Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Giovanni Grimani (Venezia, 8 luglio 1506 – Venezia, 3 ottobre 1593) è stato un patrizio ed ecclesiastico veneziano accusato di eresia.
Biografia
Patrizio veneziano, nipote del cardinale Domenico Grimani, grazie allo zio ottenne il vescovado di Ceneda nel 1520.
Nel 1545 divenne patriarca di Aquileia, succedendo al fratello Marino Grimani (anch'egli cardinale).
Giovanni Grimani fu accusato di eresia fin dal 1546, a causa delle relazioni intrattenute con personaggi come Bernardino Ochino e Pier Paolo Vergerio. Sottopostosi all’esame dell’Inquisizione di Roma sotto il papato di Giulio III e dichiarato alla fine innocente, successivamente, sotto il papato di Pio IV dovette subire l’offensiva scagliata contro di lui dal cardinal Ghislieri; tuttavia il Grimani, grazie all’appoggio del governo veneziano, riuscì ad ottenere che il suo caso fosse sottoposto all’esame di una commissione di prelati del concilio di Trento, presieduta dal cardinal Giovanni Morone, la quale, nel settembre 1563, assolse il patriarca di Aquileia da ogni accusa di eresia.
Si trattava di una vittoria del governo veneziano, che oltretutto non aveva mancato sotto i papati di Giulio III, di Paolo IV, e, soprattutto, sotto il papato dello stesso Pio IV, di far pressioni per l’elezione cardinalizia del Grimani. Sotto il papato di Pio IV fu incaricato di perorare la sua elezione cardinalizia l’ambasciatore a Roma Marcantonio Da Mula, il quale poi risultò inaspettatamente lui stesso eletto cardinale, insieme al suo predecessore Bernardo Navagero, in luogo del Grimani (26 febbraio 1561). L’evento suscitò la grandissima indignazione del governo veneziano, che conseguentemente ruppe ogni rapporto con il Da Mula.
La successiva, definitiva affermazione del partito inquisitoriale con il papato di Pio V (1566-72) pregiudicò del tutto le sue ambizioni al cardinalato. Un nuovo tentativo venne fatto dalla diplomazia veneziana con il successore Gregorio XIII ma il nuovo papa proruppe: "non volemo far costui". Al che la pratica fu definitivamente accantonata.
Affiaccato, anche mentalmente, dall'età avanzata, morì di vecchiaia nel 1593, ossessionato dai "diavoli" del Sant'Uffizio, che gli avevano impedito l'accesso al tanto agognato porporato. La mancata nomina, percepita come una grandissima ingiustizia, frustrò talmente Grimani al punto da farsi ritrarre nel 1585 in abito da porporato da un allievo del Tintoretto.
Bibliografia
- Gino Benzoni, Luca Bertolotti, Grimani, Giovanni in DBI, vol. 59 (2003).
- Andrea Del Col, Le vicende inquisitoriali di Giovanni Grimani, patriarca di Aquileia, e la sua lettera sulla doppia predestinazione, in «Metodi e ricerche», n.s., XXVII, n. 2, 2008, pp. 81-100.
- Massimo Firpo, Le ambiguità della porpora e i «diavoli» del Sant’Ufficio: identità e storia nei ritratti di Giovanni Grimani, in «Rivista storica italiana», CXVII, 2005, pp. 825-71, riedito in Id., Storie di immagini. Immagini di storia, Edizioni di storia e letteratura, Roma 2011, pp. 119-71.
- Pio Paschini, Giovanni Grimani accusato d’eresia, in Id., Tre illustri prelati del Rinascimento, Facultas Theologica Pontificii Athenaei Lateranensis, Roma 1957, pp. 131-196.
Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]