Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
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Il rogo in effigie era una pena che poteva essere inflitta dall'Inquisizione a un imputato contumace. Essa consisteva nel rogo di un'immagine di quest'ultimo. Fu applicata sia dall'Inquisizione medievale sia delle tre Inquisizioni moderne (romana, spagnola e portoghese). Al rogo in effigie faceva seguito la confisca dei beni dell'imputato, quindi era una soluzione vantaggiosa per le finanze inquisitoriali. D'altro canto con un simile provvedimento il tribunale ammetteva il proprio fallimento nel rintracciare l'imputato e punirlo in persona (per questo il rogo in effigie fu adottato con frequenza non eccessiva).
Bibliografia
- Italo Mereu, Storia dell'intolleranza in Europa. Sospettare e punire: l'Inquisizione come modello di violenza legale, Bompiani, Milan 1988.
- William Monter, Effigie, in DSI, vol. 1, pp. 430–431.
- Giovanni Romeo, L’Inquisizione nell’Italia moderna, Laterza, Rome-Bari 2002.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]