Pucci, Francesco

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Francesco Pucci (Figline Valdarno, 1543 - Roma, 5 luglio 1597) è stato un teologo riformato, condannato a morte dall'Inquisizione romana.

Biografia

Francesco Pucci si trovava a Lione, forse ignaro del fatto che la città era la culla della comunità italiana riformata d’oltralpe, per commerciare quando nel 1570, in seguito ad un’eredità, ebbe l’occasione di realizzare il suo grande desiderio di abbandonare la mercatura per dedicarsi allo studio delle cose «celesti ed eterne». Si trasferì a Parigi per studiare teologia ma in seguito alla strage degli ugonotti nella notte di San Bartolomeo, il 23 agosto 1572, prese la decisione di aderire alla Riforma.
Pucci si trova a vivere nel pieno delle guerre di religione in Francia, in un periodo storico assai convulso per quanti fecero l’audace scelta di professare apertamente la propria adesione alla nuova confessione cristiana (siamo ormai lontani dal primo luteranesimo che, pur non considerandosi romano voleva restare pur tuttavia cattolico) o ai movimenti della riforma radicale.
Fu per questo che lasciò il continente per iscriversi all'Università di Oxford, dove ottenne il titolo di Magister artium nel 1574.
Attorno a questi anni il Pucci comincia a sviluppare una teologia speculativa propria, inerente agli studi che sempre più conquistano la sua vita di uomo intellettuale e spirituale: ad Oxford conobbe il lettore di greco John Rainolds e lo spagnolo Antonio del Corro, che con Cassiodoro de Reina e Cipriano de Valera erano stati influenzati dal pensiero di Erasmo fin dalla prima metà del secolo.
Nel 1575 il Pucci viene espulso dalla comunità calvinista francese alla quale aveva aderito nei primi mesi dell’anno, atto dovuto al suo sospetto pelagianesimo che lo perseguitava fin dai tempi di Oxford. Il teologo svizzero Grynaeus mise in luce almeno tre loci in cui il Pucci cadeva nell’errore, ovvero un’errata concezione del peccato originale, dell’eucaristia ma soprattutto la possibilità di profetizzare, elemento questo discriminante in molte comunità generate dalla pentecoste della riforma.
Emigrato a Basilea, dove prese dimora nel 1577 a casa di Leone Curione, figlio del più celebre Celio Secondo Curione, conobbe l’esule Francesco Betti e il libraio-tipografo Pietro Perna, ma soprattutto il riformatore senese Fausto Sozzini, con il quale mantenne i rapporti per via epistolare dopo l’espulsione dalla città elvetica e il suo ritorno in Inghilterra.
Il rapporto con il Sozzini diede a Francesco Pucci gli elementi per rafforzare le sue tesi pelagiane sulla naturale bontà dell’essere umano come opera dell’amore di Dio, tesi queste difese ed esposte per la comunità elvetica guidata da Nicolò Balbani, altra figura fondamentale per la storia delle comunità italiane riformate in Francia. Queste tesi però non convinsero il Sozzini, che rispose alle sue elucubrazioni con il trattato De stato primi hominis ante lapsum.
Nel tentativo di diventare voce autorevole nella formazione del dibattito teologico che, sempre più spesso, sfuggiva di mano agli stessi riformatori, emergeva la personalità del Pucci di appassionato ma forse un po’ troppo illuso utopista, perché non ancora svezzato dalla riottosità delle dispute teologiche cattoliche.
Questi aspetti sono evidenti nella Informatione della religione christiana (1579).
Nella sua opera successiva, la Forma d’una repubblica cattolica, stampata a Londra nel 1581, erigeva un apparato giustificatorio al nascondimento ma nello stesso tempo si augurava che fosse una provvisoria necessità per giungere ad una confessione cristiana universale in cui si privilegiassero i pochi elementi comuni piuttosto che le miriadi di particolarismi.
L’esule toscano, dopo un soggiorno in Polonia nel 1582 con Fausto Sozzini dove perse ogni speranza di identificarsi nelle correnti del protestantesimo ortodosso – il luteranesimo – e radicale, si spostò a Praga, dall’imperatore Rodolfo II, con l’astrologo inglese John Dee.
Deluso nelle sue aspettative si riconvertì al cattolicesimo, dedicando nel 1592 ad Ippolito Aldobrandini, cardinale che diverrà pontefice con il nome di Clemente VIII, il trattato De Christi servatoris efficacitate in omnibus et singulis hominibus, il quale descriveva una Chiesa sempre più ecumenica, con toni profetici e spiritualisti. Ciò non fu sufficiente per salvarlo dall’Inquisizione, che dopo averlo catturato ed incarcerato – e in quest’occasione ebbe modo di conoscere l’altrettanto utopico fra Tommaso Campanella e fra Giordano Bruno – venne decapitato e messo sul rogo il 5 luglio 1597, riconosciuto colpevole di eresia.

Bibliografia

Opere (edizioni moderne)

  • Lettere, documenti e testimonianze, a cura di L. Firpo e R. Piattoli, 2 voll., Olschki, Firenze 1955-59.
  • De praedestinatione, introduzione, testo, note e nota critica a cura di M. Biagioni, Olschki, Firenze 2000.

Studi su Francesco Pucci

  • É. Barnavi, M. Eliav-Feldon, Le périple de Francesco Pucci, Hachette, Paris 1988.
  • M. Biagioni, Francesco Pucci e l'Informatione della religione christiana, Claudiana, Roma 2011.
  • D. Cantimori, Eretici italiani del Cinquecento, a cura di Adriano Prosperi, Torino, Einaudi 1992.
  • C. Cantù, Gli eretici d'Italia, UTET, Torino 1866.
  • G. Caravale, Il profeta disarmato. L'eresia di Francesco Pucci nell'Europa del Cinquecento, Il Mulino, Bologna 2011.
  • S. Ferretto, 'Una chiesa rinnovata' e 'un popolo fatto tutto santo': la visione del Cristianesimo tra riflessione teologica e millenarismo in Francesco Pucci, in «Archivio storico italiano», 145/1, 2007, pp. 77-120.
  • L. Firpo, Francesco Pucci in Inghilterra, in Id., Scritti sulla Riforma in Italia, Prismi, Napoli 1996, pp. 53-65.
  • R. Lorenzetti, Una disputa di antropologia filosofica sul primo uomo. Francesco Pucci di fronte al naturalismo di Fausto Sozzini, I.S.U. Università cattolica, Milano 1995.
  • A. Rotondò, ll primo soggiorno in Inghilterra e i primi scritti teologici di Francesco Pucci, in Id., Studi di storia ereticale del Cinquecento, Olschki, Firenze 2008, vol. II, pp. 577-615.

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Article written by Vincenzo Vozza | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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