Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Ippolito Chizzola (Brescia, ca. 1521 - Padova, 1565) è stato un ecclesiastico appartenente all'ordine dei canonici regolari lateranensi, perseguitato e condannato dall'Inquisizione romana, quindi trasformatosi in controversista anti-protestante.
Si avvicinò alle idee della Riforma negli anni quaranta. Fu un valente predicatore (particolarmente ammirate furono le sue prediche a Cremona per la Pasqua 1548 e a Venezia per la Quaresima 1549), ma questa attività gli valse una prima censura nel 1548 e una condanna da parte dell'Inquisizione romana nel 1549. Abiurò a Roma alla fine del 1551, quindi ritrattò pubblicamente a Venezia nel febbraio 1552 davanti al nunzio Ludovico Beccadelli. Da questo momento in poi iniziò di fatto una seconda vita, trasformandosi in attivo controversista antiprotestante
Nel 1565 fu nominato vescovo di Termoli, ma morì prima di poter prendere possesso del vescovado.
Opere
- Discorsi per confutar le particolari heresie, A. Arrivabene, Venezia 1562.
- Risposta alle bestemmie e maledicenze contenute in tre scritti di Pietro Paolo Vergerio contra l'inditione del concilio, pubblicata da papa Pio IV, A. Arrivabene, Venezia 1562.
- Prediche theologiche, & morali sopra li Vangeli di tutti i santi principali dell'anno..., Gio. Battista & Antonio Bozzoli, Brescia 1617 (postuma).
Bibliografia
- Processo Morone2, vol. 1, pp. 159-60, nota 79
- Giorgio Caravale, Predicazione e Inquisizione nell'Italia del Cinquecento. Ippolito Chizzola tra eresia e controversia antiprotestante, Il Mulino, Bologna, 2012
- Francesco Dei, Cesare Santus, Chizzola, Ippolito, in DSI, vol. 1, pp. 329-30
- Valerio Marchetti, Chizzola, Ippolito, in DBI, vol. 25 (1981)
Link
- Scheda su Ippolito Chizzola sul sito Symogih.org
Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]