Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Giovan Battista Picciolotti (Carbognano, 1534 circa – Roma, 12 luglio 1618), singolare benefattore assai legato a Filippo Neri e alla comunità oratoriana, ha preso parte come procuratore a molte operazioni finanziarie dell’Istituto filippino, per lo più d’intesa con Pompeo Pateri e Giovanni Paolo Curiazio, di cui era amico. Si deve alla sua iniziativa l’acquisizione della proprietà viterbese di Carbognano, costituita dalla casa con terreni annessi già in possesso del cardinale Alessandro Farnese (futuro Paolo III), poi donata alla Congregazione dell’Oratorio e destinata ad accrescersi significativamente negli anni successivi. Picciolotti ha concluso la sua esistenza nell’Oratorio romano come fratello laico.
Biografia
Originario di Carbognano, ma romano d’adozione, Giovan Battista Picciolotti nacque intorno al 1534. Suo padre Alessandro, vassallo degli Anguillara, era stato amanuense e scrittore di brevi nella Curia romana al tempo di Paolo III. Nel 1538, sotto il pontificato di papa Farnese, Lucrezia Orsini, rimasta vedova di Giovanni Battista Anguillara, decise di vendere ad Alessandro Picciolotti per 400 scudi il complesso edilizio comprendente la Torre degli Anguillara con relativo palazzo, risalente al secolo XIII. La struttura rimase gravemente danneggiata dal terremoto del 1542 e da allora l’intero fabbricato entrò in crisi, ragion per cui i salaci abitanti di Trastevere non gli risparmiarono nomignoli dispregiativi come il Palazzaccio o la Carbognana1. Giunto a Roma in data imprecisata, Giovan Battista Picciolotti prese dimora nell’Urbe e divenne figlio spirituale di Filippo Neri, consolidando nel corso degli anni il suo legame con il circolo oratoriano. Il suo nome affiora in molti documenti amministrativi e contabili della Congregazione, sovente affiancato al pavese Pompeo Pateri e a Giovanni Paolo Curiazio, fratello laico della Chiesa Nuova. Il 2 febbraio 1582 i padri dell’Oratorio avevano infatti steso un atto di procura con cui Tommaso Bozio, in virtù della sua formazione giuridica, il menzionato Curiazio e Picciolotti (dichiarato assente al momento della redazione dello strumento) venivano nominati procuratori per tutte le operazioni finanziarie della Congregazione filippina, vale a dire contratti, affitti, esazioni e comparizioni in giudizio2.
Giovan Battista Picciolotti versò nel giugno del 1583 la somma di 80 scudi per l’acquisto del possedimento di Carbognano, che poi decise di donare quasi subito alla Congregazione oratoriana3. In quello stesso anno, il procuratore viterbese – agente, tra l’altro, della nobildonna Lavinia della Rovere, vedova dal 1581 del condottiero Paolo Orsini di Mentana – fece dono all’Oratorio della sua casa romana di Monte Giordano, distante non più di 250 metri dalla Chiesa Nuova, sede dei padri filippini, su cui pose un vitalizio di 145 scudi annui e l’obbligo di mantenere un confessore nella cappella eretta a Carbognano nella chiesa di Santa Maria dell’Immacolata Concezione, la cui costruzione era stata finanziata nel 1522 in buona parte da Giulia Farnese, sorella di Paolo III e signora di quei luoghi4. Oltre alla casa di Monte Giordano, Picciolotti donò alla Congregazione anche quella della Lungara, dove poi morì5.
Nel corso della sua non breve vita, Giovan Battista Picciolotti era stato maggiordomo del cardinale Cesare Baronio e negli ultimi anni volle aggregarsi come fratello laico all’Oratorio, a cui si sentì sempre legato con uno spirito collaborativo e di fervente devozione. Morì il 12 luglio 1618, all’età di ottantaquattro anni, nella sua abitazione alla Lungara e da quel luogo la salma venne poi trasferita a Santa Maria in Vallicella per la sepoltura6. Alla sua morte lasciò un vivo senso di gratitudine nella comunità filippina per la sua nota liberalità, che si espresse anche nel finanziare alcune istituzioni benefiche dell’Urbe tenute in grande considerazione dai padri dell’Oratorio, in particolare il Conservatorio di Sant’Eufemia, istituito nel 1595 per l’assistenza alle “zitelle sperse” (che con suo testamento del 1618 si trovò ad acquisire il ricordato complesso edilizio degli Anguillara), e l’ospedale di Leonardo Cerusi detto il Letterato7. Un suo necrologio si legge in Pier Luigi Galletti8.
Picciolotti e la tenuta oratoriana di Carbognano
Per la proprietà di Carbognano – come pure per la vigna di Frascati, acquisita quasi contemporaneamente dalla Congregazione – le Memorie di padre Pateri costituiscono una fonte particolarmente rilevante e assai ricca di notizie, dal momento che precisano con quali risorse finanziarie furono acquistate e chiariscono le varie fasi di ampliamento dei luoghi, confermando la loro destinazione, peraltro non esclusiva, a luogo di riposo e di convalescenza non solo per i padri e i fratelli laici dell’Oratorio, ma anche per i loro ospiti9. Il 16 giugno del 1583 Giovan Battista Picciolotti acquistò, come si è detto, il nucleo originario del possedimento di Carbognano, costituito da una casa in paese e alcuni terreni nella campagna circostante, che negli anni seguenti fu ampliato con nuove accessioni di terre boschive e coltivate. Il 27 di quel mese la proprietà fu donata con testamento ai padri dell’Oratorio10. Stando alla testimonianza di Pompeo Pateri, alla transazione avrebbe partecipato con una propria quota Fabrizio Mezzabarba, anch’egli originario di Pavia, apprezzato dai padri filippini per la grande generosità e la dedizione all’Oratorio. Pateri fa tuttavia pesare su Lavinia della Rovere l’onere finanziario dell’acquisto e non su Picciolotti, persona di sua fiducia, come sembra invece più probabile, valutando a 300 scudi la somma complessiva impegnata per la compravendita11.
In ogni caso, Lavinia della Rovere contribuì con propri mezzi al primo ampliamento della proprietà di Carbognano. La nobildonna si fece infatti carico dei costi del restauro della chiesa di Sant’Eutizio, che il 1° aprile 1584 Gregorio XIII aveva deciso di unire, da un punto di vista catastale, a una delle vigne di proprietà della Congregazione, concedendola per il culto e i ministeri pastorali ai padri dell’Oratorio. Pateri fu incaricato da Lavinia della Rovere di occuparsi del restauro di Sant’Eutizio e per l’occasione il padre pavese dichiarò di aver ricevuto 80 scudi per i lavori di ristrutturazione12. Nel suo testamento, dettato in data 11 marzo 1594, la nobildonna confermò la donazione all’Oratorio della sua casa romana, ma con il vincolo «di tenere un prete sacerdote a Carbognano, quando però loro possano»13. La Congregazione ebbe comunque sempre particolarmente a cuore Carbognano e i suoi luoghi, non solo occupandosi della cura di Sant’Eutizio, ma premurandosi anche di erigere, per iniziativa di Orazio Giustiniani, la prima chiesa in assoluto dedicata al Santo fondatore14.
Quanto al vero artefice della compravendita di Carbognano, Picciolotti porterà a termine nel corso degli anni altri acquisti in zona, trasferendoli alla Congregazione il 6 novembre 1611 con l’evidente obiettivo di favorire ancora di più l’ampliamento di questa proprietà e la presenza filippina nel Viterbese15. Il nuovo secolo vide la Congregazione acquisire per via testamentaria altri beni ubicati nel territorio di Carbognano: oltre al significativo lascito testamentario di Giovan Battista Picciolotti, nel 1615 ereditò le proprietà di Angelo Picciolotti16. Carbognano divenne il luogo di vacanza e di riposo dove i padri anziani o convalescenti andavano a «sollevarsi delle cure continue della Congregazione», a preferenza della stessa vigna di Frascati17. In considerazione dell’amenità del luogo, nel giugno 1600 vi soggiornò anche Federico Borromeo, devoto a Filippo Neri e amico di lunga data dei padri dell’Oratorio18.
Fonti
- [Paolo Aringhi], Le vite, e detti de padri, e fratelli della Congregazione dell’Oratorio da s. Filippo Neri fondata nella Chiesa di S. Maria in Vallicella raccolti da Paolo Aringhi Prete della detta Congregatione e da Altri, 2 v., editi e annotati da Maria Teresa Bonadonna Russo, con la collaborazione di Renato De Caprio, Edizioni Oratoriane, Roma 2018-2020 (i due volumi corrispondono alla prima delle tre parti dell’opera), vol. II, p. 169n.
- Il primo processo per san Filippo Neri nel codice vaticano latino 3798 e in altri esemplari dell’Archivio dell’Oratorio di Roma, edito e annotato da Giovanni Incisa della Rocchetta e Nello Vian, con la collaborazione di Carlo Gasbarri, 4 v., Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1957-1963 [I: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1595, 1957; II: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1596-1609, 1958; III: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1610. Testimonianze «extra urbem»: 1595-1599, 1960; IV: Regesti del secondo e terzo processo. Testimonianze varie. Aggiunte e correzioni alle note dei volumi I-III. Indice generale, 1963], vol. I, p. 162, nota 456; vol. IV, p. 189, nota 172.
- Fioravante Martinelli, Carbognano illustrato, per Francesco de’ Laz., figl. d’Ignatio, in Roma 1694.
- [Pompeo Pateri], Memorie lasciate dal p. Pompeo Pachi (sic!) per negozi e cose spettanti alla Congregazione dell’Oratorio, a cura di Maria Teresa Bonadonna Russo, in Eadem, Le «Memorie» del p. Pompeo Pateri d. O., “Archivio della Società romana di storia patria”, 97, 1-4, 1974 [stampa 1975], pp. 39-146: 55-146.
Bibliografia
- Maria Teresa Bonadonna Russo, Le «Memorie» del p. Pompeo Pateri d. O., in “Archivio della Società romana di storia patria”, 97, 1-4, 1974 [stampa 1975], pp. 39-146.
- Generoso Calenzio, La vita e gli scritti del cardinale Cesare Baronio della Congregazione dell’Oratorio, bibliotecario di Santa Romana Chiesa, Tipografia Vaticana, Roma 1907.
- Antonio Cistellini, San Filippo Neri. L’Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, prefazione di Carlo Maria Martini, 3 v., Morcelliana, Brescia 1989, vol. III, p. 2391 (Indice dei nomi di persona).
- Anna Maria Corbo, L’archivio della Congregazione dell’Oratorio di Roma e l’archivio della Abbazia di S. Giovanni in Venere. Inventario, Tipografia editoriale, Roma 1964, pp. XXXI-XXXII, XLVII.
- Carlo Gasbarri, L’Oratorio romano dal Cinquecento al Novecento, Arti Grafiche D’Urso, Roma 1963 1962, pp. 169, 254-255.
- Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da s. Pietro sino ai nostri giorni, vol. LXXVII, Tipografia Emiliana, Venezia 1856, pp. 290-293.
- Stefano Zen, Baronio e il suo tempo, Centro di Studi Sorani «Vincenzo Patriarca», Sora 2024 (di prossima pubblicazione).
Voci correlate
- Cesare Baronio
- Federico Borromeo
- Tommaso Bozio
- Carbognano (Tenuta oratoriana di)
- Congregazione dell’Oratorio
- Giovanni Paolo Curiazio
- Lavinia della Rovere
- Alessandro Farnese (Paolo III)
- Giulia Farnese
- Frascati (Villa oratoriana di)
- Orazio Giustiniani
- Gregorio XIII
- Agostino Manni
- Fabrizio Mezzabarba
- Filippo Neri
- Pompeo Pateri
- Alessandro Picciolotti
- Sant’Eutizio (Chiesa di)
- Santa Maria dell’Immacolata Concezione (Chiesa di)
- Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova)
Nota bene
Questa voce fa parte della sezione trasversale Oratorio e Congregazione oratoriana: storia, spiritualità, politica culturale, dedicata all’Oratorio sorto per iniziativa di Filippo Neri, che da libero sodalizio conobbe nell’arco di un quarto di secolo una sua graduale evoluzione fino alla sua istituzionalizzazione nel 1575 (quando papa Gregorio XIII decise per decreto di costituire la Congregazione oratoriana), con l’obiettivo di costruire un repertorio di voci inerente non soltanto ai padri e ai fratelli laici che entrarono stabilmente nell’Oratorio filippino, ma allargato significativamente alle opere prodotte e diffuse dall’operoso laboratorio oratoriano, ai luoghi della Congregazione, alle personalità più o meno note che si riconobbero nella sua politica culturale, partecipando attivamente alle varie iniziative promosse e in particolare agli esercizi spirituali, considerati il nucleo pulsante del programma filippino.
Article written by Stefano Zen | Ereticopedia.org © 2024
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]