Mazzoni, Geminiano

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Geminiano Mazzoni (Modena, ca. 1569 - Ferrara, 1630) è stato un esorcista modenese appartenente all'ordine teatino, perseguitato dall'Inquisizione romana per abusi nella pratica esorcistica.

La vicenda

Mazzoni creò attorno a sé un piccolo circolo di figlie spirituali, provenienti da famiglie di buona condizione sociale, praticando per circa 17 anni un modo «originale» di esorcizzare le donne, affette da turbamenti che facevano dubitare di una possessione diabolica: nei loro genitali, dove riteneva si fosse insediato il diavolo, soffiando, toccando e manipolando (e legandosi il membro virile per evitare tentazioni). Nel 1624 una ispezione interna all’Ordine verificò la sua ‘strana’ condotta, e i superiori, preoccupati di tutelare il buon nome dell’istituto, si limitarono a vietare a Mazzoni la facoltà di esorcizzare. Ma il sacerdote, dopo alcuni mesi di tormento, ritenendo sinceramente valido il suo modo di agire, decise di presentare spontaneamente una confessione scritta all’inquisitore di Modena, Giovanni Vincenzo Reghezza. In quel modo riteneva forse di poter ottenere dal più alto rappresentante dell’ortodossia in città la revoca di un provvedimento per lui incomprensibile.
L’inquisitore lo interrogò immediatamente e trasmise il caso a Roma. La Congregazione del Sant’Uffizio esaminò il caso (definito «gravissimo») in presenza del papa (Urbano VIII) e Mazzoni fu condannato all’abiura come eretico formale e al trasferimento d’ufficio a Roma. Le deliberazioni romane furono comunicate dal cardinale inquisitore Giovanni Garsia Mellini al Reghezza con lettera del 22 febbraio 1625.
I teatini riuscirono però ad ammorbidire in qualche modo la pesante decisione. Mazzoni, che abiurò in privato il 21 maggio 1625, non fu mai trasferito a Roma, ma semplicemente allontanato da Modena e trasferito a Ravenna. Presumibilmente non tornò più a Modena, perché morì nel 1630, ancora in esilio, a Ferrara.
Da Roma era stato altresì ordinato di non avviare processi contro le donne, di fatto «complici» del sacerdote incriminato, ma esse si presentarono spontaneamente dinanzi all’inquisitore per scagionare il loro padre spirituale (che consideravano un «santo»), e questa imprevista interferenza costrinse l’inquisitore ad aprire un piccolo processo, che comunque non ebbe particolari conseguenze. Nella vicenda fu implicato, sia pur con una posizione meno pesante rispetto a quella di Mazzoni, un altro prete modenese, Girolamo Bricci. La vicenda di Mazzoni mostra come gli esorcisti, che spesso svolgevano simultaneamente il ruolo di confessori dei presunti ossessi, acquistassero sempre più influenza nell’Italia della Controriforma.

Bibliografia

  • Giovanni Romeo, Esorcisti, confessori e sessualità femminile nell'Italia della Controriforma. A proposito di due casi modenesi del primo Seicento, Le Lettere, Firenze 1998.

Voci correlate

Article written by Sonia Isidori, Daniele Santarelli, Domizia Weber
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A special thank to Giovanni Romeo

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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