Spiera, Francesco

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Francesco Spiera (Cittadella, 1502 - Cittadella, 27 dicembre 1548) è stato un eretico italiano.

Biografia

Avvocato a Cittadella, si convertì alle nuove idee religiose frequentando il maestro di scuola Pietro Speciale. Fu arrestato nel novembre 1547 e trasferito a Venezia, dove condivise la cella con Baldo Lupatino di Albona. Riconobbe la propria eresia ed accettò di abiurare nella basilica di San Marco a Venezia il 26 giugno 1548, quindi nella chiesa maggiore di Cittadella il 1° luglio.

In seguito all’abiura egli si convinse di aver commesso peccato contro lo Spirito Santo e di essere condannato irrimediabilmente alla dannazione eterna. Subito cadde nella più profonda disperazione. Inutili furono il conforto dei teologi e le cure dei medici a Cittadella e a Padova. Lo Spiera si lasciò morire d'inedia. La morte lo colse nel suo letto a Cittadella il 27 dicembre 1548. La storia del suo tormentato caso di coscienza fece il giro d’Europa. Pier Paolo Vergerio, che tentò vanamente di confortare lo Spiera, rimase impressionato dalla sua vicenda: in seguito ad essa egli, così affermò, maturò la scelta di abbandonare definitivamente l’Italia ed abbracciare in modo chiaro e netto la fede protestante.

Bibliografia

  • Silvano Cavazza, Una vicenda europea. Vergerio e il caso Spiera, 1548-49 in Per Adriano Prosperi, vol. 1, La fede degli italiani, a cura di Guido Dall’Olio, Adelisa Malena, Pierroberto Scaramella, Edizioni della Normale, Pisa 2011, pp. 41-51.
  • Anne Jacobson Schutte, Pier Paolo Vergerio e la Riforma a Venezia, Roma 1988, pp. 363 sgg.
  • Adriano Prosperi, L’eresia del Libro Grande. Storia di Giorgio Siculo e della sua setta, Milano 2000, pp. 102 sgg.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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