Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Giovanni Caselli fu processato e condannato per blasfemia dal Tribunale di Bormio nel 1575.
Le accuse di blasfemia formulate contro di lui per le grandi bestemmie che soleva pronunciare si intrecciarono con i sospetti di stregoneria ovvero che dalle sue bestemmie scaturissero incidenti e disastri. Per esempio, un testimone riferì che "secondo il detto de messer Vincenzo Lupo, essendo lui in Pedenolo per certa vena, che alhora vene un turbello di tempo et levò li sacchi da vena insieme ligati in aire, ben in alto, et che all'hora messer Gioanni si gettò in terra, si plegò nella cappa dicendo: Jesus! Et da lì un pezzetto, viddero una coda che parea di fuoco, che andava in aria verso li Campazi, lasciando di drieto un gran puzo".
Con sentenza del 1° aprile 1575 Giovanni Caselli fu privato dell'onore e condannato all'infamia, con la conseguenza che non avrebbe più potuto ricoprire incarichi pubblici (tuttavia ne ricoprì in seguito).
Fonte
- Indagini su Giovanni Caselli, per blasfemia, 16 marzo 1575; 24 marzo - 1 giugno 1575 (Archivio del Comune di Bormio, Quaterni inquisitionum, cartella 4, documento n° 70 (16 marzo 1575); Quaterni consiliorum, sorte primaverile 1575 (24 marzo, 22 aprile, 1° giugno 1575); Atti sciolti, cartella 1, documento n. 30 (1 aprile 1575): documenti pubblicati on line nella sezione La stregoneria nel contado di Bormio del sito Lombardia. Beni Culturali.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]