Ortiz, Francisco

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
HOW TO CITE | EDITORIAL GUIDELINES | CODE OF CONDUCT | LIST OF ABREVIATIONS


Francisco Ortiz (Toledo, 1497 – post 1530) fu un francescano spagnolo, una delle figure più singolari emerse dal primo alumbradismo castigliano. Proveniente da una famiglia di conversos, entrò giovane nell’Ordine e si distinse presto come predicatore. La sua vicenda si colloca in quel punto di frizione tra il desiderio di interiorità evangelica e il sospetto di eterodossia che segnò un’intera generazione.

Nel 1523 incontrò a Valladolid Francisca Hernández, già nota come guida spirituale di un circolo di devoti. Da allora divenne il suo discepolo più fedele, al punto da sottomettersi al suo giudizio nell’interpretazione della Scrittura e nella scelta dei temi per i sermoni:contentReference[oaicite:1]{index=1}. Nel 1524, durante la quaresima, pronunciò davanti alla corte imperiale un sermone destinato a suscitare scandalo: affermò che Cristo era presente più perfettamente nell’anima del giusto che nel Santissimo Sacramento. Una tesi di forte impatto, che metteva in discussione la centralità del culto eucaristico e attirò immediatamente l’attenzione inquisitoriale.
La relazione con Francisca Hernández si tradusse in una corrispondenza intensa, continuata anche quando i superiori gli proibirono di frequentarla. Fu lei a convincerlo a rifiutare la nomina a predicatore imperiale nel 1526, segno di un’influenza che appariva ormai incontrollata. Quando nel 1529 la Hernández fu arrestata e condotta a Toledo, Ortiz reagì pubblicamente: il 7 aprile, nella chiesa di San Juan, pronunciò un sermone in cui denunciava duramente l’operato dell’Inquisizione. Pochi giorni dopo fu imprigionato.
Seguì un processo lungo e tormentato, protrattosi fino al 1532. Ortiz scrisse memoriali e lettere in difesa di Francisca, che rivelano l’intensità della sua devozione e l’ambiguità delle sue posizioni: il rifiuto delle esteriorità rituali, la convinzione che l’esperienza interiore bastasse a garantire la salvezza, l’idea di una mediazione diretta fra l’anima e Dio. Gli inquisitori lo accusarono non solo di eresia, ma anche di diffamazione del Santo Ufficio e dei suoi ministri.
Nel 1532, dopo tre anni di resistenza, Ortiz si piegò e ritrattò pubblicamente, riconoscendo di essere caduto in un’illusione. La sua parabola rimane emblematica: non tanto quella di un innovatore consapevole, quanto quella di un religioso sincero ma prigioniero di un’esperienza spirituale che oltrepassava i limiti dell’ortodossia. Per questo il suo processo è considerato uno dei più rivelatori della complessità del primo alumbradismo, dove ricerca mistica e sospetto ereticale si confondevano senza soluzione chiara.

Bibliografia

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2025

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

thumbnail?id=1_usu8DkYtjVJReospyXXSN9GsF3XV_bi&sz=w1000
The content of this website is licensed under Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) License