Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Giovanni Tommaso Sanfelice (Isernia, ultimi anni del XV secolo - Venosa, 6 marzo 1585) è stato un vescovo e diplomatico, perseguitato per eresia.
Biografia
Nato a Isernia, membro di una nobile famiglia napoletana, ottenne il vescovado di Cava de' Tirreni nel 1520. Fu membro dell'Accademia romana negli anni del papato di Clemente VII e si legò a Vittore Soranzo. Nel 1535 fu amministratore della Romagna e nel 1537 legato a Viterbo. Nel 1542 fu nominato commissario al concilio. Nel 1544 fu nunzio presso il re dei Romani Ferdinando d'Asburgo. Al concilio, nel 1545, difese clamorosamente la dottrina della giustificazione per fede e questo gli causò una rissa col vescovo zelante Grechetto, in seguito alla quale Sanfelice fu arrestato. Trasferito a Roma, fu "perdonato" da Paolo III e rinviato al governo della sua diocesi, a cui rinunciò nel 1550. Dal 1555 al 1557 fu governatore di Perugia. Il 31 maggio 1557, contemporaneamente al cardinal Morone, fu fatto arrestare da Paolo IV con l'accusa di essere colluso con Pole, Morone e il loro gruppo. Pio IV lo fece assolvere il 27 maggio 1560. Ricoprì quindi di nuovo la carica di commissario al concilio di Trento nel 1562-63. Il suo nome fu citato ancora nei processi di Gian Francesco Alois (giustiziato a Napoli nel 1564) e di Niccolò Franco (processo inquisitoriale del 1570).
Nel 1567 fu ambasciatore napoletano presso Pio V. Nel 1584 Gregorio XIII gli assegnò il vescovado di Venosa. Morì vecchissimo il 6 marzo 1585.
Bibliografia
- Processo Morone2, vol. I, pp. 762-63 nota 67.
- Elisa Novi Chavarria, Sanfelice, Giovanni Tommaso, in DBI, vol. 90 (2017).
Links
- Scheda su Giovanni Tommaso Sanfelice sul sito Catholic hierarchy
- Scheda su Giovanni Tommaso Sanfelice sul sito Symogih.org
Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]