Giovanni da Cattaro

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Giovanni da Cattaro è stato un frate minore conventuale del XVI sec., perseguitato dall'Inquisizione.

Subì un processo inquisitoriale a Venezia dal 20 febbraio all’11 marzo 1564. Dal testo di questo processo non è possibile ricavare la data di nascita dell’imputato, ma solo alcune notizie relative alla sua vita. L’imputato aveva viaggiato in territorio ottomano, con l'intenzione di tradurre il Nuovo Testamento dal latino nella lingua dalmata. Si era recato a Filippopoli, per recuperare i beni di un frate di Zara, aveva soggiornato a Sofia, a Costantinopoli e in altri luoghi. Uno dei testimoni riferiva inoltre che l’imputato aveva fatto il garzone a Cherso, ma senza specificare l’anno. Lo stesso testimone dichiarava inoltre che, mentre Giovanni da Cattaro si trovava a Pirano, aveva subito accuse di eresia da parte del suo confratello Giovan Pietro Celso (o Celsi) detto Gatolino (o Gatolini), ma le querele erano state estinte in un capitolo provinciale svoltosi a Cherso.
Il punto focale del processo veneziano del 1564 è costituito da una traduzione del Nuovo Testamento dal latino nella lingua dalmata, per cui l’imputato è accusato di "luteranesimo". La sentenza, che chiude il processo, assolve l’imputato e lo reintegra nel suo stato precedente, con tutti gli onori, i privilegi e le dignità di cui godeva.

Fonti e bibliografia

  • Archivio di Stato di Venezia, Sant'Uffizio, busta 20, fascicolo 7.
  • Francesca De Poli, Venezia e l’Inquisizione. Undici processi davanti al tribunale dei Savi all’Eresia della Repubblica di Venezia negli anni 1554-1588, Aracne, Roma 2019, pp. 121-139.
  • Ljudevit Anton Maračić, Convento di San Francesco a Capodistria. I verbali dei capitoli (1692-1806), in "Atti. Centro di Ricerche Storiche. Rovigno", XLV, 2015, pp. 461-486: p. 469.

Article written by Francesca De Poli | Ereticopedia.org © 2021

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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