Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Domenico Venier (Venezia, 25 dicembre 1517 - Venezia, 16 febbraio 1582) è stato un patrizio e letterato veneziano.
Fu membro del Senato ed era ben avviato alla carriera politica, quando nel 1549 cadde nell'infermità a causa di una grave forma di podagra, dedicandosi da allora in poi interamente all'attività intellettuale. Raccolse attorno a sé gli umanisti bembiani dopo la morte del maestro. Insieme a Federico Badoer fu fondatore e protettore dell'Accademia Veneziana o della Fama (nata nel 1558).
Raffinato poeta e traduttore di classici latini (Ovidio e Orazio), fu in relazione con i più importanti letterati del suo tempo.
Le sue Rime, che si diffusero manoscritte e furono pubblicate da Venier in vita in in varie antologie cinquecentesche, furono raccolte e pubblicate a stampa da Pierantonio Serassi, che ne fece un'edizione molto accurata nel 1751.
Nel 1576 l'Inquisizione veneziana avviò un'indagine contro di lui che egli, grazie alla sua influenza, riuscì a bloccare prima che sfociasse in un processo pubblico. Quattro anni dopo intervenne a favore di Veronica Franco, favorendo il suo proscioglimento da parte dell'Inquisizione.
Bibliografia
- Federica Ambrosini, Storie di patrizi e di eresia nella Venezia del ‘500, Franco Angeli, Milano 1999, pp. 208-211.
- Martha Feldman, The Academy of Domenico Venierm Music's Literary Muse in Mid-Cinquecento Venice, in "Renaissance Quarterly", 44/3, 1991, pp. 476-512.
- Alvise Zorzi, Cortigiana veneziana. Veronica Franco e i suoi poeti, Camunia, Milano 1986, pp. 57-90.
Testi on line
- Rime di Domenico Veniero senatore viniziano raccolte ora la prima volta ed illustrate dall'ab. Pierantonio Serassi, appresso Pietro Lancellotto (Venezia 1751)
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]