Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Giuseppe Fossa è stato un patrizio cremonese del XVI sec., perseguitato dall'Inquisizione ed esule religionis causa.
Protesse i predicatori eterodossi Sereno da Pontremoli e Valeriano da Gazzo, che furono arrestati in casa sua a Solarolo nel settembre 1550. Sottoposto di conseguenza a processo inquisitoriale all'avvio della persecuzione contro la ecclesia cremonensis (che coinvolse anche il suocero Bartolomeo Maggi), fuggì a Ginevra nel 1551, ottenendo la cittadinanza ginevrina nel 1555. Nel 1558 fu di nuovo processato in contumacia e condannato a morte e bruciato in effigie. Gli furono inoltre confiscati i beni. Nel 1584 fu eletto nel Consiglio dei Duecento di Ginevra.
Bibliografia
- Luigi Fumi, L’Inquisizione romana e lo Stato di Milano. Saggio di ricerche nell’Archivio di Stato, in "Archivio storico lombardo", a. 37, s. 4, vol. 14, fasc. 26, pp. 285-414: pp. 353 sgg.
- Pietro Rivoire, Contributo alla storia della Riforma in Italia, in "Bollettino della Società di Studi Valdesi", LV, fasc. 66, pp. 55-88: pp. 67, 77-78.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]