Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Giovan Battista Tagliapietra è stato un patrizio veneziano del XVI sec.
Nel suo costituto del 13 novembre 1551 Pietro Manelfi citò il "magnifico Ioanne Battista Tagliapietra, col quale ho parlato et l'ho conosciuto, che tiene heresie Lutherane et libri prohibiti; per questo habbiamo parlato insieme in casa sua in Padoa et ho veduto nel suo studio libri Lutherani, ma non ricordo quale precisamente."
Cresciuto dal padre Girolamo in un clima lontano dall'intransigenza religiosa, Giovan Battista ebbe due fratelli, Alvise e Francesco, che, quando esercitarono cariche pubbliche, furono molto riluttanti nel procedere contro gli eretici. Francesco Tagliapietra, da podestà di Brescia, in particolare si rifiutò di eseguire la condanna a morte di un vecchio eretico relapso e fu sospettato di eresia dal cardinale Carlo Borromeo, dopo aver discusso a cena con lui e con altri di questioni di fede.
Né lui né altri suoi parenti stretti furono tuttavia perseguitati per eresia. Il suo nome, insieme a quello di Bernardo Navagero, fu depennato dalla delazione Manelfi da un intervento censorio probabilmente sollecitato dalle autorità della Repubblica di Venezia, che voleva proteggere l'onore dei suoi patrizi.
Bibliografia
- Federica Ambrosini, Storie di patrizi e di eresia nella Venezia del ‘500, Franco Angeli, Milano 1999, pp. 70, 88, 295.
- Carlo Ginzburg, I costituti di don Pietro Manelfi, Sansoni-The Newberry Library, Firenze-Chicago 1970, pp. 17, 70.
Voci correlate
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]