Richardot, François

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


François Richardot (Morey, 1507- Arras, 26 luglio 1574) è stato un ecclesiastico francese.

Appartenne all'ordine degli agostiniani eremitani e studiò filosofia e teologia alla Sorbona. Lasciato il suo ordine monastico, visse a Roma come prete secolare, trasferendosi quindi a Ferrara presso la corte estense. Maestro spirituale di Renata di Francia, sospettato di eterodossia, fu allontanato da Ferrara, insieme ad Ambroise Carcigny, per volontà del duca Ercole II. Protetto dalla famiglia Granvelle, nel 1554 fu nominato vescovo ausiliario di Besançon e vescovo titolare di Nicopoli in partibus; nel 1556 Antoine Perrenot de Granvelle lo nominò suo vicario nella diocesi di Arras. Nel 1558 redasse un sermone funebre per Carlo V che fu letto a Bruxelles di fronte a Filippo II. Nel 1561 succedette quindi al Granvelle come vescovo di Arras, incarico che tenne fino alla morte nel 1574.

François Richardot contribuì alla fondazione dell'Università di Douai (1562) e, nel contesto delle tensioni politiche e religiose che sconvolgevano i Paesi Bassi, si spese per una pacificazione generale, esponendosi tra l'altro perché fosse concessa la grazia al conte di Egmont, fatto giustiziare dal duca d'Alba nel 1568.

Bibliografia

  • Léon Duflot, François Richardot, évêque d'Arras, Sueur-Charruey Imprimeur-libraire-éditeur, Arras-Paris 1898.
  • Gustaaf Janssens, El sermón fúnebre predicado por Francois Richardot en Bruselas ante Felipe II con la ocasión de la muerte del emperador Carlos V, in Carlos V y la quiebra del humanismo político en Europa (1530-1558), a cura di José Martínez Millán, Sociedad Estatal para la conmemoración de los Centenarios de Felipe II y Carlos V, Madrid 2001, pp. 349-362.
  • Processo Morone2, vol. 1, p. 1069, nota 68.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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