Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Giovanni XXII, al secolo Jacques Duèse (Cahors, ca. 1244 – Avignone, 4 dicembre 1334), è stato papa dal 7 agosto 1316 alla morte. Di solida formazione teologica e giuridica, il suo pontificato si è contraddistinto per l’uso dell’accusa di eresia e dei processi inquisitoriali contro gli avversari religiosi e politici.
Jacques Duèse nacque intorno al 1244 a Cahors nel Quercy. L’agiatezza della sua famiglia gli garantì la possibilità di studiare e formarsi in utroque iure nella sua città e nelle università di Montpellier e Orléans. La carriera ecclesiastica lo condusse a ricoprire le cariche di arciprete e decano fino all’elezione a vescovo di Fréjus nel 1300, ma gli incarichi che ricopriva alla corte angioina di Carlo II lo trattennero a Napoli in qualità di familiare del re fino oltre il 1308, anno in cui fu designato cancelliere del Regno di Sicilia. La nomina a vescovo di Avignone, per volontà di Clemente V nel 1310, e il successivo trasferimento in curia gli valsero, dopo due anni, il titolo cardinalizio di San Vitale e l’assegnazione della diocesi di Porto. Alla morte di Clemente V, nel 1314, si aprì una lunga e travagliata sedevacanza conclusasi con la sua elezione il 7 agosto 1316. Il pontificato di Giovanni XXII si contraddistinse per l’accentramento delle nomine ecclesiastiche, un’oculata gestione finanziaria e una rinnovata attenzione ad aree periferiche della cristianità (dalla penisola iberica, al granducato di Lituania, dai Balcani fino all’Asia centrale e all’Estremo Oriente). Il carattere autoritario di Giovanni XXII e la sua concezione fortemente ierocratica della cristianità lo indussero a intervenire nello scontro tra i due contendenti alla corona imperiale Ludovico Wittelsbach duca di Baviera e Federico d’Asburgo duca d’Austria. La sua opposizione a Ludovico il Bavaro si concretizzò in scomuniche e destituzioni reciproche, culminando nella promulgazione del diploma imperiale di deposizione di Giovanni XXII, il Gloriosus Deus, e nell’elezione dell’antipapa Niccolò V nel 1328. Costui, il frate Minore Pietro da Corvaro, trovò il sostegno di una parte dei confratelli che erano rimasti fedeli al deposto ministro generale Michele da Cesena che, nel 1324, era fuggito da Avignone insieme a Bonagrazia da Bergamo, procuratore dell’Ordine, e al filosofo Guglielmo di Occam, dove era stato convocato dal pontefice per dar conto della sua ferma opposizione alle ingerenze di Giovanni XXII nella questione della povertà francescana in favore dell’ala conventuale.
Tali violente contrapposizioni con l’imperatore e con i cosiddetti spirituali e michelisti dell’Ordine dei frati Minori condussero ai processi inquisitoriali intentati dal pontefice contro i propri avversari politici e religiosi, eretici in quanto ribelli e disobbedienti alla sua autorità. Di questi procedimenti restano tracce documentarie, dal 1318 al 1332, i processi si conclusero con le condanne pronunciate contro cinque frati Minori spirituali di Provenza, presunti fraticelli, morti al rogo nel 1318, contro i Gozzolini signori di Osimo (1319-1321), Matteo Visconti, signore di Milano, e i suoi figli (1321-1323), il marchese d’Este, signore di Ferrara (1321), Federico da Montefeltro, signore di Urbino (1320-1321), Muzio di Francesco, “tiranno” di Assisi (1324-1326), Guido Tarlati, vescovo e signore di Arezzo (1324-1325), i cittadini dei comuni ribelli di Todi, Amelia, Modena, Parma, Reggio Emilia, Recanati, nonché contro le comunità conventuali ribelli di Todi, Ascoli Piceno, Savona e Albenga.
Nel processo contro i Visconti compare anche l’accusa di stregoneria, imputazione non nuova nella strategia di Giovanni XXII che per il medesimo crimine, nel 1317, aveva fatto inquisire e condannare Hugues Géraud, vescovo di Cahors. Il pontefice si mostrò da allora particolarmente sensibile alla stregoneria, tanto da condannarla nella decretale Super illius specula del 1326 o 1327.
Se la promulgazione della raccolta di decretali del suo predecessore nel 1317, le Clementine, e delle proprie (entrambe entrate a far parte del Corpus Iuris Canonici), con il titolo di Extravagantes Iohannis XXII furono frutto della sua formazione giuridica, si potrebbe ricondurre agli studi teologici iniziati in gioventù a Parigi la sua controversa teoria della visio beatifica del volto di Dio preclusa ai santi fino al giorno del Giudizio espressa nel 1331. Questa interpretazione – indirettamente rivolta a esaltare l’autorità del vicario di Cristo in terra – suscitò scandalo e fu prontamente utilizzata dagli oppositori di Giovanni XXII, in particolare dai frati Minori riparati alla corte imperiale, per accusare il pontefice di eresia. La questione sfuggì al dibattito teologico in curia e vi si intromisero le corti di Ludovico il Bavaro, Filippo VI e Roberto d’Angiò, le Università di Parigi, Oxford e Tolosa, rivelandosi in breve tempo troppo pericolosa per il pontefice che si vide costretto a ritrattare la teoria alla vigilia della morte, il 3 dicembre 1334.
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Article written by Tiziana Danelli | Ereticopedia.org © 2023
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]