Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Diego Garcia de Trasmiera nasce nel 1604 a Valladolid. Nel 1625 si laurea in legge all’Università di Alcalà e nel 1627 inizia a esercitare la professione di fiscal presso il tribunale dell’Inquisizione di Valladolid, nello stesso periodo ottiene il titolo di Cavaliere di san Giacomo, del Collegio maggiore di Santa Cruz e canonico di Palencia. Nel 1632 viene nominato inquisitore di Valencia, ma nel 1634 il Consiglio della Suprema lo invia in Sicilia, dove resterà per più di vent’anni.
Durante il suo lungo mandato inquisitoriale, si trova a fronteggiare la violenta stagione di rivolte che nel 1647 investe l’intero regno di Sicilia. Nel maggio di quell’anno, la folla mette a ferro e fuoco la capitale, assaltando le carceri pubbliche della Vicaria e i palazzi dei ministri spagnoli. Trasmiera è presente in prima linea nelle strade della città per sedare la rivolta. Rischia persino un aggressione frontale da parte di un soldatillo italiano presso la Chiesa di Sant’Antonino, centro nevralgico della sommossa. Tuttavia, si guadagna un certo rispetto da parte degli ambienti rivoltosi, dato che l’ira popolare risparmia Palazzo Chiaromonte Steri, sede dell’Inquisizione e delle sue carceri.
Nel frangente della seconda rivolta, capitanata da Giuseppe d’Alessi nell’agosto 1647, l’Inquisitore mostra le sue doti come astuto mediatore politico: in contatto segreto con il viceré, partecipa ai numerosi incontri presso la Chiesa dei Teatini di Palermo dove, il capopopolo Alessi, i rappresentanti delle maestranze e i giurati della città discutono il nuovo assetto politico ed economico del regno. Approfittando del timore reverenziale che Alessi nutre nei suoi confronti, gli consiglia di inserire parenti nei posti chiave della nuova amministrazione, compromettendo in tal modo il favore popolare di cui gode.
Abile regista del fallimento di Alesi e del ripristino dell’ordine a Palermo, Trasmiera viene nominato ambasciatore in occasione dell’arrivo di don Juan d’Austria, inviato nell’isola nel 1648 per accertarsi della situazione politica ed economica del regno.
Durante il suo lungo mandato in Sicilia, si dedica alla stesura di opere di dottrina: Poligamia et poliviria, Panormi 1634; Stimulus fidei sive de obligatione develandi haereticos, Panormi 1642; Epitome de la Santa vida y relacion de la gloriosa muerte del venerabile Pedro de Arbués, Monreale 1647; Vita della venerabil madre Orsola Benincasa, Monreale 1648.
Nel 1654 viene nominato Inquisitore di Toledo e, l’anno successivo, entra a far parte del Consiglio di Navarra. Poco tempo dopo, probabilmente per le doti politiche e intellettuali e per le abilità dimostrate nella gestione della rivolta siciliana, Diego de Trasmiera entra a far parte del Consiglio della Suprema Inquisizione di Madrid. Nel 1660 viene nominato vescovo di Zamora, dove muore nel 1661.
Bibliografia
- Helmut Koenigsberger, The revolt of Palermo in 1647, in “The Cambridge Historical Journal”, 8/ 3, 1946, pp. 129-144.
- José de Rezabel y Ugarte, Biblioteca de los Escritores que han sido Individuos de los seis Colegios Mayores, Imprenta de Sancha, Madrid 1805, pp. 382-383.
- Manuel Rivero Rodríguez, Técnica de un golpe de Estado: el inquisidor Garcia de Trasmiera en la revuelta siciliana de 1624, in Francisco José Aranda Pérez, La declinaciόn de la Monarquìa Hispanica en el siglo XVII. Actas de la VIIª reuniόn científica de la Fundaciόn Española de Historia Moderna, Ediciones de la Universidad de Castilla-La Mancha, Cuenca 2004, pp. 129-153.
- Manuel Rivero Rodríguez, Garcia de Trasmiera, Diego, in DSI, vol. 2, pp. 643-644.
- Anna Siciliano, Sulla rivolta di Palermo del 1647, Edizioni Librarie Siciliane, Palermo 1990.
- Michele Schiavo, Del Tribunale della Santissima Inquisizione in Sicilia con memoria degl’Inquisitori del Santo Ufficio di Sicilia, Biblioteca Comunale di Palermo, manoscritto ai segni Qq D 47, f. 157.
Article written by Valeria La Motta | Ereticopedia.org © 2016
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]