Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Santiago di Compostela ospita un tribunale dell'Inquisizione a partire dal 1574.
Trattasi di una sede inquisitoriale sui generis, che risente fortemente dell'influsso socio-economico del rurale regno di Galizia, dove alla religiosità più pura -ricordiamo che la città rappresenta la tappa finale del "cammino di Santiago", pellegrinaggio pietoso verso l'umile obbedienza- si affiancano pratiche animiste.
Un primo tentativo di instaurazione si ha nel 1520, anno in cui Maldonado viene nominato inquisitore apostolico del regno e coadiuvato, cinque mesi dopo, dalla figura del maestro Arteaga. I due preposti, però, si ritrovano presto a fronteggiare la crescente ostilità della popolazione e, soprattutto, del clero. La resistenza da parte del potere locale tornerà a manifestarsi negli anni che vanno dal 1562 al 1567, lustro in cui la Suprema nomina Quijano de Mercado nuovo inquisitore del regno. In questi anni di falliti tentativi di instaurazione, è il tribunale di Valladolid a esercitare una forma blanda di controllo della regione.
Sarà l'azione congiunta del Consejo de la Suprema e della monarchia a permettere la definitiva installazione, nel 1574, di un tribunale che regolamentasse da vicino questioni di fede di non facile soluzione. Infatti, già per via della sua posizione geografica, la Galizia si presentava come un terreno dove l'eresia -senza gli adeguati controlli da parte del Sant'Uffizio- avrebbe attecchito facilmente. Era fondamentale, prima di tutto, controllare questa striscia di territorio costiero che si apriva all'Atlantico: le zone portuali erano, infatti, facilmente raggiungibile da eresie ugonotte e anglicane. Altro problema era rappresentato dalla condivisione delle frontiere con il regno di Portogallo che ospitava i conversos espulsi dalla Penisola.
A questi due fenomeni d'influenza esterna si aggiungeva l'eccessiva distanza fra i territori di Galizia e il tribunale di Valladolid, già saturo di processi, e la morfologia delle zone del regno, poco praticabili e di difficile accesso a un controllo inquisitoriale esterno. Nasce, così, un tribunale che fin dai primi anni manifesta il suo carattere nepotista, giacché nelle mani di una oligarchia urbana. E' lo stesso Quijano de Mercado che, in seno alla Suprema, sottolinea la necessità di un inquisitore naturale del posto; questo requisito -imprescindibile- si sarebbe rivelato prezioso, a suo dire, per comprendere lo spirito degli autoctoni. Conoscenza del diritto, purezza di sangue e intransigenza morale avrebbero completato il profilo dell'inquisitore modello.
La prima notizia di attività inquisitoriale è dell'estate del 1574 quando, con l'arrivo di imbarcazioni inglesi ed europee, si fa concreto il pericolo protestante. Fra gli arrestati figura il nome di un mercante genovese, un certo Promontorio, di credo luterano, ritenuto tanto istruito in questioni di fede da poter arrecare danno alla gente d'animo semplice del posto.
Nonostante la quasi totale perdita di documenti che attestino l'attività del tribunale, quella di Santiago di Compostela è la sede giudiziaria che opera con meno ferocia in Spagna: in 140 anni di attività sono 17 le condanne a morte e i capi d'accusa più frequenti sono luteranesimo, cripto-giudaismo e pratiche superstiziose.
Bibliografia
- Jaime Contreras, El Santo Oficio de la Inquisición de Galicia. Poder, sociedad y cultura, Madrid, Akal editor, 1982.
Article written by Gaetano Antonio Vigna | Ereticopedia.org © 2015
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]