Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Emilia Catena è stata una donna perseguitata dall'Inquisizione per stregoneria a Venezia nel 1586.
Denunciata per sortilegi ad amorem, fu quindi incriminata per adorazione del diavolo e per abuso sacramentale. La donna sostenne di aver assunto tali comportamenti perché uscita di senno in seguito alla morte del figlio. Ammalatasi, riuscì anche a farsi scarcerare pagando una cauzione di 500 ducati, ma fu quindi incarcerata di nuovo e infine condannata ad essere pubblicamente fustigata, alla pubblica abiura come eretica e strega, ad essere esposta alla berlina come strega ("retinendam per horam in berlina publice cum mitria de pagina in capite et inscriptione litteris grossis per striga et herbera"), alla pubblica abiura come eretica e apostata e al bando dal territorio della Repubblica di Venezia per cinque anni. La fustigazione pubblica avvenne il 7 luglio 1586; la pubblica abiura il 16 luglio 1586. La durissima condanna fu condizionata dal fatto che, dopo la caccia alle streghe della Val Mesolcina, condotta dal cardinal Carlo Borromeo nel 1583, il clima era cambiato rispetto agli anni immediatamente precedenti, che avevano visto gli inquisitori veneziani essere decisamente più clementi nei casi di stregoneria, e donne come Emilia Catena e Santa schiavona (incriminata anch'essa nel 1586) furono tra le prime a farne le spese.
In seguito a una grazia, il bando fu ridotto ed Emilia poté rientrare con anticipo a Venezia, attirando nel 1589 nuovi sospetti, che però non si tradussero in una nuova dura persecuzione inquisitoriale contro di lei.
Bibliografia
- Marisa Milani, Il caso di Emilia Catena, meretrice, ‘striga et herbera’, in «Museum Patavinum», IV, 1985, pp. 75-97.
- Marisa Milani (a cura di), Streghe e diavoli nei processi del Sant’Uffizio (Venezia 1554-1587), Tassotti, Bassano del Grappa, 20062, pp. 155-189.
Article written by Daniele Santarelli & Domizia Weber | Ereticopedia.org © 2021
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]