Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Giulio Cesare Gambardella è stato un eretico di tendenze giudaizzanti condannato dal tribunale della curia arcivescovile di Napoli nel 1581.
Giovane suonatore e maestro di liuto e cembalo, lettore avido ma disordinato, affetto da una gobba che lo esponeva a pubblico dileggio, fu denunciato da un conoscente nel 1579. Affermava di non riconoscere in Cristo il Messia, rifiutava il sacramento dell'eucarestia e si dichiarava ebreo. I giudici, in corrispondenza con i cardinali del Sant'Uffizio (e in particolare con l'inquisitore maggiore Giacomo Savelli), dubitarono che il giovane fosse affetto da pazzia, cosa che avrebbe attenuato la sua posizione processuale. Sottoposto a tortura, affetto da problemi di salute e ricoverato in ospedale, alla fine, dopo l'ultima torttura di un'ora del 21 aprile 1581, rilasciò piena confessione. Con sentenza pronunciata l'11 giugno 1581, seguita dalla sua pubblica abiura, fu condannato al carcere perpetuo.
Bibliografia
- Giovanni Romeo, La suggestione dell'ebraismo tra i napoletani del tardo Cinquecento, in L'Inquisizione e gli ebrei in Italia, a cura di Michele Luzzati, Laterza, Roma-Bari 1994, pp. 179-195
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]