena, Pierroberto Scaramella, Edizioni della Normale, Pisa 2011, pp. 317–331.
  • Enzo Ghidoni, Ottavio Bolognesi e la “disperata successione” di Alessandro I Pico, in Corti e diplomazia nell’Europa del Seicento: Correggio e Ottavio Bolognesi (1580-1646), a cura di Blythe Alice Raviola, Universitas Studiorum, Mantova 2014.
  • Giovan Battista Spaccini, Cronaca di Modena, vol. 2, a cura di Albano Biondi, Rolando Bussi, Carlo Giovannini, Panini, Modena 2002.

Article written by Luca Al Sabbagh | Ereticopedia.org © 2016
A special thank to Grazia Biondi

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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