Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Gian Battista da Gardone è stato un artigiano del XVI sec., perseguitato dall'Inquisizione.
Di Gardone Val Trompia, dove le nuove idee religiose si erano ampiamente diffuse tra i ceti subalterni, probabilmente lavorava come operaio o artigiano del ferro. Arrestato e processato a Venezia nel 1553, rifiutò di pentirsi e abiurare, rifiutando di riconoscere l'autorità del papa e della Chiesa romana e affrontando con fermezza gli inquisitori, ai quali, tra l'altro, affermò nell'interrogatorio del 15 luglio 1553: "Non me ne voglio remover da esse opinioni (…) perché le ho udite da Dio (…) perché mi removerei dalla verità. Se ben me intravenesse la morte del corpo, non morirò, ma viverò, e chi la perde per Cristo, la trova".
L'esito del processo non è noto, ma secondo Enrico A. Rivoire, dato il rifiuto di Gian Battista di pentirsi e abiurare, si concluse con la sua condanna a morte.
Bibliografia
- Salvatore Caponetto, La Riforma protestante nell'Italia del Cinquecento, Claudiana, Torino 19972, p. 216.
- Enrico A. Rivoire, Eresia e Riforma a Brescia, in "Bollettino della Società di Studi Valdesi", 106/78, 1959, pp. 59-90: pp. 67-68.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]